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Manifestazioni per non dimenticare piazza Tiananmen

Il 4 giugno dal 1989, al culmine delle proteste che coinvolsero molti giovani ed intellettuali della società cinese, l’esercito della Repubblica Popolare Cinese aprì il fuoco contro i dimostranti in piazza Tiananmen, a Pechino, causando un numero incerto di morti calcolato dalle centinaia alle migliaia. In occasione di questa 35^ ricorrenza il giornale ‘Chistian Times’ pubblica una pagina bianca, come ha riportato il sito ‘Asia News’, motivando la scelta, in quanto la ‘situazione attuale’ si può raccontare solo ‘trasformando i paragrafi in linee vuote e spazi bianchi’ in una società sempre più ‘restrittiva’.

Per tale anniversario il sito di Asia News ha riportato l’appello di ‘Chinese Human Rights Defenders’ per la liberazione di 14 protagonisti del 1989 ancora in galera: “Per 35 anni, tutti i massimi dirigenti cinesi, da Li Peng a Xi Jinping, si sono preoccupati di cancellare i ricordi del 4 giugno perseguitando coloro che pacificamente chiedono di assumersene la responsabilità. Tutti coloro che hanno a cuore la giustizia dovrebbero chiedere pubblicamente alle autorità cinesi di rilasciare immediatamente e senza condizioni questi e tutti gli altri prigionieri di coscienza in Cina”.

Inoltre Asia News ha tradotto una riflessione del vescovo di Hong Kong, card. Stephen Chow Sau-yan, sull’anniversario pubblicata sul sito del settimanale diocesano ‘Sunday Examiner’, in cui auspica un ‘perdono’, che non significa dimenticare, ma che possa permettere alla Cina di voltare pagina:

“Quanto è successo 35 anni fa ha lasciato una ferita profonda in alcune parti della nostra psiche, anche se è stata seppellita e cicatrizzata. Tuttavia, rimane un punto dolente che richiede un’attenzione adeguata per la guarigione. E io sto pregando affinché questa guarigione avvenga. Detto questo, capisco che non dobbiamo fermarci, ma andare avanti.  Una vita sana non dovrebbe rimanere bloccata in uno spazio buio di dolore e risentimento senza fine.

Questo non significa, però, che io possa dimenticare ciò che ho visto e sentito così profondamente quella notte e nelle settimane successive. Anche se i miei ricordi non sono più vividi, il mio cuore ha sentimenti che rimangono vivi, soprattutto in questo periodo dell’anno”.

Ed ha sottolineato che Dio è misericordioso: “Il suo perdono è sempre disponibile per quanti ne hanno bisogno ma non hanno ancora il coraggio di chiederlo. L’amore incondizionato di Dio per noi si esprime in modo travolgente attraverso la Passione e la morte del suo unico Figlio, anche quando viviamo in uno stato di peccato che non confessiamo.

Fortunatamente, è attraverso questo atto d’amore auto-sacrificale che siamo consapevoli del nostro bisogno di perdono di Dio. E con la risurrezione del Figlio, possiamo godere di un nuovo inizio. Proprio perché il perdono di Dio non richiede il nostro pentimento, possiamo anche imparare a perdonare in modo proattivo. Perdonare non significa dimenticare, ma offre una condizione preliminare per la nostra libertà interiore e un futuro più luminoso per tutti”.

La riflessione è stata conclusa con una preghiera: “Oh, Signore della storia, nelle preghiera ho camminato con le vittime e le loro famiglie negli ultimi 35 anni; non ho mancato di accompagnarle con momenti di riflessione e una tristezza altalenante che a volte sembra infinita. Allo stesso tempo, però, mantengo la mia speranza nel Signore risorto che è passato attraverso questa stessa morte. Ora, mi presento davanti a te in preghiera. Con fede e speranza, Signore, ti affido lo sviluppo democratico del Paese.

Tu che sei sempre giusto e saggio. Fammi indossare il tuo giogo e imparare da te. Che io possa intravedere, attraverso la tua bontà e umiltà, il desiderio eterno della vita. Avanzando nell’amore, sostenendoci a vicenda nell’affrontare le nostre contraddizioni, godiamo della bellezza della comunione trinitaria. Oh Signore, guidaci! Cammina con noi, popolo della Cina!”.

Dott. Pellai: educare i giovani al sogno

‘Dopo essere entrato al cambio dell’ora, alle 9,45, ero in cattedra, vedo correre un alunno verso di me: mi punta e spara. Sono rimasto scioccato, non sono riuscito a capire cosa fosse accaduto, è stata una questione di secondi. Ho chiamato subito la vicepreside, i colleghi sono venuti immediatamente ed hanno rimproverato i ragazzi. Dopo, alcuni tremavano e balbettavano; molti solo in un secondo momento hanno capito la gravità di quanto avvenuto, ma al momento, per loro, si trattava solo di una bravata. Ho deciso di non sporgere denuncia per non rovinarli penalmente ma di dare una pena severa dal punto di vista scolastico’.

Amnesty International presenta il rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo

“Per oltre 10 anni, le organizzazioni per i diritti umani hanno avvertito che era in corso un persistente deterioramento del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. Dove si colloca il 2022 in questa discesa? E’ stato un altro anno disastroso per i diritti umani? La violazione delle norme internazionali ha raggiunto un nuovo punto più basso? E se la risposta è sì, che cosa deve fare la comunità globale?”.

Il Nicaragua è ostile alla Chiesa

Niente ferma la dittatura nicaraguense della coppia Daniel Ortega – Rosario Murillo, marito e moglie, Presidente e Vice presidente del Nicaragua, che, dopo aver chiuso il 21 maggio scorso la tv dell’Episcopato ‘Canale 51’, ora ha fatto chiudere il canale tv della diocesi di Matagalpa (nord del Paese) chiamato  ‘Tv Merced’.

Amnesty International chiede l’abolizione della pena di morte

Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più di due terzi dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.

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