Un anno con Papa Francesco, che non è una pop star
É passato un solo anno e di fatto sembra molto di più. Perché Papa Francesco fin dalla sua elezione ci ha travolto con il suo modo informale e latinoamericano di fare. Tante cose da scrivere, novità nel linguaggio, gesti da decifrare, e un programma di pontificato da comprendere. Perché dalle molte cose che ogni giorno dovevamo raccontare, telefonate agli amici, abbigliamento, abbracci alla gente e proverbi argentini, non riuscivamo a capire bene quale fosse la linea del pontificato.
In effetti era più semplice di quanto immaginassimo. E’ il Vangelo e il Magistero della Chiesa. Tradizione e Vangelo. Niente rivoluzione, nessuno stravolgimento, se non nello stile.
Non è che la Chiesa di cui ci parla Francesco sia diversa da quella di cui ci parlavano Benedetto e Giovanni Paolo. No. Anche perché la Chiesa non è dei Papi, è di Dio.
Anzi quel grande rumore mediatico che è nato attorno a Francesco, a Francesco non piace. Lo ha detto lui stesso. Usando parole praticamente uguali a quelle di Benedetto XVI: il Papa non è una pop star. Ecco dopo un anno, forse, finalmente, riusciremo a capire che il Papa è il vicario di Cristo che porti o no la mozzetta. Non è un VIP con cui fare la foto per vantarsi con gli amici. Non è un divo del cinema il cui poster va attaccato al muro. No. Il Papa ha un ruolo sacro e Francesco lo sa benissimo. La sua grande attenzione per i poveri, la sua passione per la gente comune, sono sentimenti che vanno vissuti nella Chiesa altrimenti il rischio è di parlare solo del Papa come un “personaggio” e di dimenticare che esiste tutta la Chiesa universale fatta di persone, di quel Popolo di Dio che il Papa ama tanto e che davvero non vorrebbe venisse dimenticato per causa sua.
Un anno è passato e non sappiamo quanti anni ancora la Chiesa camminerà con Papa Francesco. Dobbiamo però imparare a capire davvero cosa significa il “cambiamento” di Papa Francesco. Non un cambio di vestiti o di scarpe, non un cambio di dottrina da stravolgere seguendo le mode, ma un cambiamento profondo del cuore, una conversione che ci porti un po’ più vicino a Dio e all’uomo.
Più che aver voglia di abbracciare il Papa, più che stare delle ore in attesa di un suo saluto fuggevole, o di una foto, torniamo a casa ogni ogni giorno a leggere una pagina di un suo discorso. Magari qualche passaggio delle sue omelie del mattino, quella “catechesi di Santa Marta” che pur non essendo Magistero solenne della Chiesa è pane quotidiano per il nostro cuore.
Un anno è passato, ci siamo abituati allo stile di Papa Francesco, non abituiamoci alle sua parole e, alla scuola del Vangelo, impariamo proprio da lui, ad occuparci degli altri, dei vicini, di chi chiede aiuto e anche di chi non ce lo chiede. Sarà questo il vero “effetto Francesco”.