Quarta Domenica di Pasqua, Anno A

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«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

E’ il pastore che guida il gregge. E’ Lui che conduce verso la “casa” del Padre. Ma ogni pastore, per essere tale, ci ha ripetuto più volte Papa Francesco deve “puzzare dell’odore delle pecore”. Parole chiare che questa domenica possiamo tutti meditare con cuore libero e nel silenzio.

A volte il popolo, e Gesù lo sottolinea, appare senza pastore nel mentre ognuno ha sete di verità e autenticità due valori che sono segno e simbolo di una presenza che si fa riconoscere e che attira il cuore nella direzione tracciata dal Padre.

Gesù ha guidato e guida il suo gregge verso la meta della salvezza aprendo strade e sentieri che sono state tracciate con gesti e parole di cui il racconto evangelico fa memoria. Tutto passa attraverso la testimonianza credibile di un Dio che si è fatto uomo e che ha rischiato fino a vivere il mistero del dolore e della morte dalla quale il Padre lo ha tratto fuori perché potesse testimoniare, in maniera perfetta, la salvezza. Una salvezza che possiamo anche noi ricevere entrando nella casa del Padre da figli amati se sapremo seguire l’unico pastore e mediatore tra gli uomini e Dio.

Ma se è vero che il pastore deve “puzzare” dell’odore delle pecore è anche vero che le pecore devono seguire il pastore senza tentare scorciatoie che sono un inganno e una disobbedienza alla volontà di Dio. E’ in questo dialogo di responsabilità che siamo chiamati a giocare il tempo che ci è dato da vivere; è in questo saper fare scelte secondo Dio che possano testimoniare il nostro essere figli; è in questo saper guardare all’unico Pastore che, come appartenenti alla comunità ecclesiale, siamo impegnati a dimostrare di essere membri responsabili e capaci di esprimere in maniera univoca la nostra fede.

Tutto parte da un semplice e ordinario sentire la voce del Pastore che vogliamo riconoscere e amare, che vogliamo ascoltare e seguire. E’ bello sapere che, nella Chiesa ognuno ha un “servizio” da compiere per ringraziare e dare lode a Dio.

In questo “gioco” delle parti dobbiamo, però, stare attenti agli ingannatori, a quegli incantatori che sono capaci con astuzia di proporsi come pastori mentre in realtà sono solo falsi profeti e falsi testimoni. Anche oggi come ieri, purtroppo, questa realtà è più comune di quanto sembra e non è difficile cadere nelle trappole soprattutto quando il dolore, la sofferenza e lo sconforto ci assalgono e fanno emergere le nostre fragilità. In tanti, diremo troppi, cadono in questo inganno e si distraggono perdendosi sulla strada e nel bosco dove diventano prede di bestie fameliche e assetate di divorarci. E’ così che molte povere esistenze finiscono per trascinarsi stancamente e perdere la possibilità di incontrare il Dio della vita.

Dobbiamo, perciò, riscoprire Gesù come l’unica porta d’ingresso verso il Regno e come l’unico Maestro capace di guidare le nostre scelte per contribuire a realizzare quel sogno dii Dio nel quale ci siamo anche noi nonostante le nostre povertà e le nostre miserie.

 

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