Ambedue portano un nome che significa Dio è Misericordia

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“Qui tutto il mondo è rappresentato”. Queste parole di papa Giovanni XXIII, pronunciate nella serata dell’11 aprile 1962 al termine della prima giornata del Concilio Vaticano II, possono riassumere bene quello che Roma sta vivendo in questi giorni. Oggi, come ieri, tutte le strade portano a Roma per tanti fedeli venuti per partecipare domani alla celebrazione di canonizzazione di due papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, tra i più venerati al mondo.
E’ arrivato il giorno dei due Giovanni portati agli onori degli altari dal papa “venuto quasi dalla fine del mondo” che domani presiederà la celebrazione alla presenza del papa emerito Benedetto XVI.
Quattro papi sugli altari sul sagrato di San Pietro: i due nuovi santi papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il papa celebrante, papa Francesco e il papa emerito, Benedetto XVI. Un italiano e tre papi stranieri, gli ultimi tre saliti sul soglio di Pietro dal 1978 ad oggi.
La data scelta da Bergoglio è una data significativa per entrambi i pontefici. E’ la domenica che papa Wojyla ha voluto dedicare alla Divina Misericordia, la seconda domenica di Pasqua. Un tema, quella della misericordia, che lega i due pontefici e lo stesso papa Francesco. E sarà proprio la recita della Coroncina della Divina Misericordia a precedere la solenne celebrazione di domani. Il tema della misericordia è presente in molti discorsi e testi di papa Giovanni Paolo II e in particolare nell’enciclica Dives in Misericordia.
“Sappi, Figlia mia, − diceva Gesù a Santa Faustina − che il mio cuore è la misericordia stessa. Da questo mare di misericordia le grazie si riversano sul mondo intero. Nessun’anima che si sia avvicinata a Me, è ripartita senza essere stata consolata”.
Alla misericordia si collegano le parole che papa Francesco ha pronunciato il giorno di Pasqua del 2013, la prima come successore di Pietro. E non poteva forse essere diversamente visti i primi passi di questo pontificato. La misericordia – spiega papa Francesco, “vince sempre” ricordando i popoli maggiormente colpiti dai conflitti non tralasciando un grave fenomeno dei giorni nostri come quello della tratta degli esseri umani che coinvolge migliaia di vittime e che il papa definisce “la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo”. Sono proprio i più deboli, quelli che hanno maggior bisogno di chi “trasforma la morte in vita” – ha detto – che sa mutare “l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace”. “Misericordia” è una parola anche molto cara a papa Roncalli che parlò di una chiesa che usasse la “medicina” della misericordia.
Gli arazzi dei due nuovi santi sono già visibili in piazza San Pietro ma nessuno li chiama San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II, Saranno per tutti il papa buono e il papa Grande, come scrive Emanuele Roncalli nel suo recente volume “Santi Insieme” edito da Cairo. I due papi del Concilio: il bergamasco Roncalli che lo ha voluto e il polacco Wojtyla che lo ha cercato di applicare nel suo lungo pontificato che oggi diventano santi e vengono indicati dalla Chiesa come esempi da imitare per tutti i fedeli.

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