Papa Francesco: un buon esegeta deve avere una vita ricca di fede
“Per parlare agli uomini e alle donne, fin dal tempo dell’Antico Testamento, Dio ha sfruttato tutte le possibilità del linguaggio umano, ma nello stesso tempo ha dovuto sottomettere la sua Parola a tutti i condizionamenti di questo linguaggio.” Il Papa lo ha detto alla Associazione Biblica Italiana ricevuto in udienza al termine della Settimana Biblica Nazionale in occasione del 50° anniversario della Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II.
“ La fede- ha detto il Papa- per rispondere, per non essere soffocata, dev’essere nutrita costantemente dalla Parola di Dio.” Il Papa ha spiegato che il “vero rispetto per la Scrittura ispirata esige che si compiano tutti gli sforzi necessari perché si possa cogliere bene il suo significato. Certo, non è possibile che ogni cristiano faccia personalmente le ricerche di ogni tipo che consentano di meglio comprendere i testi biblici. Questo compito è affidato agli esegeti, responsabili, in questo settore, del bene di tutti.”
Per questo gli esegeti devono essere ben preparati anche con una vita spirituale fervida, ricca di dialogo con il Signore; “altrimenti la ricerca esegetica resta incompleta, perde di vista il suo obiettivo principale.”
E il Papa ha concluso citando il documento conciliare: “L’esegesi cattolica non ha il diritto di somigliare a un corso d’acqua che si perde nelle sabbie di un’analisi ipercritica”. Questo significa che “oltre alla competenza accademica, all’esegeta cattolico è richiesta anche e soprattutto la fede, ricevuta e condivisa con tutto il popolo credente, che nella sua totalità non può sbagliare.” Poi un riferimento a Maria che “ci insegna ad accogliere pienamente la Parola di Dio, non solo attraverso la ricerca intellettuale, ma in tutta la nostra vita.”