II papa in Abruzzo: la solidarietà è misura della maturità sociale
Il dramma è molto più grande di quanto si vede nelle immagini della tv. Lo dice il papa, con la tonaca infangata e lo sguardo pieno di sofferenza. Bussa alla Porta Santa della basilica di Collemaggio e si ferma di fronte alla urna di papa Celestino V, depone il suo pallio, quello indossato il giorno dell’ inizio del pontificato, poi si addentra nella basilica senza più il tetto. La commozione più grande era stato il primo incontro con la gente di Onna.
Un discorso chiaro quello di Benedetto XVI “La mia presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona; non lascia inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.”
La gente attende di vedere il papa, ma fa freddo, piove, le nuvole coprono i monti ancora innevati. Le case chiuse, rovinate, abbandonate sono testimoni muti del dolore di una gente che non riesce neanche oggi a sorridere. Non sono molti quelli che hanno atteso il papa nel grande piazzale della caserma della guardia di Finamza di Coppitto. Il sindaco dell’ Aquila chiede al papa che non si perda tempo pr la ricostruzione, il vescovo dice che “ogni ostacolo alla rinascita” spiega ” sarebbe un delitto infame”. Dal piazzale che ha visto le bare delle vittime, deve diventare il simbolo della ricostruzione, dice Benedetto, che porta anche le preghiere e la solidarietà di tutto il mondo e in particolare del mondo ortodosso. “Desidero sottolineare il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato.
Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.” E la comunità civile deve fare un esame di coscienza per le responsabilità dice il papa, la ferita , il dramma dell’ Abruzzo pone una domanda ai cristiani:” Cosa vuol dirci il Signore attraverso questo triste evento?” La risposta sembra venrire dall’ incontro più commovente del papa in questa mattinata grigia e fredda, quello con 12 universitari davanti alle maceria della Casa dello studente. il papa parla con ognuno di loro, e chiede che faranno ora. restano, restano tutti, restano anche per essere all’ Aquila per il 28 e 29 agosto ,per la Perdonanza. Don Nunzio Spinelli è certo dell’ appuntamento per tutti. Metà della basilica sarà chiusa, la messa si farà all’ aperto, dove ora sono le tende della Croce Rossa, ma gli aquilani ci saranno. Il papa con un’ora di ritardo sul programma previsto, lascia Coppitto dopo aver salutato i tanti che ora iniziano la nuova vita aquilana. Depone una rosa d’ oro ai piedi della Madonna di Roio, attraversa il piazzale in jeep, non la solita bianca. Come insolito è il pulmino della Protezione Civile, bianco. Con lui il sottosegretario Gianni Letta e Guido Bertolaso. Una terra “splendida e ferita” che saluta il papa con la dignità dell’ amore e della solidarietà.