Il prefetto Mueller: “La crisi del sacerdozio è la crisi della nostra epoca”
Lo aveva detto a Papa Francesco, quando questi lo era andato a trovare per pranzo nella sua casa di piazza della Città Leonina, nell’abitazione che fu di Joseph Ratzinger. Tra una zuppa e un piatto bavarese di carne di maiale e vitello, Gehrard Ludwig Mueller, attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger, aveva detto che in quella raccolta di scritti sul sacerdozio di Joseph Ratzinger che era stato pubblicato c’era la risposta alla crisi della nostra epoca. “Santità, lo dobbiamo far conoscere, soprattutto ai seminaristi e al clero”, disse Mueller. E il primo di questi appuntamenti è stato a San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa, la mattina del 7 dicembre.
Davanti a sacerdoti e seminaristi, il cardinal Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, al suo fianco, Mueller ha messo in luce la continuità tra i pontificati di Benedetto XVI e Francesco. Il sacerdozio, da vivere con Letizia e Carità, secondo il primo. Il sacerdozio, da vivere come pastori e non funzionari, come mediatori e non intermediari, secondo il secondo.
Il libro di cui parla Mueller è il dodicesimo volume dell’opera omnia di Benedetto XVI, “Annunciatori della parola e servitori della vostra gioia” (Libreria Editrice Vaticana), che abbraccia una cinquantina di anni di interventi sul tema del sacerdozio. “Benedetto XVI – spiega il prefetto Mueller – indica una strada che porta fuori da quella crisi nella quale era caduto un sacerdozio cattolico senza impostazione e motivazioni teologiche e sociologiche adeguate”.
In fondo, la crisi del sacerdozio è un po’ lo specchio della crisi del mondo. Come superarla? Per Mueller – ne aveva parlato già presentando lo stesso volume a Gela il 19 novembre – c’è solo una soluzione: tenere lo sguardo fisso sulla Resurrezione di Gesù. Perché – dice – con la Resurrezione “tutto compie il salto qualitativo. Viene posto il fondamento per superare ogni crisi. Quella crisi per cui tutti l’avevano abbandonato nell’ora drammatica della consegna di Gesù ai peccatori”.
Ha aggiunto Mueller a Gela: “Se Cristo per mezzo della risurrezione ha superato la più grande crisi mai esistita nella fede, la crisi della missione e della potestà apostolica e dunque anche del sacerdozio, allora è proprio dando lo sguardo a Gesù che si possono superare tutte le crisi storiche della Chiesa e soprattutto del sacerdozio”.
Mueller aveva ripercorso tutte le tappe teologiche di questa crisi sacerdotale. Ne individua le cause nel fatto che il sacerdozio è sempre più stato considerato una funzione, più che una missione. Spiega che “alla critica formulata dalla riforma protestante dal sacerdozio sacramentale si è unita l’idea di autonomia del soggetto”, e a questo si è unita anche una particolare scuola esegetica, che ha portato ad osservare Gesù “soprattutto da un punto di vista sociologico”. Sono tutti temi che fanno perdere di vista la natura stessa del sacerdozio, e la natura stessa della Chiesa. In fondo, è per questo che Benedetto XVI ha voluto scrivere la vita di Gesù a partire proprio dalla verità storica dei Vangeli. Perché se perdiamo di vista il legame tra storia e rivelazione, non comprendiamo fino in fondo la nostra fede.
Mueller ci tiene a sottolineare: “La Chiesa è divinamente fondata, ed è importante sottolinearlo oggi. È fondazione divina, dono divino, per tutti noi”.
Mueller spiega che “gli scritti di Joseph Ratzinger cominciano poco prima del Concilio Vaticano II, e lo oltrepassano, affrontando da subito la crisi del sacerdozio che è arrivata temporalmente dopo il Concilio Vaticano II”. E sin da subito “Ratzinger aveva percepito con viva sensibilità” l’inizio della crisi del sacerdozio, e fa una riflessione a partire dai padri della Chiesa. Ma “diacono, presbitero, vescovi hanno sempre avuto un legame particolare con gli apostoli, che li istituiscono con le mani la preghiera e la consacrazione. Nel nome del supremo pastore essi sono i pastori che rappresentano e attraverso i quali egli stesso è presente”.
Afferma il prefetto: “Gesù oggi come in ogni tempo invita a pascere il suo gregge. Sottolinea una sua vocazione sacerdotale, nella vocazione al sacerdozio comune. Questo sguardo che ci spinge con fiducia e speranza affidabile” oltre la crisi.