Si infiamma la guerra tra Ucraina e Russia
Giovedì 18 luglio un Boeing 777-200ER di linea della compagnia Malaysia Airlines è precipitato vicino al confine tra Ucraina e Russia. A bordo c’erano 298 passeggeri: tutti sono rimasti uccisi, tra cui 80 bambini. Finora sono state recuperate 196 salme, tra molte difficoltà. E per consentire di fare luce su quanto accaduto gli Stati Uniti hanno fatto un appello per un ‘cessate il fuoco immediato’ in Ucraina.
Immediatamente dopo la notizia dell’aereo abbattuto è iniziato un serrato scambio di accuse tra Kiev e i separatisti-filorussi. Secondo una fonte del ministero della difesa ucraina, i separatisti avrebbero colpito per errore l’aereo della Malaysia Airlines nel tentativo di centrare un aereo da trasporto ucraino che gli era stato segnalato dalle forze di difesa anti aerea russe.
Non lontano era in volo un Iliushin 76, con viveri per soldati di Kiev. Ma i separatisti filorussi negano il loro coinvolgimento affermando di non essere in possesso di strumenti di difesa anti-aerea in grado di colpire obiettivi a un’altezza di 10.000 metri. Amnesty International ha sollecitato un’indagine immediata, imparziale e condotta in modo efficace sulla morte di quasi 300 persone a bordo di un aereo passeggeri della Malaysia Airlines.
Inoltre Amnesty International ha raccolto prove chiare e convincenti di pestaggi selvaggi e altre torture inflitte ad attivisti, manifestanti e giornalisti nell’Ucraina orientale negli ultimi tre mesi: “Con centinaia di rapiti negli ultimi tre mesi, è giunto il momento di fare il punto su quanto è successo, e fermare questa pratica aberrante in corso”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale. Non esistono dati completi o affidabili sul numero di rapimenti, ma il ministero dell’Interno ucraino ha riferito circa 500 casi tra aprile e giugno 2014.
La missione delle Nazioni Unite di monitoraggio dei diritti umani per l’Ucraina ha registrato 222 casi di rapimenti negli ultimi tre mesi. Amnesty International ha incontrato anche vari gruppi di auto-aiuto ad hoc che hanno raccolto dettagli sul numero crescente di rapimenti. Al gruppo di ricerca è stato fornita una lista di oltre 100 civili che sono stati fatti prigionieri. Nella maggior parte dei casi sono emerse accuse di tortura. I rapimenti hanno avuto luogo in tutta l’Ucraina orientale, nelle regioni di Donetsk e Luhansk.
Tra coloro che sono stati presi di mira figurano non solo la polizia, le forze armate e funzionari locali, ma anche giornalisti, politici, attivisti, membri delle commissioni elettorali e uomini d’affari. Mentre la stragrande maggioranza delle accuse di rapimento e tortura è mossa contro i gruppi di separatisti pro-russi, anche le forze pro-Kiev, inclusi i gruppi di autodifesa, sono state implicate nel maltrattamento dei prigionieri. Il gruppo di ricerca di Amnesty International ha viaggiato da Kiev al porto sud-orientale di Mariupol che è passato sotto diverso controllo due volte negli ultimi due mesi.
Anche papa Francesco, in un telegramma, ha espresso la sua preghiera, ribadita nell’Angelus domenicale, per “le numerose vittime dell’incidente e per i loro familiari, rinnovando alle parti in conflitto l’accorato appello per la pace e per un impegno a trovare soluzioni di dialogo, al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane innocenti”.
E nei giorni precedenti al disastro aereo la Conferenza dei vescovi della Chiesa romano-cattolica dell’Ucraina era intervenuta per esprimere la propria ‘indicibile tristezza’ per le operazioni militari in corso nella parte orientale dell’Ucraina, “che portano via altre vite umane, specialmente giovani…
A nome del clero e dei laici della Chiesa cattolica in Ucraina esprimiamo le condoglianze ai parenti e agli amici delle vittime di Zelenopillia e di altre località… Nel dolore ci inginocchiamo davanti a coloro che hanno dato la loro vita in difesa della patria”, affermano i vescovi. Dio anche nelle situazioni più complesse e imprevedibili è in grado di fare il nostro bene… Preghiamo attraverso la Madre della pace e della riconciliazione per la cessazione delle ostilità in Ucraina e ovunque vi siano contese che vengono risolte con mezzi militari”.
I membri del sinodo permanente dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno inviato ai fedeli un documento, nel quale si chiede la pace per questa terra: “Di fronte a ostacoli di ogni genere milioni di ucraini hanno dimostrato pacificamente, forgiando una sempre più forte solidarietà interetnica, interconfessionale e interculturale.
L’Ucraina è casa di gruppi di persone e di religioni che coesistono pacificamente. La sua società civile rinnovata difende il proprio Paese e il bene comune. Insieme i cittadini ucraini esprimono il loro ‘no’ alla tirannia, all’illegalità, alla violenza e all’irresponsabilità, personale e sociale, locale e internazionale”.
Infine dall’Italia arriva anche l’appello di padre Alex Zanotelli: “Non possiamo accettare alcuna soluzione militare alla crisi ucraina né da parte della Russia, né della NATO. Ci appelliamo alla diplomazia internazionale e a tutti gli uomini e donne di buona volontà a sbrogliare la matassa. Noi solidarizziamo con il popolo ucraino perché trovi la strada per uscire da questa tragica situazione.
Per quanto è nelle nostre possibilità, da sperimentatori di percorsi di nonviolenza, ci organizzeremo per facilitare mediazioni tra gli attori in conflitto, specialmente a livello del dialogo di base. L’Ucraina ha bisogno di ritrovare la coesione sociale e la pace. Noi crediamo in un’Ucraina indipendente e sovrana, che stia in buoni rapporti con i russi come con gli europei, contribuendo così alla pace e sicurezza di tutto il mondo. E’ una questione vitale per il vecchio continente”.