La Chiesa indica il turismo per un nuovo sviluppo comunitario

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“La nozione di ‘sviluppo comunitario’ è strettamente legata ad un concetto più ampio che è parte della dottrina sociale della Chiesa, quello cioè di ‘sviluppo umano integrale’, a partire dal quale leggiamo e interpretiamo il primo. A questo riguardo sono illuminanti le parole di papa Paolo VI, che nell’enciclica ‘Populorum progressio’ affermava che ‘lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo’.

Come può il turismo contribuire a questo sviluppo? Per rispondere a questa domanda, lo sviluppo umano integrale e, di conseguenza, lo sviluppo comunitario nel campo del turismo devono essere diretti al conseguimento di un progresso equilibrato che sia sostenibile e rispettoso di tre ambiti: economico, sociale e ambientale, intendendo con ciò tanto la sfera ecologica quanto il contesto culturale”: così inizia il messaggio per la giornata mondiale del turismo, che si celebra oggi, del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

L’Organizzazione Mondiale del Turismo sottolinea che il turismo deve essere un’attività benefica per le comunità di destinazione, perché è un motore fondamentale per lo sviluppo economico; infatti contribuisce all’aumento del PIL tra il 3% e il 5% a livello mondiale, all’impiego con il 7% e l’8% dei posti di lavoro ed alle esportazioni con il 30% delle esportazioni mondiali di servizi. Al direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI, mons. Mario Lusek, abbiamo chiesto di spiegarci come può il turismo contribuire allo sviluppo comunitario?

“Rispondo con un’altra domanda: quale turismo e quale turista contribuisce allo sviluppo delle comunità che si visitano? La parla chiave nel rispondere è consapevole: il turista ‘consapevole’ è infatti un turista esigente ed esperto che vuole immergersi totalmente nei luoghi che incontra. Il turista ‘consapevole’ non è un semplice consumatore. Non compra un prodotto. Sceglie un ‘luogo’.

E la scelta del ‘luogo’, opposto radicalmente al concetto di ‘non luogo’ ben illustrato da Marc Augè, si basa sull’identità, la storia, gli stili di vita, le relazioni del territorio che poi sono essenziali per la promozione e lo sviluppo locali. Di conseguenza gli elementi promozionali sono più ‘emozionali’ che ‘strutturali’: l’autenticità del luogo, lo stile dell’accoglienza che diventa un fatto ‘comunitario’ in cui protagonista è la ‘comunità ospitante’: un ‘marketing comunitario’ che non delega al ‘mercato’ la qualità dell’offerta”.

Il turismo può essere motore di sviluppo ‘creativo’?
“Sì, sviluppando nuove forme di turismo. Proprio sul versante ecclesiale stiamo elaborando un pensiero e una azione pastorale che mettono al centro concetti come il ‘turismo di comunità’ e il ‘turismo di cooperazione’, ma anche ‘vie’ di fruizione dell’esperienza turistica: la ‘via della bellezza’, la ‘via della minorità’, che conducono a riscoprire poi anche una nuova forma di fare vacanza, il camminare, che apre appunto alla terza via, ‘via della strada’, che inevitabilmente conduce da turista a farsi ‘pellegrino’: di qui la riscoperta di antichi sentieri e nuovi cammini che creano attenzione e aumentano e qualificano i flussi dei visitatori”.

Come si coniuga turismo e salvaguardia dell’ambiente?
“Qui la parola chiave è ‘sostenibilità’. Anche per il turismo vige la regola dell’equilibrio delle tre E: ecologia, economia, equità. Infatti c’è un turismo che può essere nemico dell’ambiente e un turismo definito ‘leggero’ che al contrario può diventare una sorta di ‘agenzia mondiale di protezione della natura’. E’ un turismo questo che ha come principio cardine quello di integrare e soddisfare i diversi bisogni del viaggiatore( economici, sociali, culturali, estetici) preservando e tutelando l’integrità, l’equilibrio, la struttura dei territori puntando sul miglioramento della qualità della vita: i criteri di ogni viaggio devono basarsi su modelli di produzione e consumo possibili riconoscendo e valorizzando l’identità, la cultura, gli interessi delle popolazioni locali”.

Quali possono essere i benefici di un turismo a favore dello ‘sviluppo comunitario’?
“Sicuramente non sono solo di natura economica: il tempo di crisi ci spinge ad individuare nuove risorse e nuove possibilità e il turismo le offre. Ci sono altri ‘arricchimenti’ che il turismo promuove( quello culturale, relazione, educativo) e altre ‘promozioni’ risultano efficaci (la promozione dell’incontro, del dialogo, della tolleranza, del rispetto reciproco, dell’integrazione) nonché altri ‘servizi’ da promuovere o meglio ‘esperienze’: il turista cerca eventi indimenticabili, memorabili e li trova in attività coinvolgenti che lo fa immergere nella vita della comunità locale non più da cliente ma da ospite”.

Perchè la Chiesa si occupa di turismo?
“Gli sta a cuore l’uomo. E tutto quello che riguarda l’uomo è oggetto dell’attenzione della Chiesa. Guarda all’uomo ludens, che si di-verte, che gioca (anzi qualcuno ha scritto che l’uomo è veramente uomo quando gioca), all’uomo viator, nomade, che viaggia, che si fa pellegrino e crede che possa ‘avere di più per essere di più’, per diventare più uomo. Il Vangelo è per aiutare l’uomo ad essere veramente uomo. Il Vangelo è la verità globale dell’uomo: ‘Chi segue Cristo l’uomo perfetto diviene lui pure più uomo’ (GS 42).

La Pastorale del turismo quindi, oltre a ‘capire il turismo’ e discernere in esso ciò che giova all’uomo, educa al turismo, all’arte di viaggiare, a dare senso al viaggio per una fruizione degna dell’uomo e del cristiano; accoglie chi fa turismo sia nel tempo ordinario del lavoro che nel tempo straordinario della vacanza trovando modalità e strumenti idonei; fa proposte radicate nel territorio partecipando al variegato mondo turistico; privilegia l’evangelizzazione con adeguate forme di presenza, testimonianza e di diaconia.

E agisce anche in maniera innovativa: stiamo ad esempio lavorando alla realizzazione di un sistema di turismo religioso denominato ‘Parco culturale ecclesiale’. Di fronte al crescente sviluppo di spazi anonimi definiti non-luoghi (centri commerciali, villaggi outlet, luoghi di transito, etc.) nel Parco Ecclesiale si rendono possibili le relazioni, il dialogo, l’incontro, la ricerca. Qui i nomadi del nostro tempo, i turisti, possono trovare accoglienza e il senso di appartenenza e l’identità delle comunità locali ne uscirebbe altresì rafforzato. Il parco valorizza molto le comunità e ne promuove uno sviluppo integrale e non solo economico.

Si tratta infatti di un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata, il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, recettivo di una o più Chiese locali. Azione particolarmente importante per una fruizione turistica, promozionale e pastorale. E per una vacanza di qualità”.

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