Santa Sede: ‘I benefici del turismo siano destinati a tutti’
Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha reso pubblico stamane il Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo in calendario il prossimo 27 settembre e incentrata sul tema “Turismo e sviluppo comunitario”.
Tale nozione – afferma il Pontificio Consiglio – ‘è strettamente legata allo sviluppo umano integrale. Come può il turismo contribuire a questo sviluppo? Per rispondere a questa domanda, lo sviluppo umano integrale e, di conseguenza, lo sviluppo comunitario nel campo del turismo devono essere diretti al conseguimento di un progresso equilibrato che sia sostenibile e rispettoso di tre ambiti: economico, sociale e ambientale, intendendo con ciò tanto la sfera ecologica quanto il contesto culturale’.
‘Il turismo – si legge nel messaggio – è un motore fondamentale di sviluppo economico e si evidenzia come una delle opzioni più attuabili e sostenibili per ridurre il livello di povertà delle aree più arretrate. Se adeguatamente sviluppato, esso può essere uno strumento prezioso di progresso, di creazione di posti di lavoro, di sviluppo di infrastrutture e di crescita economica’.
Il turismo è anche leva contro la disoccupazione poiché è ‘uno dei settori con più capacità di generare un tipo di impiego creativo e diversificato, del quale con maggiore facilità possono beneficiare i gruppi più svantaggiati, di cui fanno parte donne, giovani e alcune minoranze etniche’.
Il beneficio economico derivante dal turismo deve raggiungere ogni settore della società in cui nasce e deve avere ‘impatto diretto sulle famiglie e, al tempo stesso, ci si deve avvalere al massimo delle risorse umane locali fuggendo da una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale. Nessuno, infatti, può costruire la propria prosperità a spese degli altri’.
I benefici tuttavia non devono essere solo economici. Si deve puntare su altro, come ‘l’arricchimento culturale, l’opportunità di incontro umano, la costruzione di beni relazionali, la promozione del rispetto reciproco e della tolleranza, la collaborazione tra enti pubblici e privati, il potenziamento del tessuto sociale e associativo, il miglioramento delle condizioni sociali della comunità, lo stimolo ad uno sviluppo economico e sociale sostenibile e la promozione della formazione lavorativa dei giovani’.
Il Pontificio Consiglio rimarca la condizione che ‘protagonista principale’ dello sviluppo turistico ‘sia la comunità locale. È importante creare opportune strutture di partecipazione e coordinamento, favorendo il dialogo, assumendo impegni, integrando gli sforzi e determinando obiettivi comuni e soluzioni basate sul consenso. Non si tratta di fare qualcosa per la comunità, bensì con la comunità. Occorre promuovere un turismo che si sviluppi in armonia con la comunità che accoglie, con l’ambiente, con le sue forme tradizionali e culturali, con il suo patrimonio e i suoi stili di vita. E, in questo incontro rispettoso, la popolazione locale e i visitatori possono istaurare un dialogo fecondo che incoraggi la tolleranza, il rispetto e la reciproca comprensione’.
La comunità locale deve essere protagonista salvaguardando ‘il proprio patrimonio naturale e culturale, conoscendolo, sentendosene orgogliosa, rispettandolo e rivalorizzandolo, affinché possa condividerlo con i turisti e trasmetterlo alle generazioni future’. E i cristiani ‘devono essere capaci di mostrare la loro arte, le tradizioni, la storia, i valori morali e spirituali, ma soprattutto la fede che è all’origine di tutto questo e gli dà senso’.
La Chiesa è in prima linea anche in questo settore offrendo ‘il senso della persona, il senso di comunità e di fraternità, di solidarietà, di ricerca della giustizia, di saperci custodi e non proprietari del creato e, sotto l’azione dello Spirito Santo, continuare a collaborare con l’opera di Cristo’.
Riprendendo gli appelli di Papa Benedetto XVI, il Pontificio Consiglio invita a ‘moltiplicare gli sforzi al fine di illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale della Chiesa, promuovendo una cultura del turismo etico e responsabile, in modo che giunga ad essere rispettoso della dignità delle persone e dei popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico’.
La Chiesa si è fatta avanti anche nel campo turistico promuovendo ‘le associazioni cristiane che organizzano viaggi di turismo responsabile in zone in sviluppo, come pure quelle che promuovono il cosiddetto turismo solidale o di volontariato, durante il quale le persone approfittano del tempo delle vacanze per collaborare a progetti di cooperazione nei paesi in via di sviluppo’ o che sostengono ‘la formazione e l’autodeterminazione, consigliando e collaborando alla redazione di progetti e favorendo il dialogo con le autorità e altri gruppi. Ciò ha portato alla creazione di un’offerta turistica gestita dalle comunità locali, attraverso associazioni e microimprese dedite al turismo’.
Esistono poi – ricorda ancora il Pontificio Consiglio – le parrocchie che in zone turistiche ‘accolgono il visitatore offrendo proposte liturgiche, formative e culturali, con il desiderio che le vacanze siano proficue per la loro crescita umana e spirituale, convinti che nemmeno in questo tempo possiamo dimenticare Dio, che mai si dimentica di noi’ sviluppando ‘una pastorale dell’amabilità, che permetta di accogliere con uno spirito di apertura e fraternità, mostrando il volto di una comunità viva e accogliente’.
La Chiesa infine ricordando che la ‘sua prima missione è l’evangelizzazione vuole offrire pertanto la sua spesso umile collaborazione, per rispondere alle situazioni concrete dei popoli, specialmente dei più bisognosi. Essa lo fa convinta che evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi’.