#weprayforpeace: in Vaticano l’invocazione per la pace di Francesco, Peres e Abbas

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Il sole è ancora altissimo e i giardini vaticani nei primi giorni di caldo sono ancora un’oasi rinfrescante  nel cuore della città, ma – soprattutto oggi – sono il centro della attenzione di tutto il mondo che prega per la pace . E non solo in Medio Oriente. Con naturalezza, ebrei, iman, rabbini, cardinali e vescovi sono in attesa di un evento che è estremamente composto, nonostante un apparato di sicurezza di altissimo livello  che te ne fa ricordare la unicità.

E’ lo stile Bergoglio. La cultura dell’incontro che diventa diplomazia e va oltre la preghiera.  L’atmosfera è gioiosa e sono più i giornalisti ad essere tesi nel  tentativo di capire qualcosa in più per parlare con i protagonisti. In vaticano hanno pensato a tutto, anche all’acqua per ospiti e giornalisti che attendono sotto il sole del tramonto estivo

Il silenzio sembra in contrasto con la gioia dei cuori. Papa Francesco ascolta con attenzione. Al suo fianco, i due presidenti. Poco a fianco il patriarca, in una sedia speciale come a guidare la delegazione cristiana, fatta di cardinali e di una donna , araba, israeliana, cristiana e con la Palestina nel cuore. Al mio fianco ci sono i colleghi israeliani. Attenti e accaldati, compresi nel momento della lettura dei salmi.

Passa un aereo sulle nostre teste, chissà che cosa si vede da lassù, un prato con tante persone sedute insieme, che rappresentano le tre religioni del libro. La musica accompagna dolcemente le parole mentre il sole scende finalmente. Tra gli ospiti e fuori delle delegazioni ufficiali alcuni rappresentanti della comunità ebraica di Roma, il maestro delle cerimonie Guido Marini e il capo del protocollo.  Niente politiche nessun sincretismo. Si prega nello stesso luogo, in un angolo di giardino da dove la cupola della Basilica svetta come a proteggere un evento carico di emotività.

E dopo la preghiera, la lettura di testi che raccontano la pace. Dopo che ognuno a suo modo e dal suo posto ha pregato lo stesso Dio in modo diverso arrivano i discorsi. I giornalisti prendo i taccuini e gli ospiti seguono con attenzione i testi scritti distribuiti a tutti per poterli seguire. Il papa legge senza cambiare una parola il testo preparato e questo fa comprendere quanto importante e delicato sia il momento. Parla in italiano il papa , in ebraico Peres, in arabo Abbas. La sera arriva veloce nei giardini e con la sera anche il canto degli uccelli mentre dietro le grandi querce del boschetto il sole diventa un disco dorato.

Finisce la cerimonia, le delegazioni saranno ancora insieme per qualche tempo nella Casina di Pio IV a pochi passi poi da domani la storia riprende dopo questa pausa di grande effetto emotivo e nella quale molti ripongono speranze. Da Israele sono arrivati più di 30 inviati.  Funzionerà chiedo. “Speriamo, Dio é grande”, mi risponde un israeliano usando un modo tipicamente islamico di lodare Dio. Il fuoco di Pentecoste oggi era qui in questo giardino . Impareranno gli uomini a paralare la lingua di Dio?

*foto di Angela Ambrogetti, inviato nei Giardini Vaticani 

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