Papa: a Torino per parlare del “comandamento nuovo”

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E’ l’incontro con la città, con la Torino delle fabbriche e dei santi, quello che apre la giornata del papa nel capoluogo piemontese. Una giornata grigia dove il sole è la gente, quasi 30 mila persone che si stringe attorno al papa. Dal sindaco, Sergio Chiamparino, che ringrazia il papa per la concessione della ostensione della Sindone, fino ai tanti che ascoltano la grande orchestra. Nella mirabile e raccolta piazza San Carlo il cardinale Poletto Parla di Torino come “una città stupenda e complessa”, e il papa nella sua omelia risponede con una meditazione sul tempo di Pasqua, sulla Passione, sull’ insegnamento che viene dalla contemplazione della Sindone.

 “Gesù parla di un “comandamento nuovo”. Ma qual è la sua novità? Già nell’Antico Testamento Dio aveva dato il comando dell’amore; ora, però, questo comandamento è diventato nuovo, in quanto Gesù vi apporta un’aggiunta molto importante: «Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri». Ciò che è nuovo è proprio questo “amare come Gesù ha amato”. L’Antico Testamento non presentava nessun modello di amore, ma formulava soltanto il precetto di amare. Gesù invece ci ha dato se stesso come modello e fonte di amore. Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore.” Benedetto ripercorre la storia santa di Torino ma ricorda che “con le nostre sole forze siamo deboli e limitati. C’è sempre in noi una resistenza all’amore e nella nostra esistenza ci sono tante difficoltà che provocano divisioni, risentimenti e rancori. Ma il Signore ci ha promesso di essere presente nella nostra vita, rendendoci capaci di questo amore generoso e totale, che sa vincere tutti gli ostacoli. Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo.

Amare gli altri come Gesù ci ha amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore.” L’invito è chiaro: “ri-centrate la vostra esistenza sull’essenziale del Vangelo” e del resto il papa sa che “la vita cristiana, cari fratelli e sorelle, non è facile; so che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani. “E’ stato l’amore universale di Cristo risorto a spingere gli apostoli ad uscire da se stessi, a diffondere la parola di Dio, a spendersi senza riserve per gli altri, con coraggio, gioia e serenità. Il Risorto possiede una forza di amore che supera ogni limite, non si ferma davanti ad alcun ostacolo.” E così il papa chiede a famiglia, università, politici, amministratori di perseguire il bene comune e di costruire una “civiltà dell’ amore”. Un amore che si legge nel volto della Sindone: “Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.”

 La Resurrezione è “l’inizio di tutta una serie di “cose nuove”, a cui partecipiamo anche noi. “Cose nuove” sono un mondo pieno di gioia, in cui non ci sono più sofferenze e sopraffazioni, non c’è più rancore e odio, ma soltanto l’amore che viene da Dio e che trasforma tutto.” Prima di lasciare la piazza il papa ha recitato il Regina Coeli affidando a Maria la città di Torino: “Veglia, o Maria, sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano “sale e luce” in mezzo alla società.” Una preghiera a Maria che ha visto Gesù, appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. “Dentro di lei si è impressa l’immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria”. dopo la mezza il papa ha pranzato in Arcivescovado con i Vescovi del Piemonte. Alle ore 16.15, prima di lasciare l’Arcivescovado, il Santo Padre saluta gli organizzatori della Visita.

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