Anno A 27° Domenica del Tempo Ordinario

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Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Oggi il Signore ci ricorda che noi siamo la sua vigna. Lui ci ha innestati in Gesù affinché potessimo portare buoni frutti. Per questo Egli ci ha posti su un terreno buono e ci ha protetti; ci ha circondato d’amore e ci ha fornito anche una buona strumentazione perché dalla nostra testimonianza di vita potesse essere visibile la vita buona che porta gioia e felicità in ogni cuore.

A rovinare il lavoro del Signore sono arrivati dei malvagi che gelosi hanno cercato e cercano costantemente di ostacolare le nostre buone intenzioni e che ci suggeriscono sempre azioni cattive e sono pronti a spegnere ogni entusiasmo che prova ad indirizzare le nostre scelte.

Questi operatori di ingiustizia cercano di  rendere la nostra vita opaca, grigia e incolore. Così facendo tendono ad impadronirsi delle nostre esistenze che, invece, ci sono state donate per vivere la gioia e non la tristezza.

Siamo nati per amore e, invece, buttiamo la nostra vita nella ricerca di noi stessi e della nostra affermazione personale; siamo stati creati per lodare il Signore e, invece, abbiamo messo al centro di tutto noi stessi.

Il Signore, però, non si rassegna e continua a mandare i suoi messaggeri che bussano al nostro cuore. Non contento ha mandato suo Figlio Gesù ma con le nostre scelte di vita lo abbiamo ucciso e continuiamo a farlo credendo di poterci impossessare della creazione. Siamo degli illusi.

I risultati di questo comportamento sono sotto gli occhi di tutti: sofferenza, dolore, miseria, tragedie umane e spirituali, degrado morale e povertà materiale.

Il male sparso produce così i suoi effetti, rendendo le nostre esistenze cariche di negatività che finiscono per ucciderci dentro facendo morire quel seme d’amore che, invece, se coltivato lo avrebbe potuto rendere un inno di lode al Signore.

Siamo sempre in tempo, però, a rispondere positivamente alla chiamata di Dio. E’ sempre possibile, infatti, far germogliare quel seme d’amore per farlo crescere e spingerci a fare il bene verso gli altri mostrando i buoni frutti che possono derivare dalla pratica positiva dei valori più autentici dell’uomo. Valori con i quali toccare la vita concreta delle persone.

I frutti che il Signore si attende da ciascuno di noi sono quelli che scaturiscono da un cuore che conosce il bene e che prova gioia nel donarsi agli altri procurando la felicità di chi incontriamo nel nostro viaggio. Questi sono i frutti che il Signore gradisce e si aspetta.

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