O Trinità Beata!
“Dio, Dio, chi è questo Dio”? Con fremiti miscredenti e tormenti di coscienza, si interrogava così l’Innominato ne I Promessi Sposi di Manzoni. E’ lo stesso interrogativo che si pone lo scienziato e l’incredulo, l’ateo e il credente, il musulmano, l’ebreo e il cristiano, insomma è il perenne interrogativo dell’uomo di tutti i tempi. “Di Dio – scrive S. Tommaso – conosciamo piuttosto quello che non è, che quello che è: anche per questo motivo la Bibbia, per parlare di Dio, usa immagini-simboli” (Summa Theologiae, I, q. 1, a. 9). Solo Dio può rivelarci chi è in se stesso e chi è per l’uomo, anche se il Dio rivelato rimane pur sempre il Deus absconditus.
Apparendo a Mosè sul monte Sinai, l’”Inconoscibile” svelerà il suo Nome: Io sono Colui che sono! (Es 3, 14). Quest’autorivelazione farà, attraverso i secoli, il cammino di pienezza che condurrà sino a Cristo. Il Dio dei Padri e dei Patriarchi, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, è il Dio Uno-Trino. E’ il Dio che ha inviato nel mondo il suo Figlio unigenito. Quel “Dio ignoto”, al quale gli ateniesi avevano innalzato un altare (At 17, 23), avrà la sua risposta di conoscibilità nell’auto-rivelazione e nell’auto-donazione del Figlio Gesù, il Cristo Signore. La vita divina che si svela, si rivela e si dona è la vita trinitaria: Mistero ineffabile di Dio Padre, Figlio, Spirito Santo.
Noi non conosciamo altro Dio se non il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe (Mt 22, 32), il Dio del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 1, 17). Tramite Gesù abbiamo incontrato Dio facendo esperienza del suo amore. L’evangelista Giovanni ci ricorda che il mistero rivelato in Gesù è mistero di amore perché: Dio è Amore (1Gv 4, 8), non solo Amore in se stesso, ma anche Amore per noi: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3, 16). E’ Amore come mutua donazione: il Padre dona al Figlio il suo identico essere sostanziale. Lo Spirito Santo riceve dal Padre e dal Figlio la loro pienezza di Vita. Il Figlio è del Padre perché da Lui è generato, a Lui si dona, in Lui eternamente rimane. Lo Spirito Santo è del Padre e del Figlio perché da loro procede e in loro eternamente rimane.
L’Amore trinitario è amore rivelato e donato all’umanità nel Figlio per mezzo dello Spirito. In questo eterno processo dell’Amore gratuito e fedele, noi viviamo all’interno della rivelazione della Trinità come storia d’Amore in se stesso e come storia d’Amore riversato nell’uomo: Dio in Cristo è compiutamente Emmanuele, Dio-con-noi.
Siamo molto al di là dei discorsi filosofici sulla prova dell’esistenza di Dio o di quelli teologici sulla redenzione dei peccati; qui ci troviamo a contemplare, con il cuore di Cristo, l’Amore incondizionato e infinito che plasma il credente e lo apre all’amore donato di Dio. La barriera di peccato e di morte che separa la fragilità dell’uomo dall’amore trascendente, qui è tolta via dal sublime atto dell’Incarnazione di Cristo che ci rivela ciò che dona e ci dona ciò che rivela: l’abbassamento dell’Incarnazione diventa l’innalzamento della divinizzazione. Siamo al vertice della comunione trinitaria che è il centro della vita cristiana, il cuore di una verità già in atto e tuttavia in attesa di compimento.
Chi cerca Dio deve accogliere il Figlio: solo Lui lo rivela in pienezza. Accogliere il Figlio comporta inscindibilmente essere accolti dall’amore ineffabile del Padre. La comprensione di Dio è innestata nella figura di Gesù che è l’evento rivelatore e salvifico per eccellenza. In Cristo, Dio creatore si rivela come Padre onnipotente e misericordioso che si china sui nostri bisogni e sulle nostre fragilità per soccorrerci e aiutarci. E’ l’amore per l’uomo che spinge la Trinità a questa suprema donazione. La Trinità, dunque, è il vertice della rivelazione di Dio e il cuore della fede cristiana. Nella misura in cui si accoglie o si rifiuta il dono dell’amore trinitario, si acquista o si perde la vita eterna, ci si salva o ci si danna. Se la nostra fede non è trinitaria, saremo adoratori di un Dio sbagliato.
La fede non è esperienza irrazionale di un Dio disincarnato, ma apertura di cuore al possesso di Dio Padre che si dona nel Figlio “per opera dello Spirito Santo”. Cristo è il rivelatore di questa sublime verità, nella sua realtà storica e mistica. Il mistero di Dio si rivela, non attraverso concetti, ma attraverso l’affascinante storia del suo agire tra noi, con noi e per noi. Lo Spirito è autore di questa conoscenza viva, interiore, attuale e progressiva della comunione tra eternità di Dio e storia dell’uomo. La Dei Verbum afferma: “Affinché l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni” (DV 5). Lo Spirito, infatti, è il principio della contemporaneità di Cristo nella storia.
La Trinità beata è ineffabile Amore e la Chiesa dev’essere visibilità viva ed entusiasta dell’Amore Incarnato attraverso la comunione nell’unità di carità dei credenti. E’ questo il precetto del Maestro Gesù: Amatevi gli uni altri come io ho amato voi (Gv 15, 12). E’ il sommo desiderio che Cristo Signore rivolge al Padre: Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi perché il mondo creda che tu mi hai mandato… Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me (Gv 17, 21. 23). Siamo chiamati a vivere lo stesso mistero di amore che esiste all’interno delle tre Persone divine; amore che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5). Non è forse questa la vocazione e la missione della Chiesa? Pertanto, non è vera e non sarà mai credibile la Chiesa della Trinità se non è la Chiesa dell’unità nella carità. Unità che sgorga sia dal cuore della comunione trinitaria che germoglia in noi, sia dalla nostra comunione con la Trinità resa visibile attraverso il “sacramento” dell’Agape.
La Chiesa, uscita dal cuore della Pentecoste, è tipico esempio: La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola (Atti 4, 32). Questa concordia in cui vive la comunità ecclesiale manifesterà e realizzerà il desiderio di Gesù: Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore (Gv 10,16). Il battesimo, ricevuto nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ci immerge nella realtà di Dio che è Comunione d’Amore e indica lo stile di vita del credente. Nella preghiera della lettera agli Efesini, san Paolo scrive: Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (3, 18-19). Celebrare la Trinità non significa far festa a una “idea-dogma”, ma a un “Mistero-operante” la nostra salvezza.
Lo stesso apostolo chiude la seconda lettera ai Corinzi con il celebre commiato: Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (13, 12-13). E’ l’esortazione con formula liturgica di augurio benedicente. Inizia con il bacio liturgico scambievole e termina con la benedizione tripartita in cui le tre Persone divine sono il soggetto di tre doni fondamentali: la grazia, l’amore e la comunione. La grazia del Signore Gesù Cristo, elargita dal suo mistero pasquale; l’amore di Dio Padre, fonte suprema dell’agape che ci rende capaci di amore misericordioso e creativo; la comunione dello Spirito Santo, che ci rende strumenti di concordia e di pace. Sono i tre doni che la comunità dei credenti deve possedere per essere sacramento di verità nell’unità.
Per la storia della salvezza, la Trinità non è scoperta della nostra razionalità: siamo noi il risultato del suo Amore. Dio Uno-Trino non è misurato dalla nostra intelligenza: il suo modo di essere-per-noi precede e qualifica la nostra vita. Il Dio di Cristo è il Dio che s’incarna nella vita dell’uomo operando grandi cose. Dinanzi ai magnalia Dei, rimaniamo abbagliati e profondamente stupiti perché contempliamo il Mistero trinitario come Mistero sconfinato di misericordia. Di fronte all’Amore che si dona si pone o il rifiuto, e quindi la morte, o l’accoglienza, e perciò la vita. L’accoglienza dell’Amante, dell’Amato e dell’Amore spalanca il nostro cuore all’adorazione, alla lode, al rendimento di grazie e alla supplica. L’uomo si realizza se percepisce di sentirsi amato. Nella misura con cui accoglierà l’amore donato da Dio, imparerà ad amare e a donare quello stesso amore che è capace di trasfigurare il mondo e la storia.