Maria Cristina di Savoia: la “reginella santa” è beata
“Cristina, la nostra Reginella Santa, ha trasformato la nobiltà di censo in nobiltà di Grazia”. Riesce a stento a concludere il solenne pontificale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che lo scroscio d’applausi rende difficile la prosecuzione della suggestiva cerimonia di Beatificazione della “reginella poverella” di tutti i Napoletani, funzione concelebrata dal cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e Monsignor Arrigo Miglio arcivescovo di Cagliari. Non esiste quartiere di Napoli che non abbia pensato ad un affettuoso epiteto per la regina fanciulla mancata a ventiquattro anni per una complicazione puerperale – per i meno complottisti – o per una sapiente operazione politica ad opera di Giuseppe Mazzini che pareva non gradire la progressiva influenza della sovrana sulla Corona borbonica. E’, tuttavia, il giorno della vigilia della sua Beatificazione che Maria Cristina Efisia di Savoia si dimostra ancora una volta artefice di unità affratellando, oggi come ieri, “Regno Sardo e Regno della Due Sicilie”. Durante il convegno sulla “sardità” della principessa dai natali cagliaritani, svolto nel cuore di Napoli, che intellettuali sardi e partenopei scoprono una parentela, ingiustamente decurtata dalla storiografia classica. I Napoletani si appassionano alla grande difficoltà del popolo Sardo che, così come durante gli anni della nascita di Maria Cristina, vivono momenti di prostrante difficoltà economica che, come nel proverbiale annu doxi, anno in cui nacque la Beata, funesta la terra che protesse la corte sabauda dallo strapotere napoleonico. Suggestioni restituite durante la cerimonia che vedono un popolo festante, tra i visi rigati di lacrime durante la messa, anche quello dell’artista sarda Claudia Tronci che interpreterà la futura santa nel docu-film dedicato alla straordinaria figura. Non è esagerato, dunque, ricordare i versi in cui il sommo vate nel XXII canto dell’Inferno dichiarava E a dir di Sardigna le lingue lor non si sentono stanche, tanta è la fierezza con cui una falange di sardi ricorda il cordone ombelicale che ancora li lega a Maria Cristina Efisia consacrata ai piedi della Madonna di Bonaria a pochi giorni dalla nascita.
Duecento anni orsono Castello, fino allora luogo del privilegio alimentare, è funestato da una fame inaudita e insopportabile. Sono trascorse esattamente due settimane dalla congiura di Palabanda quando la Corte Sabauda dovrà rinunciare per sempre alla speranza dell’erede sospirato. Dopo la morte del piccolo Carlo Emanuele nel 1799 (sepolto nella cripta del Duomo di Cagliari) Maria Teresa e Vittorio Emanuele I vedono nella nuova gravidanza della Sovrana una speranza che si spegnerà col primo vagito della bambina Maria Cristina, bellissima e sana, ma femmina. La Corona passerà infatti al ramo cadetto dei Carignano nella persona di Carlo Alberto, che alla morte dei genitori della Venerabile ne diverrà tutore legale. Fu il padre spirituale della ragazza, l’olivetano G. Battista Terzi, che destrutturò il sogno monacale della giovane convincendola, per ragion di stato di non avere una spiritualità aderente alle esigenze della dura vita claustrale, nonostante i ripetuti episodi di estasi mistica di Cristina. La Beata, in totale spirito di obbedienza, si persuase che la vita di Corte avrebbe potuto permetterle di applicare quella “politica della carità” come ebbe a definirla Benedetto Croce, che unanimemente con insospettabili protagonisti della storia quali Cavour, ammirava la Sovrana di Napoli. Mette in crisi le sue finanze private ma recupera tutta una “fascia debole” del regno.
Un tratto distintivo dell’emancipazione sociale di Cristina risiede nel rapporto con le donne, ma non di una solidarietà tra donne si tratta ma dell’emergenza di restituire a delle persone la sovranità sulla propria esistenza. La gioia più grande è raggiunta da Cristina nella nascita trionfale di un’erede, ma la medesima, oceanica folla che il 16 gennaio 1836 si stringe in commozione attorno alla puerpera reale convertirà il proprio pianto in dolorosa mestizia per la morte improvvisa di quella fanciulla che il destino strapperà al suo talento di sovrana in quel 31 gennaio che ora, per disposizione di Papa Francesco, diverrà memoria liturgica della Reginella Sarda.