Papa Francesco: i cattolici bulgari siano missionari per colmare i vuoti spirituali dell’ateismo

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Una Chiesa piccola nei numeri ma grande per la storia e per l’importanza che oggi può avere per costruire una nuova società. E’ la Chiesa cattolica in Bulgaria i cui vescovi oggi sono stati ricevuti dal Papa a conclusione della visita ad Limina. Un’ occasione per Papa Francesco per ricordare il legame specialissimo di Papa Giovanni XXIII  con la Bulgaria nato dagli anni in cui fu Delegato Apostolico nel paese che da pochissimo si era scrollato di dosso il giogo ottomano. Era l’inizio di una rinascita che sarebbe stata interrotta brutalmente dal regime ateo e comunista le cui ferite sono ancora da rimarginare.

Una Chiesa latina e  una greco-cattolica, che portano insieme “avanti con impegno la loro missione di testimonianza sia dei valori morali naturali, sia del Vangelo di Cristo, in una società segnata dai tanti vuoti spirituali lasciati dietro di sé dal passato regime ateo o dalla ricezione acritica di modelli culturali in cui prevalgono le suggestioni di un certo materialismo pratico. Vi esorto a camminare con coraggio su questa strada, cercando di attuare anche nel vostro Paese quella trasformazione missionaria che la Chiesa è chiamata a realizzare nel mondo intero.”

La missione della Chiesa è indicata dalla dottrina sociale, spiega il Papa nel suo discorso, ed aggiunge: “ È molto significativo,al riguardo, che le Istituzioni civili riconoscano il ruolo della Santa Sede quale autorità spirituale e morale in seno alla comunità internazionale e valutino in modo positivo la presenza della Chiesa Cattolica nella compagine della nazione bulgara e il contributo che essa offre al servizio del bene comune e del progresso del Paese.”

Un pensiero speciale va ai santi e ai martiri e alla necessaria formazione dei giovani, ma anche al dialogo con la Chiesa ortodossa: “Vi chiedo, pertanto, di portare il mio cordiale saluto al Patriarca Neofit, del quale ricorre tra pochi giorni il 1° anniversario dell’elezione canonica, e vi invito caldamente a proseguire negli sforzi per promuovere un dialogo sempre più intenso e fraterno con la Chiesa Ortodossa.”
E con le parole di Angelo Roncalli il Papa saluta le delegazione della Diocesi di Sofia e Plovdiv, quanto quella di Nicopoli e l’Esarcato Apostolico per i cattolici di rito bizantino-slavo che saranno presenti alla canonizzazione di Giovanni Paolo II primo Papa slavo che visitò la Bulgaria nel 2002 e di Giovanni XXIII che ne Natale del 1934 disse: “In qualunque luogo del mondo mi accada di vivere, se alcuno di Bulgaria avrà a passare presso casa mia, durante la notte, fra le difficoltà della vita, troverà sempre la lampada accesa. Batta, batta, non gli sarà chiesto se è cattolico o ortodosso: fratello di Bulgaria!, basta, entri, due braccia fraterne, un cuore caldo di amico lo accoglieranno a festa”.

I primi contatti diplomatici tra Santa Sede e Bulgaria, dopo la fine della dominazione ottomana, risalgono al 1925, quando Pio XI inviò a Sofia, come Visitatore Apostolico, mons. Angelo Roncalli. Il futuro Papa Giovanni XXIII lasciò un segno profondo nel Paese, contribuendo al rinnovamento della Chiesa locale. Dopo la salita al potere del regime comunista i rapporti furono bruscamente interrotti nel 1949. Il processo di democratizzazione iniziato nel 1989 e il connesso miglioramento della situazione della libertà religiosa, ha reso possibile anche l’allacciamento di relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede con l’elevazione della Delegazione Apostolica di Bulgaria al rango di Nunziatura apostolica il 6 dicembre 1990.

I buoni rapporti tra la Santa Sede e la Bulgaria, sono stati ulteriormente consolidati dalla visita di Giovanni Paolo II nel Paese nel 2002 (96° viaggio apostolico, Azerbaijan, Bulgaria, 23-26 maggio 2006). Uno dei momenti salienti della visita fu lo storico incontro a Sofia tra Giovanni Paolo II ed il Patriarca ortodosso Maxim che segnò una svolta nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa in Bulgaria.

La Chiesa cattolica in Bulgaria è na presenza storicamente minoritaria, ma importante. Storicamente minoritaria dal Grande Scisma del 1054, la Chiesa cattolica bulgara ha avuto un ruolo rilevante nella storia del Paese. Durante i cinque secoli di occupazione ottomana, essa ha contribuito in modo significativo a mantenere viva l’identità nazionale del popolo bulgaro e con i suoi martiri è riuscita a sopravvivere alle persecuzioni del regime comunista. Tra le due guerre la piccola Chiesa bulgara conobbe uno sviluppo e un prestigio senza precedenti.

Oggi i cattolici in Bulgaria sono circa l’1% della popolazione in netta maggioranza ortodossa. In gran parte sono di etnia bulgara, anche se non mancano cattolici di altre comunità nazionali, tra i quali alcuni di discendenza turca. La Chiesa è una realtà viva e dinamica, che dopo la fine del regime comunista ha saputo valorizzare la ritrovata libertà religiosa per testimoniare il Vangelo e affrontare le sfide della società bulgara di oggi: quelle della secolarizzazione, comuni a tutti i Paesi occidentali, ma anche altre specifiche della società bulgara, come la diffusa ignoranza del fatto religioso frutto di decenni di ateismo di Stato. Tra queste sfide le minacce alla famiglia tradizionale e alla vita: l’ordinamento bulgaro non riconosce i matrimoni omosessuali, ma crescono i divorzi, le unioni di fatto e le convivenze prima del matrimonio; l’aborto è largamente praticato, mentre i modelli e gli stili di vita dei Paesi occidentali hanno una certa presa sui giovani. Per questo la Conferenza episcopale segue con particolare attenzione la preparazione del prossimo Sinodo Straordinario sulla famiglia indetta da Papa Francesco, come ha spiegato il Presidente dei vescovi mons. Christo Proykov nell’intervista rilasciata al Programma Bulgaro  della Radio Vaticana in occasione della visita ad limina. L’Esarca di Sofia sottolinea la forte unità dei fedeli cattolici dei due riti; i loro buoni rapporti con la comunità ortodossa; la loro fedeltà agli insegnamenti della Chiesa, ma anche la necessità di una migliore formazione; il significativo ruolo della Chiesa locale nell’assistenza ai più deboli nell’attuale crisi economica e l’importanza della sua presenza nei media per la nuova evangelizzazione.

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