Il Precetto operativo
Il giardino della Risurrezione
Il dono che i discepoli hanno ricevuto è innestato nel comando originario per la Chiesa di tutti i tempi all’interno di ogni cultura: esso ha il suo inizio alla luce del mattino di Pasqua.
Nella tomba vuota c’è:
– Cristo risorto nello Spirito, in veste bianca regale e sacerdotale, vittorioso e sfolgorante di splendore divino.
– La Parola fondante: È risorto! Parola madre e fondamento di tutte le altre parole vivificanti e divinizzanti.
– Il precetto operativo espresso con tre imperativi: Andate in tutto il mondo: la missione. Annunziate che Cristo è risorto: tema della missione della Chiesa di tutti i tempi e in tutti i luoghi. Fate il memoriale: tutti gli eventi della salvezza saranno riattualizzati nella celebrazione della Divina Liturgia.
Questo è il dono della missione che Cristo ha ricevuto dal Padre. Questo è il dono che Cristo risorto trasmette agli apostoli e, per essi, a tutta la Chiesa perché sia tutta missionaria, perché annunzi, testimoni e offra la salvezza a tutte le genti. Tutto è dono! Tutto è grazia! Perché tutto è amore! Per questo ci fa essere grati, profondamente grati, alla Trinità beata per lo Spirito di grazia che ha riversato in pienezza d’amore nella sua amata Chiesa.
Tutti i doni di grazia ricevuti, all’interno delle misteriose vie che Dio ci traccia, ci abilitano a essere annunziatori del Vangelo di Cristo! Questo è il compito e la missione di ogni battezzato.
Non abbiamo ricevuto i sacramenti dell’iniziazione per essere venditori di una mercanzia che costituisce un qualsiasi mestiere, ma per essere appassionati testimoni e vibranti annunziatori di Cristo risorto: unica Verità che è la sola Via che conduce alla Vita.
Non siamo stati battezzati per essere informatori distaccati e burocrati formali del Vangelo, ciarlatani astratti e distratti dalle tante speculazioni umane. Sulle vie tracciate dalla Provvidenza, siamo cristiani per essere testimoni credibili di una fede trasparente e profonda, di un credere non deturpato da pietismi superficiali o da equivoche religiosità, apparentemente gratificanti e, perciò, pericolosamente devianti e falsificanti. La vera fedeltà d’amore comporta sempre l’appassionata fedeltà dell’annunzio attraverso lo stile di una vita impregnata di vangelo. Il cristiano è per sua natura “Vangelo vivente”.
L’annunzio è inscindibilmente legato alla santificazione: Chi crederà: annunzio, e sarà battezzato: sacramento; sarà salvo: santificazione (Mc 16,16). Dio non si rivela soltanto per dirsi, ma anche per donarsi. Il sacramento non è oggetto da guardare o da svendere. Il sacramento è il Verbo che si fa Carne e Cibo di Vita per renderci suo Corpo.
La mistica vigna in fiore
Ciò che oggi preoccupa, osservando la società, non è tanto la confusione tra utile e futile, tra umano e antiumano, quanto piuttosto la mancanza di capacità critica, il rifiuto di fare oculate scelte personali. Viviamo nell’epoca dell’imitazione, della scimmiottatura, della superficialità, del lasciarsi andare. Eppure, viviamo nella cosiddetta cultura antropocentrica e tecnica: si grida alla conquista dello spazio, alla bioingegneria, al relativismo fisico e morale. E l’uomo di oggi ne è sedotto e appagato. Qualcuno afferma che, dopo Auschwitz e Hiroshima, l’uomo ha ucciso se stesso, la sua parola, il suo valore profondo. In verità, l’uomo uccide se stesso quando perde la trasfigurante realtà di quell’essere immagine e somiglianza del suo Creatore, redenta e trasfigurata dal suo Redentore.
Oggi, purtroppo, la cultura del “rispetto” si è deformata in sottocultura del “sospetto”. Questa falsa cultura è lo stravolgimento dell’antico bisogno dell’uomo di calarsi nel profondo “io” personale per conoscersi e capirsi. Sant’Agostino dice che «in interiore homine habitat veritas». Anche Tertulliano aveva già affermato che l’anima è naturalmente cristiana. Gesù, nel Vangelo, ci assicura che solo Dio guarda nel profondo del cuore umano. Dio Padre in Cristo Gesù chiama e non si stanca mai di bussare al cuore dell’uomo.
Oggi c’è il pericolo di sostituire l’annuncio gioioso e glorioso della Verità con la denuncia pessimistica del male. È missione-dovere della Chiesa evangelizzare per educare a superare la cultura del sospetto con la cultura dell’amore e del rispetto, annunciando al mondo che solo l’innesto di Dio nella storia può salvare il mondo.
Il mondo si salverà non con la denunzia e il sospetto che distruggono la comunione di carità, ma con la civiltà dell’amore che fa vivere la fraternità umana e cristiana. Solo Cristo è il cuore della cultura e della civiltà dell’amore. Il Vangelo è scritto nel cuore dell’uomo e ha bisogno della mente e delle mani dello stesso uomo perché sia vissuto nella storia all’interno di tutte le civiltà. La civiltà dell’amore stava tanto a cuore di Paolo VI ed egli affermava: «La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio». Questa evangelizzazione ha respiro universale perché «la cultura di ogni popolo è sacra e degna di rispetto». Ogni cultura però ha il dovere sacrosanto di interpretare e rispettare l’integrità della persona umana.
Andate… annunziate… fate il memoriale: al mattino di Pasqua, nel giardino della risurrezione, siamo stati chiamati a essere operai della “mistica vigna” del Signore. Nell’intimità del nostro essere e negli spazi aperti della Chiesa universale, testimoni veri ed entusiasti del Risorto e, nella gioia e nella bellezza d’amore, la fragrante e feconda “vigna in fiore”.