Il Papa ad Amman parla di armonia, pace e unità
Papa Francesco è il terzo pontefice a celebrare la Messa all’International Stadium di Amman, in Giordania; prima di lui Benedetto XVI nel 2009 e Giovanni Paolo II nel 2000. Oggi come allora, grande entusiasmo da parte degli oltre 30mila fedeli presenti nell’accogliere il successore di Pietro. Nel palco – allestito per la celebrazione eucaristica – campeggiano le immagini dei nuovi santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. “Qui ci troviamo – afferma il Pontefice durante la sua omelia – non lontano dal luogo in cui lo Spirito Santo discese con potenza su Gesù di Nazareth, dopo che Giovanni lo ebbe battezzato nel fiume Giordano (cfr Mt 3,16)”. Tutto, in questi luoghi di pellegrinaggio, parla di Cristo e dello Spirito Santo a cui attribuiamo – sottolinea Francesco – tre azioni: prepara, unge e invia. Lo Spirito Santo, nel momento del battesimo, prepara Gesù alla missione della salvezza, caratterizzata – afferma il Papa – “dallo stile del Servo umile e mite, pronto alla condivisione e alla donazione totale di sé”. L’unità è la caratteristica principale generata dall’azione dello Spirito Santo, la sua missione – ricorda Papa Francesco – “è di generare armonia – Egli stesso è armonia – e di operare la pace nei differenti contesti e tra soggetti diversi. La diversità di persone e di pensiero non deve provocare rifiuto e ostacoli, perché la varietà è sempre arricchimento. Pertanto, oggi, invochiamo con cuore ardente lo Spirito Santo, chiedendogli di preparare la strada della pace e dell’unità”.
Il secondo aspetto caratteristico della terza Persona della Trinità è quello dell’unzione; è attraverso l’unzione dello Spirito, infatti, che possiamo imparare l’amore verso tutti i fratelli. Pertanto – afferma Papa Francesco – “è necessario porre gesti di umiltà, di fratellanza, di perdono, di riconciliazione. Questi gesti sono premessa e condizione per una pace vera, solida e duratura. Chiediamo al Padre di ungerci affinché diventiamo pienamente suoi figli, sempre più conformi a Cristo, per sentirci tutti fratelli e così allontanare da noi rancori e divisioni e amarci fraternamente”.
Il tema dell’unità e della pace è uno dei principali auspici contenuti nel pellegrinaggio del Papa nella Terra di Gesù. Chi è unto dallo Spirito Santo, infatti, deve diventare messaggero e testimone di pace, e la pace – ricorda il Pontefice – “è un dono da ricercare pazientemente e costruire «artigianalmente» mediante piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana. Il cammino della pace si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano; se non dimentichiamo di avere un unico Padre celeste e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza”. Poi il Papa aggiunge a braccio “C’è bisogno di noi come testimoni di pace, è una necessità del mondo portare la pace e testimoniarla”.
Nel marzo del 2000 Giovanni Paolo II, proprio in questo medesimo luogo aveva detto: “Amate le vostre famiglie! Insegnate loro la dignità di ogni vita, insegnate loro le vie dell’armonia e della pace, insegnate loro il valore della fede, della preghiera e della bontà!”; nel maggio del 2009 Papa Benedetto XVI riferiva: “La fedeltà alle vostre radici cristiane, la fedeltà alla missione della Chiesa in Terra Santa, richiede da ciascuno di voi un particolare tipo di coraggio: il coraggio della convinzione nata da una fede personale, (…) il coraggio di impegnarvi nel dialogo e di lavorare fianco a fianco con gli altri cristiani nel servizio del Vangelo e nella solidarietà con il povero, lo sfollato e le vittime di profonde tragedie umane; il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società”.
Papa Francesco nella sua omelia ricorda anche i numerosi rifugiati cristiani provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Iraq, “portate – dice il Pontefice – alle vostre famiglie e comunità il mio saluto e la mia vicinanza”. Dalle parole dettate dal Papa emerge la necessità – l’urgenza come la definisce il pontefice stesso – di poter costruire l’armonia e l’unità con le diverse realtà religiose presenti nella Terra di Cristo, bisogna – conclude Papa Francesco – “ungere tutto il nostro essere con l’olio della sua misericordia che guarisce le ferite degli errori, delle incomprensioni, delle controversie; di inviarci con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della pace”.