Finanze vaticane, i progressi della Santa Sede

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È stato un percorso rapido, coerente e convincente, quello che la Santa Sede ha intrapreso per adeguare il proprio ordinamento agli standard internazionali antiriciclaggio. Lo dice il “progress report” (ossia un “rapporto sui progressi”) pubblicato oggi da MONEYVAL, il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa. I quali, al punto 128 sottolineano: “E’ chiaro da questa analisi che molto lavoro è stato fatto in poco tempo per soddisfare la maggior parte delle raccomandazioni tecniche di MONEYVAL. Ci sono molte benvenute chiarificazioni e miglioramenti alla struttura anti-riciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo”.

Il progress report è un qualcosa che può apparire come “epocale”, dal momento che si parla della Santa Sede, e del suo percorso in un settore sensibile come quello finanziario. In realtà è una tappa piuttosto “ordinaria”, se si leggono le procedure MONEYVAL. Ogni Stato che si sottopone alla valutazione del Comitato, dopo la pubblicazione del rapporto al terzo round, è chiamato a tornare davanti alla plenaria di MONEYVAL per relazionare sui progressi fatti riguardo l’attuazione delle raccomandazioni tecniche ricevute. Il rapporto può essere adottato o non adottato. Nel primo caso (adozione), lo Stato “promosso” dovrà presentare un altro rapporto due anni dopo. Nel secondo caso (non adozione), dovrà invece fare una ulteriore relazione alla plenaria successiva.

Il rapporto della Santa Sede è stato adottato, e non poteva essere che così. Scorrendolo, si può notare che ogni raccomandazione di MONEYVAL riceve una risposta puntuale, che va addirittura al di là delle richieste degli esperti europei.

Era stata del resto la Santa Sede a chiedere di relazionare su tutte le raccomandazioni essenziali (le cosiddette “key and core”). E benché il prossimo aggiornamento, come da procedura, è previsto tra due anni (ossia nel dicembre del 2015), è stata la Santa Sede a rendersi disponibile ad offrire informazioni durante le prossime plenarie i MONEYVAL, nel contesto delle tavole rotonde nel quale tutti gli Stati aprono una finestra sulle proprie attività (punto 134).

Questo può essere letto come un segnale chiaro della volontà della Santa Sede di andare avanti sul percorso della trasparenza finanziaria senza alcun tentennamento né alcuna segretezza. Una scelta che dovrebbe spazzare via i “miti” sulla finanza vaticana che si sono moltiplicati sulla stampa negli ultimi anni.

Di questi miti, l’ultimo riguarda proprio il rapporto di MONEYVAL sulla Santa Sede, che ha spinto qualcuno a rispolverare la narrativa del bicchiere “che può essere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista”, che sembra volere recuperare qualche brandello di quella oramai sepolta teoria del “passo indietro” compiuto con la revisione della legge CXXVII.

Un punto di vista smentito dai fatti riportati nel progress report, dove viene ripercorsa punto per punto la storia della legge antiriciclaggio vaticana: la prima legge vaticana anti-riciclaggio del 2010; la revisione della legge nella primavera del 2012, che ha messo la Santa Sede sui binari giusti; i consequenziali emendamenti della stessa legge nel dicembre del 2012, che hanno rafforzato la cooperazione internazionale; e infine la legge n. XVIII del 2013, che ha sostanzialmente ridefinito il sistema legislativo, e riscritto la normativa antiriciclaggio; fino all’ultimo atto, la riforma dello Statuto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, che ha rafforzato l’autorità definendo meglio compiti e funzioni dei suoi componenti.

MONEYVAL chiede sì, all’AIF di dotarsi di nuove figure professionalmente adeguate (par. 131). Ma l’idea che viene fuori dal rapporto è che la richiesta rappresenti un incoraggiamento ad andare avanti sulla strada intrapresa, più che un rimprovero.

Il sistema finanziario della Santa Sede è stato completamente rafforzato. Molto è stato fatto dopo la pubblicazione del rapporto di MONEYVAL su Santa Sede/Stato della Città del Vaticano il 4 luglio 2012.

Già in quel rapporto venivano segnalati i progressi della Santa Sede, analizzando in particolare le due “financial institutions” vaticane: l’Istituto delle Opere di Religione (spesso erroneamente definito “la banca vaticana”) e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Per quanto riguarda il primo, il rapporto del 2012 già segnalava una revisione della clientela in corso, per un lavoro di “screening” che era cominciato da tempo. Questo lavoro è finito al termine del 2012, come sottolinea il progress report al punto 14 e poi al punto 44, mentre una nuova analisi approfondita dei conti correnti, con ridefinizione delle caratteristiche della clientela, sarebbe ancora in corso.

Si tratta dello screening portato avanti dai consulenti esterni. Uno screening che sarebbe dovuto finire intorno al 30 novembre, ma che secondo MONEYVAL è tutt’altro che finito secondo i tempi pubblicizzati ed è ancora in corso.

Certo è che il sistema messo a punto inizia a funzionare, ed ha “generato un significativo numero di transazioni sospette, che vengono analizzate dall’AIF, e quando è opportuno segnalate al Promotore di Giustizia” si legge al par. 130 del progress report. Nello stesso paragrafo  viene poi segnalato che “la prima richiesta di rogatoria internazionale è stata inoltrata dalla Santa Sede”, e che si tratta di un sospetto caso di riciclaggio. Sembrerebbe essere la rogatoria inviata dalla Santa Sede riguardo il caso di mons. Scarano, ma non è giunta ancora notizia che l’Italia abbia risposto a questa prima, storica, rogatoria partita dalle mura della Città Leonina.

Per quanto riguarda l’APSA, nel Rapporto di MONEYVAL del 2012, si leggeva che l’attività e i conti non istituzionali erano esigue, e in via di estinzione. Il progress report attesta che l’APSA sta attuando gli impegni assunti per cosi chiudere ogni attività e conto non istituzionale, e quindi ritornare allo status di “autorità pubblica” ai fini della normativa antiriciclaggio.

In generale, il nuovo regime sanzionatorio definito con dalla legge n. XVIII è stato considerato efficace e dissuasivo, e questo rappresenterebbe un “punto di non ritorno” che dovrebbe anche rassicurare le controparti estere circa la severità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano nel prevenire e punire eventuali condotte illecite.

Tutto sommato, il percorso di adeguamento agli standard internazionali (cui sono chiamati tutti gli Stati) viene portato avanti in maniera istituzionalmente coerente, oramai da tre anni.

Appare quindi poco convincente la narrativa del “new deal” dello IOR o delle finanze vaticane. Ad essere precisi, si può notare come lo IOR fosse considerato sulla giusta strada anche nel rapporto del luglio 2012 (dove si sottolineava anche come in alcuni casi le procedure IOR fossero al di sopra dei requisiti previsti dalla legge n. CXXVII del 2010). Dunque la nuova gestione dello IOR sta in sostanza costruendo un edificio sulle fondamenta stabilite dalla vecchia gestione tanto criticata del Direttore generale Paolo Cipriani.

E questo, d’altronde, è coerente ad una logica della continuità nell’attuazione degli impegni assunti a livello internazionale dalla Santa Sede.In una più ampia prospettiva, si potrebbe anche notare come in realtà tutto ciò che è stato fatto nel settore finanziario risponda ad un percorso intrapreso sotto il pontificato di Benedetto XVI, e proseguito da Papa Francesco. Il segnale è quindi chiaro: stabilire un sistema antiriciclaggio credibile e sostenibile, coerente agli standard internazionali, e adatto alla realtà della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, senza rapporti privilegiati o protettorati con particolari paesi. È da questa visione globale che sembra scaturire il deciso cammino della Santa Sede in un settore che solo tre anni fa era tra i più sensibili.

Anche lo IOR si colloca in questo contesto. Il nuovo corso dell’istituto, quale soggetto sottoposto al nuovo ordinamento, è dunque l’effetto, e non la causa, dei progressi compiuti dalla Santa Sede, come si trova chiaramente nel progress report, e come è logico che sia in qualsiasi giurisdizione che voglia rendersi credibile nella lotta agli abusi e agli illeciti nel settore finanziario.

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