Lumen fidei, la lettura del rettore della Università del Laterano
«Quando neanche la luce del sole riesce a rischiarare le tenebre, la luce della fede “pretende” di farlo». È questo uno dei passaggi più significativi de “La luce della fede”, libro-intervista sulla recente Enciclica di Papa Francesco, scritto dal vescovo Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. In quattro capitoli (più un’introduzione), editi dalla Lateran University Press, il presule salesiano risponde alle domande di Susanna Lemma, cronista del Tg1, sviluppando «una vera e propria catechesi sulla fede – spiega nell’introduzione il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini –, nella quale non mancano i riferimenti ai Padri della Chiesa (dal Covolo è un riconosciuto patrologo a livello internazionale, ndr), alle esperienze vissute in prima persona, la citazione di testi letterari famosi che rendono – aggiunge il porporato – la lettura scorrevole, permettendo al lettore di vedere quanto il documento abbia da offrire all’uomo di oggi, in particolare ai giovani, con i quali Mons. dal Covolo è abituato a dialogare da sempre».
Proprio ai giovani il libro è dedicato idealmente. Dal Covolo lo spiega all’inizio del primo capitolo, quando fa riferimento al primo Meeting dei giovani cattolici per la giustizia sociale che, dal 20 al 24 marzo 2013, ha visto l’Università del Papa proporsi come un’agorà internazionale di ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo caratterizzati da apertura affettuosa, da capacità di ascolto e di dialogo, da volontà di comunicare.
Ma il libro non esclude dalla riflessione anche l’universo degli adulti, di educatori – osserva dal Covolo – «scoraggiati da ragazzi sfiduciati e depressi e schiavi di dipendenze nocive», a cui egli chiede di non stancarsi mai di educare: «Anzitutto con l’esempio, e poi con le parole».
Il libro scorre parallelamente ai contenuti dell’Enciclica. Dal Covolo risponde alle domande della sua interlocutrice con puntualità teologica ed entusiasmo pastorale.
Particolarmente significativa risulta l’analisi dell’ultima parte della Lumen Fidei, quella che il Rettore definisce «la più attualizzante». Tuttavia, dal Covolo ricorre ancora una volta ai Padri per rispondere alla domanda: “Come un cristiano deve vivere nella società?”
Cita la lettera A Diogneto, scritto anonimo della seconda metà del II secolo, nella quale si parla, per la prima volta, di doppia cittadinanza del cristiano: “Egli è chiamato ad essere cittadino della terra, ma anche del cielo”.
Queste indicazioni – ribadisce il presule – restano valide lungo i secoli e i millenni della Chiesa, per definire il ruolo del cristiano nella società. E finisce citando il discorso di Papa Francesco all’Episcopato brasiliano, il 27 luglio 2013, alla Gmg di Rio: «Nell’ambito della società, c’è una sola cosa che la Chiesa chiede con particolare chiarezza: la libertà di annunciare il vangelo in modo integrale, anche quando si pone in contrasto con il mondo». Quel contrasto che la solo la luce della fede può sanare.