Papa alla Spianata delle Moschee: “Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio!”

Condividi su...

“Rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace! Salam!”. È l’appello lanciato questa mattina da Papa Francesco “a tutte le persone e le comunità che si riconoscono in Abramo”, al termine del suo discorso nell’edificio del Gran Consiglio, presso la Spianata delle Moschee di Gerusalemme, prima tappa del terzo e ultimo giorno del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Papa ha specificato che, sulle orme dei predecessori, e in particolare di Paolo VI, ha “desiderato tanto venire come pellegrino per visitare i luoghi che hanno visto la presenza terrena di Gesù Cristo”. Ma il pellegrinaggio non sarebbe stato completo senza “l’incontro con le persone e le comunità che vivono in questa Terra”. Ecco allora la visita alla Cupola della Roccia e agli “amici musulmani”, innanzi ai quali il Papa ha rivolto il pensiero ad Abramo, “che visse come pellegrino in queste terre”, e nel quale musulmani, cristiani ed ebrei riconoscono “seppure ciascuno in modo diverso, un padre nella fede e un grande esempio da imitare. Egli si fece pellegrino, lasciando la propria gente, la propria casa, per intraprendere quell’avventura spirituale alla quale Dio lo chiamava” ha osservato il Pontefice. Un pellegrino, ha aggiunto Francesco, “è una persona che si fa povera, che accetta di lasciare la propria patria, è protesa verso una meta grande e sospirata, vive della speranza di una promessa ricevuta”.

Questa fu la condizione di Abramo, e questo “dovrebbe essere anche il nostro atteggiamento spirituale”. “Non possiamo mai ritenerci autosufficienti, padroni della nostra vita; non possiamo limitarci a rimanere chiusi, sicuri nelle nostre convinzioni. Davanti al mistero di Dio siamo tutti poveri, sentiamo di dover essere sempre pronti ad uscire da noi stessi, docili alla chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi”.
“In questo nostro pellegrinaggio terreno – ha aggiunto Francesco – non siamo soli: incrociamo il cammino di altri fratelli, a volte condividiamo con loro un tratto di strada, a volte viviamo insieme una sosta che ci rinfranca”. Tale è l’incontro odierno, che il Papa vive “con gratitudine particolare: è una gradita sosta comune”, nella quale trovare “nuove forze per affrontare le sfide comuni che ci si pongono innanzi”. Ma il pellegrinaggio di Abramo “è stato anche una chiamata per la giustizia: Dio lo ha voluto testimone del suo agire e suo imitatore”. E pure noi, ha notato il Pontefice “sentiamo risuonare in profondità la chiamata ad essere operatori di pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi doni e ad apprendere dall’alto la misericordia, la grandezza d’animo, la compassione”.
Il Papa è stato accolto nella sua visita dal Gran Mufti di Gerusalemme e di tutta la Palestina, Sheikh Muhammad Ahmad Hussein e dal Presidente del Consiglio Supremo musulmano, che gli hanno rivolto degli indirizzi di saluto, particolarmente duri. Il Gran Mufti ha menzionato la “moderazione e tolleranza dell’Islam”, e la libertà di culto concessa ai cristiani dal califfo Omar.  Poi il discorso si è fatto decisamente politico: Oggi “noi chiediamo giustizia. Il nostro obiettivo lungo gli anni è la resistenza contro l’occupante. Vogliamo porre un termine all’occupazione israeliana”, definita “brutale” e una “minaccia” contro la vita delle comunità.
Anche il Presidente del Consiglio Supremo musulmano, ha parlato di una comunità “esposta all’aggressione da parte di estremisti e coloni israeliani, con la copertura dell’autorità di occupazione israeliana, che sta cercando di giudaizzare questa città, impedendo ai cittadini della Striscia di Gaza e della Cisgiordania di venire a pregare in questa moschea”, terzo luogo sacro per l’Islam, dopo La Mecca e Medina, dalla quale, secondo la tradizione, il Profeta Maometto ha preso il volo per il cielo. Il Presidente ha ricordato che la “convivenza è un modello da seguire”, insistendo sul diritto all’autodeterminazione e ad avere uno Stato con una capitale indipendente, Gerusalemme, oltre che sul diritto dei rifugiati palestinesi a far ritorno nelle loro terre. Per concludere con un monito: “La pace in questa terra non arriverà mai, se non con la fine di tutte le forme di occupazione e di sopraffazione”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50