Cardinal Becciu: “Sono confortato dalla mia coscienza pulita”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.03.2024 – Ivo Pincara] – Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu ha rilasciato un’intervista a Die Zeit del 27 marzo 2024, a cura di Marco Ansaldo e Evelyn Finger [QUI online e QUI formato PDF]. Die Zeit è un settimanale tedesco, che dà molto spazio all’analisi politica tenendo una linea editoriale vicina al centrosinistra. È stato fondato ad Amburgo nel 1946 e vende quasi 500.000 copie. Dal 2004 è diretto dall’italo-tedesco Giovanni di Lorenzo. Riportiamo di seguito la traduzione italiana dal tedesco del testo integrale dell’intervista.

Die Zeit

Angelo Becciu era uno degli uomini con più potere al Vaticano. Ora dovrebbe scontare una pena per appropriazione indebita e abuso d’ufficio. In questa intervista, il cardinale parla della sua sentenza, e afferma ancora una volta la sua innocenza.

Die Zeit: Eminenza, il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano l’ha condannata a cinque anni e mezzo di reclusione. Risulta quindi essere il primo cardinale a dover scontare una pena in carcere, è corretto?
Giovanni Angelo Becciu: Non sono il primo, ma per trovare un altro cardinale che è stato condannato si deve tornare molto indietro nel tempo. Nel 1557, per ordine di Papa Paolo IV, il Cardinal Morone venne assolto in seguito a un lungo processo, dopo che era stato in carcere. Da allora, in Vaticano non c’è più stato alcun processo contro un cardinale. Il fatto che io sia innocente mi è di conforto.

Nella Curia si discute il fatto che un uomo del suo rango venga citato dal Tribunale. Perché a lei non è stata concessa l’immunità?
Il Papa ha fatto sì che la legge venisse cambiata mentre le indagini erano ancora in corso. Ora non è più il Collegio Cardinalizio a giudicare i Cardinali e i Vescovi che lavorano in Vaticano, ma il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Ha preso in considerazione il fatto di non comparire in Tribunale?
No. Ho accettato il mandato di comparizione, per obbedienza al Papa. E pensavo che sarei stato trattato in modo equo, non condannato a priori.

Quando è iniziato il processo, lei aveva già perso i suoi incarichi: non era più né Sostituto né Prefetto. Prima ancora, è stato per anni il terzo uomo più potente dopo il Papa e il suo fedelissimo. Si sente tradito dal Pontefice?
Il Papa ha sempre riposto fiducia in me. Sono convinto che gli abbiano riferito cose sbagliate sul mio conto.

Qual è stato per lei il momento più difficile del processo?
È stato tutto difficile. È stato umiliante.

Lei è stato condannato per appropriazione indebita e abuso d’ufficio. Ha confessato questi reati?
Come potrei confessarli? Non li ho commessi!

Tuttavia, le accuse contro di lei erano ancora più pesanti di quelle che abbiamo citato.
Sono stato assolto dalla metà delle accuse, ma anche la restante metà è falsa. È tutto falso! Il Tribunale, ad esempio, ha rigettato l’accusa di istigazione a rendere informazioni mendaci. A quanto pare, io avrei fatto pressione su un testimone, che assurdità! Durante il processo è emerso il contrario: il testimone era stato ricattato per dichiarare il falso contro di me. Questa testimonianza è stata l’unico motivo per il quale sono stato citato in tribunale, ma era tutta una farsa. Questa è l’amara verità!

Ha ammesso qualche colpa? C’è qualcosa di cui oggi si pente?
Non mi sento e non sono in colpa nella maniera più assoluta. Tutte le accuse sono state confutate dai miei avvocati.

Eppure è stato condannato!
Ingiustamente. Durante il processo si è dimostrato come io abbia sempre agito nell’interesse della Santa Sede e mai nel mio. Come supervisore, avrò certamente commesso degli errori. Potrei aver valutato male alcune cose e a volte potrei essermi fidato delle persone sbagliate. Ma gli errori di gestione non sono reati!

È stato condannato prima di Natale. Siamo ormai a Pasqua e lei vive ancora nel suo appartamento in Piazza San Pietro. Quando è previsto il suo trasferimento in carcere?
Credo mai. Sono sicuro che la mia innocenza verrà riconosciuta e che la verità verrà alla luce. Faremo ricorso in appello contro la sentenza.

Perché non l’ha ancora fatto?
I miei avvocati hanno già presentato la domanda, ma sono mesi che aspettiamo di conoscere le motivazioni della sentenza.

Vi opporrete solo alla sentenza o metterete in discussione anche lo svolgimento del processo, come fanno molti critici?
Alcuni dei giuristi più prestigiosi in Italia hanno mosso delle severe critiche riguardo il processo. Penso soprattutto al Cardinal Herranz e ai professori universitari Paolo Cavana e Geraldina Boni. Ma io voglio che il processo d’appello dimostri la mia innocenza. Per chiarire le origini di questa vicenda una volta per tutte, spero anche che vengano desecretate le dichiarazioni dei testimoni,  in particolare le oltre cento chat tra il Promotore di Giustizia del Vaticano e una testimone.

Lei vive nell’edificio che ospita la Congregazione per la Dottrina della Fede, proprio accanto alla Basilica di San Pietro. Da quando è stato indagato, come è stato trattato in Vaticano?
Dopo l’inizio delle indagini e la perdita delle mie cariche nel 2020, molti nella Curia si convinsero della mia colpevolezza e io rimasi isolato. Durante il processo l’atmosfera cambiò completamente, dal momento in cui emerse una cospirazione contro di me.

È deluso dall’iniziale diffidenza delle persone del suo ambiente?
Come le ho già detto, molti mi hanno dimostrato fiducia. Certo, alcuni mi hanno deluso, ma l’affetto della mia famiglia e dei miei vecchi amici è stato irremovibile. Sono molto grato alle persone della mia terra, la Sardegna, che non hanno mai dubitato della mia onestà.

Oggi la sua Chiesa sembra basarsi solo su scandali. Com’era questa Chiesa durante la sua infanzia?
Provengo da una famiglia di credenti. Mio padre era un contadino, mia madre una casalinga e vivevamo una fede semplice ma molto forte. Da bambino amavo andare in chiesa, mi piacevano le celebrazioni e mi affascinava il modo in cui i sacerdoti operavano. Erano bravi sacerdoti.

Perché è diventato sacerdote?
Volevo essere come i sacerdoti che conoscevo: un predicatore e un educatore. Dopo sette anni trascorsi a formare giovani seminaristi in Sardegna, ho ricevuto una chiamata inaspettata dalla Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma.

Ha esitato nel prendere una decisione?
No. Ho chiesto del tempo per pensarci, ma poi il desiderio di andare dove la Chiesa mi chiamava ha prevalso e ho detto sì.

Come diplomatico del Vaticano ha prestato servizio in diversi continenti. Ha conosciuto una Chiesa povera e in difficoltà in Africa e una molto potente nel Nord America e in Europa.
Inizialmente ero Segretario della Nunziatura Apostolica nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica del Congo, nel Sudan e nella Sierra Leone. Dopodiché sono stato trasferito in Nuova Zelanda, a Londra, a Parigi e a Washington. Quando mi sono recato in Angola e a Cuba ricoprivo la carica di Nunzio Apostolico. Il mio compito era sempre lo stesso: mantenere vivo il legame tra il Papa e le Chiese locali, difendere la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani. I diplomatici vaticani non rappresentano interessi politici, economici o militari, ma difendono i diritti delle persone.

In quale posto sarebbe rimasto volentieri?
In tutte le nazioni che ho visitato ho lasciato un pezzo di cuore. In Africa si dice: si arriva in un nuovo Paese con le lacrime agli occhi e si riparte piangendo.

Non ha mai avuto nostalgia di casa?
Come sacerdote devi essere amico di tutti, in modo che queste amicizie rimangano anche dopo la tua partenza. Ma devo ammetterlo: a noi Sardi non piace lasciare la nostra isola. Sono tornato a casa ogni estate per andare in vacanza e mantenere i contatti con la diocesi e con la mia famiglia. La Sardegna è sempre stata la mia casa.

Come mai nel 2011 è salito improvvisamente ai vertici della Segreteria di Stato, diventando Sostituto?
Il Cardinal Bertone, allora Segretario di Stato, mi telefonò mentre mi trovavo a Cuba, e mi disse: “La aspettiamo a Roma”. Fui colto alla sprovvista, ma dopo averci pensato accettai.

Dal 2011 ha lavorato per Papa Benedetto. La carica le è stata confermata poi da Francesco nel 2013 che l’ha fatta però retrocedere nel 2018, mettendola a capo di un dicastero, cioè di un servizio della Curia.
Non si è trattato di una retrocessione. Sono stato promosso da Vescovo a Cardinale e allo stesso tempo anche a Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.

Nel 2020 ha lasciato la carica di Prefetto. La Procura vaticana l’ha indagata per irregolarità finanziarie nella Segreteria di Stato. Da quanto tempo era responsabile di queste finanze?
Non è proprio così! Come Sostituto, ero responsabile di diciassette dipartimenti, uno dei quali amministrava i fondi della Segreteria di Stato. Lavoravamo insieme in un clima di fiducia. Il compito di questo Ufficio amministrativo era quello di proporre investimenti, mentre il mio era quello di dare l’approvazione finale. Ho sempre accettato le proposte che mi venivano presentate. Il nostro dovere era quello di lavorare in favore della Santa Sede, e i nostri esperti erano stimati da tutti.

Erano sacerdoti?
No, perlopiù laici. Il Capo ufficio Alberto Perlasca era un sacerdote, ma aveva esperienza nell’amministrazione dei beni della Chiesa. Era una materia che insegnava anche all’Università. Io non avevo alcuna competenza o esperienza in questo campo, e a volte facevamo delle battute a riguardo.

Parliamo della proprietà londinese che ha dato il via all’intero processo. Secondo i giudici, il Vaticano ha perso tra i 139 e i 189 milioni di euro nell’affare. La colpa sarebbe la sua, poiché ha investito 200 milioni di euro (un terzo del patrimonio totale) provenienti dalle casse della Segreteria di Stato senza prima analizzare il rischio.
Prima di tutto devo fare una precisazione: non sono stato giudicato per l’investimento in sé, ma per averlo autorizzato. L’autorizzazione scritta venne dall’allora Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, mio superiore. La sua decisione si basava sulla perizia del nostro Ufficio Investimenti, fatta dagli esperti sotto Perlasca.

L’ufficio di Perlasca era sottoposto a lei, no?
Si, ma sono sempre stato rassicurato del fatto che l‘investimento non comportasse alcun rischio.

È arrivato a Roma un anno prima dello scandalo Vatileaks. A quel tempo si indagava già sulla gestione finanziaria della Banca Vaticana, nella quale Joseph Ratzinger stava cercando di mettere ordine. Lei stesso ha successivamente indagato sui consulenti finanziari del Vaticano, e ha ordinato un audit esterno dei conti della Curia. Avrebbe mai immaginato che la Procura vaticana potesse indagare anche su di lei?
No, perché non ero a conoscenza di alcun illecito. Inoltre, era inconsueto mettere sotto processo un capo della Segreteria di Stato o anche solo un funzionario della Curia.

Alla fine del 2019, Papa Francesco ha difeso la questione di Londra, sostenendo che i tempi in cui i soldi venivano messi nel salvadanaio erano finiti. Lei era già sotto inchiesta. La Banca Vaticana aveva segnalato come sospetti i prestiti richiesti per l’acquisto di immobili a Londra. Nell’estate del 2021 venne avviato il processo contro di lei e altri nove imputati nel Tribunale vaticano. Alcuni di loro erano coinvolti nell’infelice affare di Londra. Pensa che siano tutti innocenti?
Io penso a me, senza giudicare gli altri.

Secondo lei, perché l’affare di Londra è andato storto?
Bisogna sempre considerare il contesto delle cose. L’operazione comprendeva quattro fasi: in primo luogo l’investimento vero e proprio con l’acquisizione del 45% del fondo che deteneva l’immobile; poi il ritiro del fondo prima del termine stabilito; in seguito, l’acquisto dell’immobile e la delega della sua gestione al broker Torzi; e infine, la vendita.

Con una perdita significativa.
Si, ma io ero responsabile solo della prima fase, quella dell’investimento. Il mio Capo ufficio mi assicurò che tutto stava andando bene, non menzionò mai alcun problema. Solo nell’ottobre 2019 scoprii la verità, quando ormai avevo lasciato da un anno la mia carica di Sostituto. I problemi sono emersi dopo che me ne ero già andato. Mai nessuno prima ne aveva parlato, e questo è emerso chiaramente durante il processo.

Si dice che il Vaticano abbia perso almeno 100 milioni di euro, una cifra relativamente bassa rispetto agli investimenti statali. Perché la sanzione è così alta?
Non solo la sanzione è troppo alta, ma non avrebbe proprio dovuto essere comminata. Non sono responsabile di alcuna perdita, in quanto ho agito con l’autorizzazione dei miei superiori, seguendo la procedura standard della Segreteria di Stato. E perché mai un investimento, seppur sbagliato, viene considerato reato? Questa domanda mi tormenta ogni giorno da quando è stata pronunciata la sentenza il 16 dicembre 2023. Perché sono stato condannato? Chi ha emesso la sentenza sa benissimo che non un solo centesimo dell’affare di Londra è finito nelle mie tasche, e sa anche che non possiedo alcuna proprietà ad eccezione di una vecchia Mazda del 2001.

Si dice che abbia favorito il finanziere Mincione, che gestiva il fondo in cui la Segreteria di Stato aveva investito.
Questo è privo di ogni logica. Perché avrei dovuto farlo? Non conoscevo nemmeno Raffaele Mincione. Perché avrei dovuto favorire qualcuno che causava delle perdite alla Segreteria di Stato? E perché pur non avendo guadagnato un centesimo da questa situazione, ho ricevuto quasi la stessa sanzione di chi invece ha intascato milioni?

Quale conclusione trae dopo il fallimento di Londra? La Curia è autorizzata a speculare o ha ragione Papa Francesco quando afferma di voler una Chiesa povera per i poveri?
Il Papa ha ragione, ma dobbiamo garantire anche gli stipendi ai 4.000 dipendenti che lavorano nel Vaticano. La maggior parte di loro sono persone laiche con famiglia. Dovremmo licenziarli se i soldi non bastassero più? Nonostante tutte le riforme, la Santa Sede presenta ancora un bilancio negativo. La Chiesa non è un’azienda e non deve cercare di avere un profitto, ma dobbiamo anche finanziarci.

Le diocesi tedesche sono molto abbienti rispetto alla media internazionale. Dopo lo scandalo Vatileaks molti Tedeschi hanno provato a riorganizzare le finanze del Vaticano: Joseph Ratzinger, Ernst von Freyberg, Georg von Boeselager, il Cardinale Reinhard Marx. Hanno fallito per via di Roma?
Non esprimerò un giudizio a riguardo. La realtà è che la Chiesa tedesca è in prima linea nel sostenere le missioni della Santa Sede a sostegno dei poveri e dei bisognosi.

Lo scandalo finanziario che ha condotto al processo si è intensificato nel 2019, quando la Banca vaticana IOR ha sporto denuncia contro la Segreteria di Stato e l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria vaticana (ASIF). Questa autorità fu istituita da Papa Benedetto XVI nel 2010 e confermata da Papa Francesco nel 2013 per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. È vero che c’è stata una lotta di potere tra lo IOR e la Segreteria di Stato per il controllo sulle finanze del Vaticano?
Questo lo affermano e lo scrivono in tanti. Non voglio aggiungere nulla a riguardo, anche perché non ricopro più alcuna carica nella Segreteria di Stato dal 2018.

Probabilmente l’accusa più pesante nei suoi confronti è quella di aver sottratto, insieme alla consigliera sarda del Vaticano Cecilia Marogna, dei soldi per la liberazione di una suora colombiana. Ma anziché impiegarli per pagare il riscatto ai terroristi, Marogna li ha sperperati in oggetti di lusso e viaggi.
Questa accusa è assurda e offensiva! Avrei approfittato del rapimento di una suora in veste di sacerdote e diplomatico esperto? Non sono certo così cinico! L’accusa era così assurda che un avvocato della parte civile, il professor Giovanni Maria Flick, rappresentante dell’APSA, ha chiesto la mia assoluzione!

Si dice che Cecilia Marogna abbia ricevuto 575.000 euro dalla Segreteria di Stato per il riscatto, e li abbia spesi per sé.
Non ho mai avuto motivo di dubitare della Signora Marogna. Credo che abbia lavorato correttamente con un’agenzia britannica che ha organizzato la liberazione. Suor Gloria, la suora rapita, è stata liberata dopo una lunga e straziante prigionia. Questo è il mio più grande conforto in questo processo vergognoso.

La sentenza, che lei ritiene ingiusta, ha scosso la sua fede?
No. Credo che Dio mi stia mettendo alla prova. Attraverso la sofferenza, la mia fede si purifica e si rinnova.

Il Tribunale l’ha giudicata colpevole di aver trasferito 125.000 euro a suo fratello in Sardegna. Il trasferimento era legale, ma lei non avrebbe dovuto fare delle transazioni a favore di un parente.
Ho agito su richiesta dei Vescovi della mia diocesi in Sardegna, che mi hanno chiesto aiuto per le loro opere di carità nel 2015 e nel 2018. Tali donazioni rientravano pienamente nei miei poteri. Il Tribunale ha anche stabilito che il denaro non è finito nelle tasche di mio fratello, ma sul conto della Caritas della diocesi. Non ci sono mai state affari nascosti con mio fratello!

Lei sostiene che i suoi oppositori in Vaticano hanno complottato contro di lei. Potrebbe spiegare cosa intende?
Durante il processo, le dichiarazioni dei testimoni hanno rivelato chiaramente che c’erano delle cospirazioni contro di me. Ho iniziato a nutrire dei sospetti già tre anni fa, quando questo incubo ha avuto inizio. I miei avvocati stanno cercando di ottenere informazioni ancora secretate, ma necessarie per arrivare alla verità. In quanto giornalisti, dovreste indagare!

I giornali italiani scrivono che lei ha cercato di citare Papa Francesco come testimone chiave in tribunale.
Non è vero. Non ho mai chiesto al Papa di testimoniare in Tribunale, anche se alcuni fatti sono noti solo a me e al Santo Padre. Gli sono stato fedele.

Si dice però che abbia telefonato al Papa e registrato la conversazione.
Non posso negarlo, perché l’ho confessato in tribunale. Non ho mai voluto però rendere pubblica la registrazione. In seguito, sono andato dal Santo Padre, e lui ha capito le mie ragioni.

Potrebbe ripeterle per noi?
Meglio di no. Sarebbe irrispettoso parlarne qui.

Ha avuto l’occasione di parlare con il Papa delle gravi accuse che le sono state rivolte?
Il colloquio con lui nel settembre 2020 fu spiacevole, perché fu l’inizio della mia sofferenza. Dopo la mia destituzione da Prefetto, ho cercato di ricucire il nostro rapporto. Quando chiesi udienza, mi ricevette immediatamente. Mi venne poi a trovare il Giovedì Santo del 2021.

Nella sua abitazione presso l’edifico della Congregazione per la Dottrina della Fede?
Si, nel 2021. Mi chiese anche di tornare al Collegio Cardinalizio.

Nel 2020, lei ha dovuto rinunciare a tutti i diritti di cardinale. Perché il Papa l’ha voluta riportare nella loro cerchia?
Probabilmente per la presunzione di innocenza. Per questo avevo fiducia nel processo.

Ora crede nella sua colpevolezza?
Spero di no, mi sorprenderebbe. Sono sicuro che se sarò assolto ne sarà molto felice.

È stato uno dei suoi collaboratori più importanti per sette anni, non crede di essere stato abbandonato?
I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Le chiedo comunque di comprendere se non voglio coinvolgere il Santo Padre in questa vicenda.

Ha paura della prigione?
Della prigione? No!

Perché no?
La punizione peserà meno su di me che su chi mi ha diffamato. Sono confortato dalla mia coscienza pulita.

Ora è considerato un condannato. Chi la sostiene ancora?
Quelli che mi conoscono bene. Anche sacerdoti e gente comune mi avvicina per strada. Al mio fianco ci sono persone che sono andate a fondo durante questo assurdo processo, che in Italia è paragonato all’Affare Dreyfus. Essere etichettati come condannati e allo stesso tempo sapere di essere innocenti è difficile, la mia anima non accetta questa palese ingiustizia. Ma la preghiera e i messaggi di incoraggiamento delle persone dei Paesi in cui ho lavorato mi aiutano. Molti all’interno della Curia ora mi credono. E poi c’è la solidarietà silenziosa dei cardinali.

Vorrebbe farne i nomi?
No, ma vorrei menzionare i miei avvocati, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, che mi difendono con entusiasmo. Tra i nostri sostenitori ci sono diversi giudici e Pubblici Ministeri italiani che conoscono gli atti del processo e storcono il naso riguardo le modalità con le quali è stato condotto.

I suoi avvocati hanno dichiarata la non colpevolezza.
Griderò la mia innocenza finché vivrò. Persone disoneste mi hanno diffamato e hanno fatto credere al Papa che io l’abbia danneggiato. Stanno usando il Papa, è una cospirazione.

Chi ha cospirato contro di lei?
Ho dei sospetti, ma staremo a vedere.

Si dice che durante l’indagine sulla vicenda Vatileaks 2 si sia fatto dei nemici. Francesca Chaouqui, all’epoca revisore dei conti in Vaticano, è stata condannata dal Tribunale a una pena detentiva sospesa nel 2016. Viene considerata una sua oppositrice.
Non voglio assolutamente parlare di lei.

Il Vaticano ha coinvolto anche il magistrato antimafia Giuseppe Pignatone. Si dice che ora percepisca una lauta pensione dalla Santa Sede. Pignatone ha il potere di decidere contro il volere del Papa?
Non mi interessano queste domande, mi interessa solo la verità. Tutti gli avvocati si sono lamentati della violazione dei principi e delle regole necessarie per un giusto processo.

Crede che il Papa la perdonerà?
Se ho offeso il Papa in qualche modo, mi inginocchio al suo cospetto e gli chiedo perdono. Ma per cosa dovrei chiedere perdono? Sono sempre stato fedele ai Papi e alla Chiesa.

Vede la sua crisi personale come parte della crisi della Chiesa?
La mia Chiesa sta attraversando un momento difficile. È scossa dal secolarismo e dagli scandali sugli abusi, dal relativismo teologico e dalla polarizzazione ideologica, dalle persone che abbandonano la Chiesa e dalla carenza di sacerdoti. Ma da queste crisi ne è sempre uscita migliore.

E lei?
Io prego di non perdere mai la gioia della fede.

A volte pensa al fatto che suo padre non voleva che lei andasse a Roma?
No, ma sto soffrendo. Ciò che mi addolora di più è pensare che il Papa possa credere anche solo per un minuto che io gli abbia mentito. Soprattutto ora che siamo a Pasqua. Per anni è venuto a pranzo a casa mia il Giovedì Santo, insieme ad alcuni sacerdoti di Roma.

Giovedì Santo Gesù fu sopraffatto dalla paura della crocifissione. Si rivolse a Dio dicendo: “Padre, perché mi hai abbandonato?”.
Tutti conoscono questi momenti di disperazione, li chiamiamo “la notte oscura dell’anima”. Ma alla fine Gesù si consegnò nelle mani del Padre e disse: “Sia fatta la tua volontà!”.

Dove festeggerà la Pasqua?
Ero solito partecipare a tutte le liturgie del Papa a Roma con gli altri cardinali. Questa volta invece celebrerò con la mia famiglia e il mio vescovo in Sardegna, nella parrocchia di Pattada, il mio paese natale.

Rassegna stampa sul Caso Becciu di Andrea Paganini [QUI]

Indice – Caso 60SA [QUI]

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