Donne nella Chiesa. Da Maria di Magdala ai nostri giorni, su Rai3 un’inchiesta sulla presenza femminile
Quale potrà essere il ruolo delle donne nella Chiesa che sta disegnando Papa Francesco, che non vuole che siano ‘clericalizzate’, ma valorizzate, come egli stesso ha risposto domenica 15 dicembre nell’intervista a La Stampa a una domanda a proposito dell’ipotesi delle ‘donne cardinale’? Come esaltare realmente il loro contributo, promuovendo quello che Giovanni Paolo II definiva il ‘genio femminile’, senza cadere in banali stereotipi o battute ad effetto, e provando a recuperare oggi l’importanza che esse avevano nel passato? A questi e ad altri interrogativi risponde “Donne nella Chiesa. Maria di Magdala”, il reportage di Maite Carpio che Rai3 manda in onda sabato 28 dicembre in prima serata alle 21, seguito da un altro documentario sulla storica visita di Paolo VI in Terrasanta. Con alle spalle il lavoro dedicato all’arcivescovo Romero del 2010, la ricerca sul Gesù storico e su quello dei Vangeli realizzata nel 2012 e dopo aver esplorato all’inizio di quest’anno con ‘La Chiesa altrove’ le periferie mondiali dove avviene nella nostra epoca l’annuncio evangelico, l’autrice compie un interessante viaggio storico e documentaristico ricostruendo le vicende della presenza femminile all’interno della comunità dei credenti e indagando sulle nuove forme di testimonianza e di missionarietà presenti oggi nel mondo. Inserito nel ciclo delle produzioni de ‘La Grande Storia’, diretto da Luigi Bizzarri, il lavoro della Carpio si avvale della consulenza storica di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, intervenuto all’anteprima romana presso la Pontificia Università Gregoriana insieme al direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, al presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, al direttore di Rai3 Andrea Vianello e alla teologa Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo a Roma.
“Già nella ‘Pacem in Terris’ di Giovanni XXIII, come pure in successivi documenti pontifici – ha spiegato padre Lombardi – si parlava della presenza femminile come di un segno importante. In questo racconto televisivo sono presenti tanti aspetti della presenza delle donne nella Chiesa, che hanno spazi importanti in campi rilevanti come la missione, la sanità, l’istruzione e io ho sempre pensato che non esistano attività fatte dalle donne più utili di queste”. “Personalmente – ha proseguito il direttore della Sala Stampa – apprezzo i contributi dove c’è equilibrio e serenità nell’affrontare questioni complesse, che possano essere di stimolo per suscitare riflessioni e fare passi in avanti nella direzione della partecipazione piena delle donne nella vita della Chiesa, come ci hanno ricordato recentemente Benedetto XVI e Francesco”.
Secondo gli ultimi dati, i sacerdoti nel mondo oggi sono poco più di 400 mila, mentre le religiose di vita attiva (senza contare, quindi, le monache di vita contemplativa) arrivano a quota 700 mila. Un grande universo, ma senza alcuno o con pochissimo potere giuridico e decisionale. Il lavoro di Maite Carpio parte dalle origini, dal rapporto di parità che Gesù ha stabilito con loro, a partire da quella Maria di Magdala che per prima ha annunciato al mondo la sua resurrezione.
“C’è un feeling tra Gesù e le donne che è singolare, che sorprende, se si pensa al valore della donna in quell’epoca – ha detto monsignor Paglia, sottolineando che il ruolo delle donne costituisce “una delle frontiere più urgenti e delicate che la Chiesa in questo inizio di millennio deve percorrere. Nella Chiesa, da duemila anni, le donne sono state al centro della storia, come ci ricordano le testimonianze di Bernadette e delle pastorelle di Fatima”. Citando brevemente la storia del monachesimo e degli ordini femminili “in cui le badesse avevano più potere dei preti” – ha continuato l’arcivescovo – non va dimenticato che “nella storia non c’è solo il potere, ma anche il carisma, perché il carisma è anche potere, come ci suggerisce l’esempio di Madre Teresa, superiore di certo a tanti vescovi e cardinali, o delle donne che hanno consigliato e orientato l’azione dei Papi, come Caterina da Siena e Brigida di Svezia”.
Nella chiesa cristiana primitiva avevano un ruolo di primo piano ed alcune di esse erano diaconesse. Come si è evoluto allora storicamente il legame tra le donne e la Chiesa cattolica? Nel percorso tracciato nel video emergono le grande figure femminili che hanno lasciato un segno nella storia ecclesiastica. Da Chiara d’Assisi, che nel ‘200 fonda l’ordine monastico francescano delle Clarisse e stabilisce una regola di povertà assoluta, che oggi 20 mila monache seguono in tutto il mondo, a Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, l’unico per statuto ad avere come guida sempre una donna, alle grandi icone della santità e del pensiero femminile: Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux, Ildegarda di Bingen, queste ultime proclamate dottori della Chiesa. Ma l’elenco sarebbe troppo lungo e dovrebbe comprendere, solo per fare alcuni esempi, anche figure luminose della mistica medievale come Giuliana di Norwich, Gertrude la Grande, Matilde di Hackeborn, Margherita d’Oingt, Angela da Foligno (alle quali tra il 2010 e il 2011 Benedetto XVI dedicò delle catechesi memorabili nelle udienze del mercoledì) e, in tempi più recenti, Edith Stein, la filosofa ebrea convertita al cattolicesimo e divenuta monaca carmelitana scalza con il nome di Teresa Benedetta della Croce, che nel 1942 trovò la morte nel campo di concentramento di Auschwitz e che fu dichiarata da Papa Wojtyla santa nel 1998 e l’anno seguente compatrona d’Europa.
Il viaggio della Carpio prosegue nei conventi, in quei luoghi di preghiera come l’Eremo francescano di Campello, fondato negli anni ’20 da Sorella Maria, dove oggi quattro sorelle vivono insieme senza acqua corrente ed elettricità, o come il monastero della monache clarisse di Camerino, ricostruito pietra su pietra dalle stesse religiose dopo il terremoto del 1997. Ma anche nelle periferie dove si svolge opera di riscatto e di riconciliazione con la vita civile, come nei territori assediati dalla malavita nella provincia di Caserta, o laddove un’altra religiosa, Suor Eugenia Bonetti, è impegnata da anni nella lotta contro la schiavitù femminile. E approda infine anche all’interno della stessa Curia Romana, dove oggi due donne, Flaminia Giovanelli e suor Nicla Spezzati, sono entrambe sottosegretarie con incarichi di responsabilità, al Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace l’una, alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica l’altra, raccogliendo il testimone da suor Enrica Rosanna, la prima donna sottosegretario nominata il 24 aprile 2004 da Giovanni Paolo II. Fino a dare voce a quella parte femminile della Chiesa che dichiara di non sentirsi ascoltata e che chiede di poter avere ruoli di responsabilità, come le suore americane della Leadership Conference of Women Religious, l’associazione che raduna l’80% delle quasi 60.000 suore americane, commissariata nel 2008 dalla Santa Sede per le prese di posizione a proposito di aborto, eutanasia e sacerdozio femminile.
Tante le voci raccolte nell’inchiesta televisiva di Maite Carpio, dallo stesso monsignor Paglia al teologo Ermenegildo Manicardi, che ha studiato le donne nelle sacre scritture; da Erri de Luca a Maria Voce, successore di Chiara Lubich alla guida del Movimento dei Focolari, alla professoressa Marinella Perroni. E la stessa Perroni, nel suo intervento alla Gregoriana, ha messo in risalto come le donne siano una ‘forza precisa, contundente. La storia delle donne nella Chiesa entra nella Grande Storia, ne diventa una pagina fondamentale. Cinquant’anni fa – ha ricordato la teologa romana – al Concilio Vaticano II sono arrivate 23 donne”, accogliendo l’invito del cardinale belga Suenens che, rivolgendosi agli altri 2.500 padri conciliari, chiese: «Dov’è l’altra metà della Chiesa?». “Un germe che, seminato all’interno di un terreno fecondo, ha fiorito bene ed è destinato a fruttificare ancora, grazie anche all’apporto di tanta teologia ‘al femminile’. Perché – ha concluso Perroni – come disse l’argentina Margarita Moyano Llerena, una delle 23 presenti ai lavori conciliari, “le donne a Roma arrivano solo alla fine. Ma alla fine arrivano”.