Il papa ai politici: dal dialogo tra fede e ragione il vero bene comune
Una riflessione sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico. Questo il contenuto del discorso che il papa ha rivolto ai rappresentanti della società civile riuniti nella millenaria Westminster Hall. Il salone senza pilastri più grande del mondo, il salone dove la giustizia dei re d’ Inghilterra aveva il suo corso, dove nel 1535 fu condannato a morte Tommaso Moro per aver scelto di “servire Dio per primo”. Solenne l’ atmosfera sottolineata dal suono delle trombe e dell’ orchestra e dall’ allestimento del palco al centro dello scalone d’ onore con alla spalle una spettacolare vetrata. In una nazione dove si può dire sia stata inventata la concezione di democrazia moderna, la dottrina sociale cattolica trova un terreno comune di promozione , ha detto il papa. Ma le questioni di fondo del processo di Tommaso Moro sono ancora al centro del dibattito moderno, spiega il papa.
“Quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza.”
Ecco la sfida della democrazia e della economia come dimostra la crisi globale recente: le soluzioni pragmatiche a breve termine non servono e ogni decisione economica ha una conseguenza morale. E “nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto aggio, che nessun governo può permettersi di ignorare.” Il papa porta ad esempio la abolizione del commercio degli schiavi. “Dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? “ Domanda il papa. Per i cattolici le norme del retto agire sono “accessibili alla ragione” e “ il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi.”
Un ruolo di “correzione”che non è sempre bene accolto, dice Benedetto anche per colpa di “forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo”. Insomma la “correzione” tra ragione e religione è “ un processo che funziona nel doppio senso. La preoccupazione del papa quindi è la evidente marginalizzazione del cristianesimo. “Vi sono, dice, alcuni che sostengono che la voce della religione nandrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza”. Segnali inquietanti della incapacità di rispettare “il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica.” Quello del papa è così un invito ai responsabili della cosa pubblica A cercare il dialogo e la cooperazione in diversi campi. Dalla pace ai diritti umani, allo sviluppo, alla lotta alla povertà, perché “quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve” .
Una cooperazione che deve continuare e svilupparsi e perché sia possibile “le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa.” E Benedetto ha concluso con uno pensiero agli “angeli che ci guardano dalla magnifica volta di questa antica Sala ci ricordano la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato. Essi ci ricordano che Dio vigila costantemente su di noi, per guidarci e proteggerci. Ed essi ci chiamano a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della nazione.” Subito prima il papa aveva incontrato il primate anglicano e i vertici delle Chiese Scozzese, Gallese e Inglese nel Lambeth Palace . “Non è mia intenzione parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare.” Ha detto il papa nel suo discorso ufficiale, “vorrei piuttosto rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi 40 anni trascorsi da quando la Commissione internazionale anglo-cattolica ha cominciato i propri lavori.” Anni che segnaonouna grande differenza di situazione: “Da una parte la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni.”
Da parte sua l’ arcivescovo di Canterbury ha sottolineato che occorre lavorare insieme, cattolici e anglicani, in nome del “vero umanesimo”, del “comune e appassionato impegno per la dignità di ogni essere umano, dall’inizio alla fine della vita”, resistendo a chi “minaccia di soffocare o negare il posto del trascendente nelle vicende umane” ed ha aggiunto: “Forse non riusciremo a superare gli ultimi ostacoli che impediscono una piena e restaurata comunione, ma nessun ostacolo potrà mai frapporsi alla nostra ricerca” dell’unità. Il papa è stato poi ricevuto privatamente nella casa dell’ arcivescovo e della signora Williams per un colloquio di mezzora. E’ la prima volta nella storia che un Papa rende visita ad un arcivescovo di Canterbury nella sua residenza ufficiale di Londra, al Lambeth Palace.
La serata si è conclusa con la evening prayer, comune nella Wesminter Abbey sede tradizionale delle incoronazioni e sepolture dei monarchi dal 1066. Anglicana dal 1534, l’ anno dell’ Atto di Supremazia, lo scisma di Enrico VIII, è ricca di monumenti e memorie ed è il cuore della confessione anglicana. All’ ingresso il papa ha reso omaggio alla tomba del milite ignoto. Vengo come pellegrino sulla tomba di Sant’ Edoardo il confessore, ha detto il papa, un questa abazia dedicata a San Pietro. E ricordando il centenario “del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo” ha aggiunto : “dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione.
Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo sfidati a proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano.” Ed ha spiegato che “l’unità della Chiesa non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo.” Ed ha concluso: “La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo.” Le letture dalla liturgia e la benedizione finale congiunta hanno sottolineato il grande valore ecumenico della preghiera accompganta dal coro di voci bianche.
Il papa ha poi fatto rientro in nunziatura , mentre presso la Lancaster House si svolge una cena di lavoro offerta dal Governo inglese tra i rappresentanti del Vaticano e della Chiesa cattolica per discutere su temi comuni come la educazione,l’ ambiente , la lotta alla povertà, lo sviluppo. Domani il papa inizia la giornata con gli incontri nel palazzo arcivescovile di Londra con il primo ministro e i leader del parlamento e dell’ opposizione.