Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. 2° giorno della resa dopo l’attacco terroristico azero – Parte 1. Parlamentari europei: sostegno per l’Armenia e sanzioni per l’Azerbajgian

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Prosegue nella parte 2 [QUI].

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.09.2023 – Vik van Brantegem] – I rappresentanti della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, , scortati dalle forze di mantenimento della pace russe, sono arrivati questa mattina nella città di Evlakh per l’incontro con i rappresentanti della Repubblica di Azerbajgian. Si trovano insieme nel luogo d’incontro a Yevlagh per i “negoziati” tra forzi impari sul futuro del popolo dell’Artsakh, già deciso da Ilham Aliyev. L’Artsakh è rappresentato dal Deputato del Partito Democratico dell’Artsakh, Davit Melkumyan, Membro del Comitato permanente per le relazioni estere dell’Assemblea Nazionale dell’Artsakh. L’Azerbajgian è rappresentato dal Deputato Ramin Mammadov, nominato a marzo da Ilham Aliyev “responsabile dei contatti con gli Armeni residenti nella regione del Karabakh”.

Tutti i presenti nella piazza antistante l’edificio ad Evlakh, dove si svolgano i “negoziati”, compresi i giornalisti, sono stati allontanati.

Ore 11.30 ora di Roma, i media statali azeri riferiscono che i “negoziati” tra i rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbajgian a Evlakh si sono conclusi, ma i risultati dei “negoziati” non sono stati ancora resi noti. “Durante i negoziati sono state discusse le questioni relative al reinserimento degli Armeni che vivono in Karabakh”, hanno riferito i media statali azeri.

Alle ore 12.15 ora di Roma, la delegazione dell’Artsakh stava tornando a Stepanakert, scortati dalle forze di mantenimento della pace russe.

I terroristi azeri stanno strappando le bandiere dell’Artsakh dalle strade a Stepanakert, mentre migliaia di Armeni nell’Artsakh sono senza elettricità, gas, casa, intrappolati, separati dalle loro famiglie, senza cibo, acqua, connessione. Immagina di essere sopravvissuto alla guerra dei 44 giorni del 2020, quando i soldati azeri invasero e massacrarono civili per sport e di ritrovarti ancora una volta alla loro mercé.

Pensa di avere un Armeno sotto i piedi.
Questo viene postato da sostenitori dell’Ucraina.
Disgusto.

«Il grido dei bambini, delle donne e degli uomini feriti dalla guerra sale a Dio come una preghiera struggente per il cuore del Padre. Ogni guerra è unicamente una strada di morte che illude alcuni di essere i vincitori» (Papa Francesco – 21 settembre 2023, ore 12.30).

Spiccano due fatti di questa aggressione terroristica dell’Azerbajgian contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh:

  • è come era prevedibile, è durata letteralmente 24 ore (dalle ore 13.00 del 19 settembre alle 13.00 del 20 settembre con l’accordo di cessate il fuoco, costantemente violato dall’Azerbajgian, come di consueto);
  • la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha capitolato formalmente il 21 settembre a Yevlakh, giorno dell’indipendenza dell’Armenia.

E questo è una foto pubblicato sul suo account Twitter da un personaggio che conosciamo già, il Presidente “umanitario” della Mezzaluna Rossa azera, Aslanov Novruz, che pretendeva di aiutare gli Armeni dell’Artsakh dopo 9 mesi di blocco disumano con 10 tonnellate di “farina umanitaria”, ma solo attraverso Aghdam, e basta.

Ore 12.30. Nessuna decisione finale è stata presa durante l’incontro tra Artsakh e Azerbajgian tenutosi oggi a Yevlakh. I dettagli sono ancora in fase di definizione tra le due parti. David Melkumyan, il rappresentante dell’Artsakh per i “negoziati”, ha spiegato a RIA Novosti dopo la conclusione dell’incontro. Quando RIA Novosti si è rivolto al rappresentante azerbajgiano, Ramin Mamedov, ha dichiarato che i “cosiddetti negoziati” possono portare alla conclusione di un trattato di pace che metterà fine al conflitto.

«Non chiamarmi/mandarmi messaggi. Non ho commenti per voi» (Tigran Grigoryan Editorialista e commentatore politico presso Civil Net TV).

Gegham Stepanyan, il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh prova esattamente le stesse sensazioni. Per 9 mesi abbiamo implorato i media internazionali di parlare del genocidio in atto nell’Artsakh, ma invano. Il 20 settembre ha rifiutato più di una dozzina di offerte di interviste. Non ha più senso.

Sono d’accordo con loro. E trovo un disgusto nauseante per i media internazionali e italiani (con pochissime eccezioni che sono stati un faro luminoso).

PS Non rilascio interviste dal 1985 e per maggior ragione non intendo farlo oggi.

Parallelamente ai “negoziati” a Evlakh, le forze armate azere sono entrate a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh/Nagorno Karabakh. Le forze armate azere, di stanza nelle regioni vicine vicino a Stepanakert, hanno violato l’accordo di cessate il fuoco e utilizzano una varietà di armi da fuoco. Si sentono spari anche nel centro della capitale. Per garantire la vostra sicurezza, vi consigliamo vivamente di cercare rifugio nei rifugi antiaerei, ha comunicato il Ministero degli Interni dell’Artsakh.

Il Deputato armeno Tigran Abrahamyan ha condiviso ulteriori dettagli sulle esplosioni a Stepanakert. Ha spiegato che gli incidenti sono avvenuti nel quartiere di Armenavak, dove le unità azere sono vicini alla città da Shushi: «Ho già riferito in precedenza del posizionamento delle truppe azerbajgiane vicino a Stepanakert dopo il cessate il fuoco di ieri. La presenza di Azeri armati in diverse parti della città potrebbe portare a tali incidenti».

«Gli Azeri non solo non hanno cessato il fuoco ieri alle 13.00, sparando e muovendosi in varie direzioni per alcune ore, ma anche oggi hanno continuato le violazioni. Stamattina hanno ucciso preliminarmente un civile nel villaggio occupato di Haterq, ora entrano sparando a Stepanakert» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato dell’Artsakh).

«La quantità di crimini di guerra non documentati del 2020 è molto probabilmente enorme a causa del divieto da parte dell’Azerbajgian di fornire una copertura indipendente. L’ho visto quando ero in Nagorno-Karabakh nel marzo 2021, di cui scrivo nel mio libro. Questa volta nessuno potrà andarci» (Rasmus Canbäck, giornalista e autore indipendente svedese).

Il 19 settembre, l’Azerbajgian ha avviato l’operazione terroristica su larga scala contro la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, impiegando droni, artiglieria pesante e aerei contro i centri abitati dell’Artsakh, uccidendo e ferendo, distruggendo strutture e abitazioni civili, terrorizzando le famiglie affamate in 9 mesi di blocco disumano. Dopo molte distruzioni e perdite di vite umane, attraverso la mediazione del Comando delle forze di mantenimento della pace della Federazione Russa di stanza nel Nagorno-Karabakh, è stato raggiunto un accordo sulla completa cessazione delle operazioni militari a partire dalle ore 13.00 locali (ore 11.00 di Roma) del 20 settembre. Lo Staff del Presidente dell’Artsakh ha inoltre informato che il 21 settembre si sarebbe svolto nella città azera di Evlakh un incontro tra i rappresentanti delle autorità dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh e dell’Azerbajgian.

Alle ore 21.30 locali (ore 19.30 di Roma) del 20 settembre, secondo le informazioni raccolte dall’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, ci sono almeno 200 morti e più di 400 feriti a causa dell’attacco terroristico dell’Azerbajgian. Il numero dei feriti tra la popolazione civile supera le 40 persone, tra cui 13 bambini. Al momento si contano 10 morti civili accertati, tra cui 5 bambini. Proseguono le attività conoscitive dell’Ufficio, volte ad accertare la sorte delle persone scomparse.

Ora che il cessate il fuoco è in vigore (ma non rispettato dall’Azerbajgian), è arrivato l’aspetto politico della risoluzione della guerra. L’Artsakh non ha leve qui. L’Azerbajgian detta la resa incondizionata. Il risultato prevedibilmente è l’esodo dei restanti 120.000 Armeni residenti dell’Artsakh verso l’Armenia, come vuole Ilham Aliyev. Questo è ovvio per chi ha seguito la cronaca quotidiana di 283 giorni del #ArtsakhBlockade. La conferma è venuta da Hikmet Hajiyev, l’Assistente del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Capo del Dipartimento per gli Affari di Politica Estera dell’Amministrazione Presidenziale, con una sua dichiarazione diffusa alle ore 15.42 di ieri: l’Azerbajgian ha ricevuto garanzie che le “formazioni armene illegali” nell’Artsakh saranno disarmate e l’equipaggiamento militare sarà trasferito a Baku. Pronto il piano di Baku per il reinserimento della popolazione armena dell’Artsakh in Azerbajgian. Non serve altro. L’Artsakh non esiste più.

Ieri, a Baku si festeggiava l’ingloriosa vittoria nell’attacco terroristico delle forze armate dell’Azerbajgian contro l’Artsakh con forze impari, sventolando le bandiere di Russia e Turchia. Ecco, l’immagine di una guerra russo-turca per procura azera contro 120.000 Armeni pacifici.

Gli Azeri si preoccupano in modo ossessivo-compulsivo dei confini e non mostrano nessun interesse delle ragioni che portano a non voler vivere sotto l’autocrazia ereditaria corrotta e oppressiva degli Aliyev.

Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ieri ha affermato, che la Russia deve fungere da garante e assumersi la responsabilità di proteggere la popolazione dell’Artsakh. In qualità di mediatore dei nuovi accordi tra Stepanakert e Baku, la Russia deve garantire che gli armeni possano vivere nelle loro case senza subire discriminazioni o danni ha detto Pashinyan.

Una delle conseguenze dell’occupazione dell’Artsakh dall’Azerbajgian, è che d’ora in avanti sarà molto difficile ottenere informazioni oggettive sulla situazione in Artsakh. Per esempio, l’ultima notizia pubblicata dal sito dell’agenzia Artsakhpress è del 19 settembre 2023 alle ore 15.24 in russo, alle 12.52 in armeno e alle 11.41 in inglese. Inoltre, i (pochi) giornalisti dell’Artsakh che hanno riferito sulla situazione per 9 mesi, fra non poco non potranno più farlo. E dovranno cercare anche di salvarsi la pelle. In Azerbajgian non esiste liberta di espressione e di stampa per gli Azeri, figuriamoci per gli Armeni “integrati con gli stessi diritti” (di non avere diritti) del Karabagh in Azerbajgian.

++++ Secondo il Ministero della Difesa russo, un veicolo che trasportava forze di mantenimento della pace russe nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh è stato attaccato, provocando la morte dei militari (Agenzia 301 – 20 settembre 2023, ore 17.34 ++++

Come riportato dal canale Telegram Re:Public Artsakh, il Vicecomandante della missione di mantenimento della pace russa, Capitano Ivan Kovgan, è tra le forze di mantenimento della pace russe uccise dalle forze armate azere durante l’evacuazione dei residenti dell’Artsakh.

I media russi riferiscono che durante l’aggressione terroristica azera di ieri all’Artsakh/Nagorno-Karabakh, due Vicecomandanti della missione di mantenimento della pace russe e altri tre militari russi sono stati uccisi dalle forze armate azere.

In una conversazione telefonica con Vladimir Putin, Ilham Aliyev ha espresso le sue scuse e le sue condoglianze per la tragica perdita delle forze di mantenimento della pace russe, ha dichiarato il Cremlino. Non sono pervenute notizie su scuse e condoglianze per la perdita di vite civili in Artsakh.

«Forze di mantenimento della pace russe sono state uccise in seguito ai bombardamenti nel Nagorno-Karabakh.
È la Russia la principale responsabile della morte di questi Russi, poiché ha acconsentito all’attacco militare dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh. Naturalmente, i Russi sono stati uccisi dalle forze armate dell’Azerbajgian, ma la colpa è anche del Cremlino.
Il Ministero della Difesa russo ha riferito che l’auto delle forze di pace russe è stata colpita mentre tornava dal posto di osservazione vicino al villaggio di Chankatagh, a seguito della quale i militari a bordo dell’auto sono stati uccisi. “I rappresentanti degli organi investigativi russi e azeri stanno lavorando sul luogo della morte dei soldati russi per scoprire le circostanze”, ha detto il Ministero della Difesa russo.
Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo che ha più volte giustificato la guerra dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh, ha affermato che le forze di mantenimento della pace russe morte in Karabakh sono morte per amore della pace: “L’ingratitudine nera con cui le persone impure hanno cercato di mettere in discussione le loro attività non oscureranno la loro impresa, ma ricadranno con vergogna eterna sui calunniatori”, ha scritto.
Naturalmente, la signora Zakharova è stata dichiarata da tempo la vincitrice della corsa della spudoratezza, ma la quantità di bugie che racconta in questi giorni è inimmaginabile. Attraverso questa signora, a metà luglio, la Russia ha annunciato che avrebbe rinunciato alla propria responsabilità di garante della sicurezza del Nagorno-Karabakh. I Russi hanno sostenuto che l’Armenia riconoscendo l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, ha cambiato lo status delle forze di mantenimento della pace russe.
Questa è una menzogna integrale, perché le attività delle forze di mantenimento della pace russe sono regolate dalla dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, non dalla dichiarazione di Alma Ata firmata nel 1991, alla quale la parte armena ha fatto riferimento verbalmente a Praga nell’ottobre 2022.
Mesi fa la Zakharova aveva anche indirettamente affermato che con il testo della dichiarazione trilaterale del 9 novembre la Russia non si assumeva responsabilità in materia di sicurezza nei confronti del Nagorno Karabakh. Anche il presidente della Duma di Stato russa, Vyacheslav Volodin, ha giustificato l’attacco terroristico dell’Azerbajgian contro il #NagornoKarabakh. Ha detto che da un punto di vista legale Baku opera sul suo territorio e che la situazione nel Nagorno-Karabakh è un problema interno dell’Azerbajgian.
“Allo stesso tempo, è importante che siano garantiti i diritti e la sicurezza della popolazione civile che vive nel Paese. Il nostro Paese è sempre favorevole alla risoluzione di qualsiasi conflitto attraverso mezzi politici e diplomatici. Le forze di mantenimento della pace russe stanno facendo tutto il necessario per fornire assistenza medica e aiuti umanitari alla popolazione del Nagorno-Karabakh”, ha affermato Volodin.
Dopo il 9 novembre 2020, il Presidente della Russia ha annunciato che il Nagorno-Karabakh è territorio dell’Azerbajgian. Alcuni giorni dopo la guerra dei 44 giorni, la Russia considerava il Nagorno-Karabakh una questione interna dell’Azerbajgian.
Ma oggi la Russia incolpa l’Armenia.
Inoltre i funzionari russi non hanno pronunciato una sola parola di accusa contro l’aggressore Azerbajgian.
Il regime fascista russo, che sta conducendo una terribile guerra contro l’Ucraina, si dichiara a favore di una soluzione politica e diplomatica. Se procediamo secondo la logica russa, le otto forze di mantenimento della pace russe morte, sono morte per colpa del Cremlino.
Le vittime umane sono dolorose, che si tratti di militari russi, azeri, armeni, turchi o americani. Mi dispiace per tutte le vittime. Tuttavia, sostengo seriamente che la morte delle forze di mantenimento della pace russe è principalmente colpa della Russia, che ha acconsentito all’attacco militare dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh.
Baku annunciò durante l’attacco del 19 settembre di aver informato la Russia delle sue azioni. In altre parole, la Russia è venuta a conoscenza dell’attacco militare dell’Azerbajgian, ma non ha impedito questa guerra. La vita umana non ha alcun valore per il regime criminale di Putin. A causa della guerra criminale contro l’Ucraina, la Russia ha perso decine di migliaia di vittime.
Inoltre, la Russia ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, conferendo così all’Azerbajgian un mandato per la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh. Quando Putin ha firmato un’alleanza politico-militare con Aliyev il 22 febbraio 2023, ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian nella prima clausola. Ciò ha consentito all’Azerbajgian di considerare la questione del Nagorno-Karabakh come una questione interna e di intraprendere un’azione militare. Se la Russia non avesse riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, anche lo status delle forze di mantenimento della pace russe non sarebbe cambiato. L’Azerbajgian non avrebbe iniziato la guerra del 19 settembre e le forze di mantenimento della pace russe non sarebbero morte.
Vorrei ricordare che almeno 200 Armeni sono rimasti vittime della guerra terroristica dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh e 400 sono rimasti feriti. L’uccisione di queste persone è avvenuta con la consapevolezza e il consenso della Russia. La Russia ha acconsentito all’occupazione del Nagorno-Karabakh per mantenere le truppe di mantenimento della pace russe nell’Artsakh.
Vladimir Putin venne a conoscenza della guerra dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh almeno una settimana fa. Il 12 settembre Putin ha dichiarato durante un dibattito organizzato al Forum Economico Orientale di Vladivostok: “Spero che la leadership dell’Azerbajgian, come ci hanno sempre detto e ci dicono ancora, non sia interessata ad alcun tipo di pulizia etnica. Inoltre, sono interessati che il processo proceda senza intoppi”.
Possiamo dedurre che Putin sperasse che la pulizia etnica stessa fosse lieve. Altrimenti a quale processo si riferiva quando ha detto “senza intoppi”?
La Russia è stata sconfitta ancora una volta. L’attacco dell’Azerbajgian al Nagorno-Karabakh e l’attuazione della pulizia etnica dimostrano che la missione di mantenimento della pace della Russia è stata un completo fallimento.
La situazione nel Nagorno-Karabakh sarà discussa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite oggi, 21 settembre. Credo che tra gli imputati vada citata anche la Russia. La comunità internazionale dovrebbe discutere seriamente la questione dell’invio di una forza internazionale di mantenimento della pace nel Nagorno-Karabakh. Non possiamo subire regolarmente vittime umane a causa del vergognoso fallimento della Russia» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Dopo le ore 13.00 di ieri non si sono sentiti più bombardamenti o spari nelle vicinanze di Stepanakert, ha riferito Gayane Gevorgyan, abitante di Stepanakert, in una conversazione con il corrispondente di Armenpress, aggiungendo: «Per ora, le persone esitano a lasciare i rifugi, solo una parte di loro resta fuori, per così dire, a respirare aria fresca». Gevorgyan ha anche raccontato, che la sera del 19 settembre una bomba era caduta nella zona vicino alla loro casa e fortunatamente sono riusciti a salvarsi. Solo la casa è stata danneggiata, dopodiché si sono rifugiati con i bambini in un seminterrato relativamente sicuro di un’altra casa privata.

Lettera di Deputati del Parlamento Europeo a Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo; a Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea; e a Josep Borrell, Vice-Presidente della Commissione Europea/Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza dell’Unione Europea
20 settembre 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Dopo anni di negligenza diplomatica da parte dell’Unione Europea, accogliamo con favore il vostro ruolo crescente nel cercare di portare pace e stabilità nel Caucaso meridionale. Allo stesso tempo, noi sottoscritti Deputati del Parlamento Europeo siamo sempre più preoccupati per i continui tentativi dell’Azerbajgian di contrastare questi obiettivi e quindi di agire contro gli interessi dell’Unione.
Da dicembre 2022, l’Azerbajgian continua a bloccare l’accesso al Nagorno-Karabakh attraverso il Corridoio di Lachin. Nonostante i vostri interventi personali e i continui appelli della comunità internazionale, la popolazione del Nagorno-Karabakh è sull’orlo della fame ed è usata come ostaggio dal regime di Aliyev. Continua a bloccare l’ingresso di cibo, medicine e altri beni essenziali, mentre l’acqua e il carburante sono sempre più scarsi, con conseguenti blackout elettrici, lunghe code per il cibo già scarso e ospedali che faticano a curare i pazienti. Ora il regime ha lanciato una nuova spregevole ondata di aggressione militare contro il Nagorno-Karabakh, portando a ulteriori perdite di vite innocenti e distruzione.
Inoltre, il rilancio delle forniture di gas russo all’Azerbajgian solleva seri interrogativi sulla fattibilità del memorandum d’intesa su un partenariato strategico nel campo dell’energia firmato tra l’Unione Europea e l’Azerbajgian. Indipendentemente dal fatto che l’Azerbajgian riesporti il gas russo in Europa attraverso il corridoio meridionale o lo utilizzi per rifornire il proprio mercato interno al fine di liberare gas e consentirgli di rispettare gli impegni assunti nel protocollo d’intesa, questi passi contravvengono all’intenzione politica del protocollo d’intesa, che era concordato specificamente per aumentare i volumi di gas dell’Azerbajgian che fluiscono verso l’Europa in modo da aiutare l’Unione Europea a ridurre la sua dipendenza dal gas russo. Pertanto, mentre l’Azerbajgian fornisce aiuti umanitari all’Ucraina, capitalizza cinicamente anche sull’aggressione russa.
Inoltre, non possiamo rimanere in silenzio sulla continua repressione dei diritti umani fondamentali del popolo azerbajgiano da parte del regime di Aliyev, compresi gli arresti e le detenzioni dell’opposizione e degli attivisti per i diritti umani. Più recentemente, l’economista e critico del governo Dr. Gubad Ibadoghlu è stato arrestato con accuse inventate, sottoposto ad uso eccessivo di cure mediche forzate e negate.
Il regime non solo continua a violare il diritto internazionale e i diritti umani fondamentali, si impegna in aggressioni militari invece di contribuire alla risoluzione dei conflitti, ma viola anche gli accordi esistenti con l’Unione. Vi invitiamo pertanto con urgenza a:
i) Condurre test immediati sul gas che raggiunge l’Unione Europea attraverso il Corridoio Meridionale del Gas per determinare se l’Azerbajgian sta riesportando il gas russo nell’Unione Europea.
ii) Imporre sanzioni come conseguenza dell’aggressione militare dell’Azerbajgian.
iii) Sospendere temporaneamente le relazioni bilaterali fino a quando l’Azerbajgian non si impegnerà nuovamente, sia a parole che nei fatti, a perseguire la pace, il rispetto dei diritti umani fondamentali e il rispetto del diritto e degli accordi internazionali.
Vi invitiamo inoltre a fornire tutto il sostegno necessario al governo armeno nel perseguire una pace e una sicurezza regionali durature.
Firmatari:
Miriam Lexmann MEP (EPP, Slovacchia)
Nathalie Loiseau MEP (Renew, Francia)
Viola von Cramon-Taubadel MEP (Verdi/EFA, Germania)
Reinhard Bütikofer MEP (Verdi/EFA, Germania)
David Lega MEP (EPP, Svezia)
Bernard Guetta MEP (Renew, Francia)
Rasa Juknevičienė MEP (EPP, Lituania)
François-Xavier Bellamy MEP (EPP, Francia)
Charlie Weimers MEP (ECR, Svezia)
Andrius Kubilius MEP (EPP, Lituania)
Riho Terras MEP (EPP, Estonia)
Anja Haga MEP (EPP, Paesi Bassi)
Petras Auštrevičius MEP (Renew, Lituania)
Markéta Gregorová MEP (Verdi/EFA, Repubblica Ceca)
Fabio Massimo Castaldo MEP (NI, Italia)
Tomáš Zdechovský MEP (EPP, Repubblica Ceca)
Thijs Reuten MEP (S&D, Paesi Bassi)

Questo è un esempio delle “fortificazioni” eretti dai “terroristi sul territorio dell’Azerbajgian nella regione economica del Karabagh”, per fermare l’aggressore. Una foto emblematica che illustra la disparitadi forze tra l’Artsakh e l’Azerbajgian. Qui, il Signore non ha inviato un Davide per sconfiggere il Golia..

«Gli Armeni di ‘Khankendi’ se ne vanno con i loro tesori 😀”, hanno scritto con gioia i media statali azeri dopo il raggiungimento dell’accordo di cessate il fuoco.

«Stepanakert…» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email – 20 settembre 2023, ore 10.15 ora di Roma).

Ieri, circa 3.000 civili dell’Artsakh, tra cui un terzo bambini, si erano rifugiati nella base delle forze di mantenimento della pace russe presso l’aeroporto di Stepanakert. Sembra di rivedere immagini di Saigon quando gli ultimi marines americano stavano lasciando il Vietnam.
Il numero sta aumentando. Fino a questa mattina, le forze di mantenimento della pace russe hanno evacuato più di 5.000 persone da tre distretti dell’Artsakh. Hanno portato tutte le persone evacuate alla base presso l’aeroporto di Stepanakert. Ci sono centinaia, se non migliaia, dispersi poiché ci sono grossi problemi di connettività nell’Artsakh. Alcuni villaggi sono completamente circondati dalle forze armate dell’Azerbajgian e non è chiaro quando e come verranno evacuati. Video [QUI].

«La vita oltre il ponte Hakari» (Irina Mkrtchyan, giornalista della TV pubblica armena – 20 settembre 2023 ore 11.30 di Roma).

«Le persone sono costrette a sfollamenti massicci nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Sono civili di Askeran, la seconda regione più grande dell’Artsakh. L’Azerbaijan sta commettendo apertamente un genocidio, il più grave crimine internazionale» (Arman Tatoyan, ex Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia).

Vale la pena ricordare, che ieri il Portavoce del Presidente russo, Dmitry Peskov, ha dichiarato che non ci sono motivi per parlare di pulizia etnica nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.

«Vittime… Il numero può aumentare. Nessuna notizia delle persone scomparse. Sono stato in ospedale stamattina. Semplicemente orribile… Sfollati ovunque a Stepanakert. Il governo li ha messi nelle scuole. Almeno avevano la verdura nel villaggio. Come sopravvivranno in questa città? Questo è tutto ciò di cui tutti discutono a Stepanakert. “Il nostro villaggio passò sotto il controllo degli Azerbajgian nella regione di Martakert”. “I miei parenti sono venuti a Stepanakert. Cerco di prendermi cura di loro. Almeno avevano da mangiare nel villaggio, non abbiamo niente da offrire loro, tranne un posto dove dormire”. Odore di fumo ovunque a Stepanakert. Si cucina all’aperto. Niente elettricità. La connessione mobile/Internet è debole» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email – 21 settembre 2023, ore 08.30 ora di Roma).

«Accanto all’ufficio del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Stepanakert. Niente elettricità in città. Ricaricare il telefono è importante quanto il pane, soprattutto per me. Cerco di fare del mio meglio per restare in contatto con voi. A volte non può essere, mi dispiace » (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email – 21 settembre 2023, ore 10.06 ora di Roma).

«Coloro che hanno scritto dichiarazioni inappropriate contro le misure antiterrorismo sono stati invitati al DTX – 19 settembre 2023 22:56 (UTC +04:00) – Asif Mehman – Baku. Trend: Sui social network sono state diffuse informazioni secondo cui persone che esprimono mancanza di rispetto nei confronti dei civili e dei nostri agenti di polizia morti a causa di atti terroristici senza alcuna ragione, che esprimono dichiarazioni inappropriate contro la giusta lotta del popolo azerbajgiano e le misure antiterrorismo attuate dagli organi di Stato, saranno invitati al dipartimento investigativo principale del Servizio di Sicurezza dello Stato.
Trend informa che oltre all’indagine sulle attività sospette di queste persone, si garantisce che vengano a conoscenza di numerosi video e altro materiale sui nostri cittadini catturati e scomparsi e sul loro amaro destino, prendendosi il tempo necessario in un momento così delicato.
Riteniamo che le persone menzionate traggano le giuste conclusioni dall’atteggiamento individuale sobrio, umano e illuminante dello Stato».

Propaganda speculare di Aliyev, che dice che gli Armeni del Karabakh sono cittadini dell’Azerbajgian a cui è stato fatto il lavaggio del cervello dall’Armenia contro l’Azerbajgian.
Come si apprende dai media statali azeri (sopra l’esempio di Trend), gli Azeri che il 19 settembre hanno criticato l’attacco terroristico dell’Azerbajgian all’Artsakh sono stati arrestati, interrogati e letteralmente sottoposti al lavaggio del cervello.
Immagina cosa farà l’Azerbajgian agli Armeni dell’Artsakh.

Come riferito dal Deputato dell’Assemblea Nazionale armena, Tigran Abrahamyan, da ieri le forze armate azere si sono posizionate direttamente vicino agli accessi a Stepanakert e hanno anche stabilito un posto di blocco sulle strade dai distretti a Stepanakert.

Ci sono informazioni contrastanti sulle varie aree e sui loro residenti, ed attualmente è difficile stabilire un contatto con molti di loro.

Le forze armate azere hanno catturato civili da Taghavard, Artsakh, come riportato da Metaxe Hakobyan, membro del parlamento dell’Artsakh. Hakobyan ha dichiarato che l’Azerbajgian ha portato in cattività i parenti dei suoi amici di Taghavard. Lei ha sottolineato che gli azeri stanno ricorrendo a misure estreme, senza alcun riguardo per il fatto che questi individui siano civili o meno, poiché vengono uccisi o catturati indiscriminatamente da tutte le direzioni.

Secondo quanto ha riferito ieri alle ore 17.45 l’agenzia 301, il villaggio di Mets Shen, nel distretto di Shushi, è circondato e non vi è alcuna possibilità di evacuare la popolazione civile. Il villaggio è costantemente bombardato.
Ieri mattina abbiamo scritto:
«Le forze armate azere hanno impedito o ostacolato l’evacuazione della popolazione civile del Nagorno-Karabakh. Non appena iniziarono i bombardamenti, donne e bambini furono evacuati dal villaggio di Mets Shen e portati nelle basi delle forze di mantenimento della pace russe. Sevan Manjikyan, un’infermiera del villaggio di Mets Shen, ha detto al programma armeno Azatutyun dei Radio Free Europe/Radio Liberty, che lei e suo marito sono rimasti nel villaggio per aiutare i feriti. Secondo l’infermiera, le forze di mantenimento della pace russe hanno cercato di evacuare le donne e i bambini attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) verso il ponte Hakari, ma gli Azeri hanno aperto il fuoco sui veicoli delle forze di mantenimento della pace russe. “Forse erano circa le 07.00 quando le forze di mantenimento della pace russe volevano portare i bambini e le donne a Hin Shen. Gli azeri avevano annunciato che la strada era aperta e che chiunque volesse andarsene poteva farlo. I Russi volevano evacuare i bambini e le donne da Hin Shen attraverso il Corridoio di Lachin, attraverso il ponte Hakari, ma gli Azeri hanno sparato sui veicoli russi. Ecco perché non hanno potuto trasportare i bambini e le donne e bambini. Adesso sono tutti qui e nessuno di loro è riuscito ad andarsene”».
Secondo notizie diffuse ieri pomeriggio, gli abitanti di Martakert hanno deciso di non arrendersi e combatteranno fino alla fine. Azatamartik, un residente di Chariktar, Ashot Sevyan, ha rilasciato questa dichiarazione. Ha riferito di aver contattato Martakert un’ora fa e la decisione dei residenti è chiara: non intendono arrendersi al nemico. Anche gli Azatamartik, che si ritirarono da Aterk, si sono stabiliti a Martakert.

Ieri si è svolta una sessione della Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento Europeo, la commissione permanente che si occupa della politica estera dell’Unione Europea. Ha 73 membri ed è l’unica commissione parlamentare europea ad avere delle sottocommissioni: una per i diritti dell’uomo e una per la sicurezza e la difesa. È considerata una commissione prestigiosa, spesso scelta da Eurodeputati con carriere politiche nazionali significative, anche se ha scarsa influenza sul procedimento legislativo dell’UE, avendo un ruolo più che altro di supervisione. Dopo l’istituzione dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea nel 2009 ne è diventato la principale interfaccia parlamentare, e ha avuto un ruolo significativo nell’entrata in funzione del Servizio europeo per l’azione esterna nel 2010.
Nella sessione della Commissione di ieri sono state rivolte domande alla Commissione europea: cosa intende fare il Servizio europeo per l’azione esterna in risposta all’attacco dell’Azerbajgian a Stepanakert; quali sanzioni intende applicare l’Unione Europea contro le autorità azere responsabili della violazione del cessate il fuoco?
Il deputato francese François Alfonsi ha affermato: «Prima di tutto dobbiamo essere consapevoli di ciò che sta accadendo a lungo termine, non solo ora. C’è pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, che avviene da tre anni. Questo era così ovvio. Non so come si possa spiegare la mancata risposta da parte dell’Occidente, dell’Unione Europea. E ora sta accelerando». Alfonsi ha anche sollevato la mancanza di sanzioni contro il regime di Baku. Ha affermato che ora i servizi diplomatici dell’Unione Europea devono cambiare tattica, l’approccio. Ha sottolineato che anche il Capo della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dovrebbe impegnarsi nell’autocritica e trovare le parole adatte per condannare Aliyev e l’ intero regime dell’Azerbajgian .
Il deputato portoghese Isabel Santos ha accusato i funzionari dell’Unione Europea che collaborano con l’Azerbajgian dell’attacco azero su larga scala nel Nagorno-Karabakh: «Non possiamo dimenticare che tutto ciò è in gran parte una conseguenza dei gravi errori che abbiamo commesso quando il commissario europeo e il Presidente della Commissione europea von der Leyen hanno visitato personalmente l’Azerbaigian per firmare accordi con l’Azerbajgian, affermando che questo Paese è un partner affidabile e di loro fiducia». Secondo Santos non possiamo ignorare quanto è accaduto nel corso degli anni, nel 2020 e ora con questa nuova situazione, “che noi stessi abbiamo creato”. Santos ha definito “vendetta” l’attacco su larga scala di Baku. Per risolvere la situazione, ha proposto diverse misure, in particolare per creare le condizioni affinché la popolazione del Nagorno-Karabakh non debba andarsene.
«Non possiamo essere complici di questo tentativo di pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, dobbiamo stare al fianco del popolo. Possiamo fornire aiuti umanitari alla popolazione attraverso il Corridoio di Lachin, cosa che finora non siamo stati in grado di fare. E dovremmo rafforzare la nostra missione civile sul terreno», ha affermato Santos, mettendo in dubbio il ruolo delle forze di mantenimento della pace russe.
Isabel Santos ha chiesto: «Quali passi reali e tangibili si stanno adottando in risposta a questi eventi? Sono passate quasi 24 ore, è ora di agire», ha concluso.

Artsakh: Vogliamo una vita dignitosa, vissuta in libertà sulla nostra terra ancestrale.
Azerbajgian: Scacceremo gli Armeni come cani e li rimuoveremo come tumori.
USA e Unione Europea: È tutto così confuso. È così difficile distinguervi. E siamo profondamente preoccupati.

Il Presidente della Commissione per le relazioni estere del Parlamento tedesco, Michael Roth, ha scritto sul suo account Twitter:
«La strategia dell’Unione Europea di equidistanza tra Armenia e Azerbajgian è fallita. Ora dobbiamo agire rapidamente e con decisione per prevenire la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh e un attacco al territorio della Repubblica di Armenia. Questa è l’unica lingua che gli autocrati come Aliyev capiscono:
1. L’Unione Europea deve istituire al più presto un regime di sanzioni politiche ed economiche per riportare Baku al tavolo dei negoziati. Accolgo con favore il cessate il fuoco, ma non dovrebbe essere utilizzato per sfollare la popolazione civile dal Nagorno-Karabakh.
2. Dovremmo rafforzare in modo significativo la missione civile dell’Unione Europea in Armenia (EUMA) per monitorare ulteriormente l’intero confine armeno-azerbajgiano e la linea di contatto per stabilizzare la situazione e identificare possibili attacchi dell’Azerbajgian sul territorio armeno.
3. Dobbiamo sostenere la giovane ma fragile democrazia armena e avvicinarla all’Unione Europea. La pulizia etnica del Nagorno-Karabakh potrebbe contribuire alla caduta della democrazia armena. La liberalizzazione dei visti costituirebbe un primo passo importante verso il riavvicinamento».
Da quale livello di scala politica le parole iniziano a non essere solo parole, ma vengono considerate indicazioni per l’azione? Un ringraziamento a Michael Roth che sembra sincero, per la sua posizione coerente e le sue valutazioni giuste e non equidistanti. La domanda rimane: ma quando l’Unione Europea si attiverà con azioni? Purtroppo, l’Unione Europea non farà nulla, come sempre, essendo attaccata saldamente alla canna del gas azero (riciclato russo), come d’altronde l’Italia, che dipende da Baku per il 18% del fabbisogno di gas. Quindi, Josep Borrell, Ursula von der Leyen  e Giorgia Meloni non sosteranno l’Armenia e non sanzioneranno l’Azerbajgian e Aliyev ne è ben consapevole. Vengono puniti solo i crimini russi.

L’integrità territoriale dei Paesi regionali e l’inviolabilità dei confini internazionali rappresentano una linea rossa per la Repubblica islamica dell’Iran. Tasnimnews riferisce che lo ha annunciato il Ministro della Difesa iraniano, Mohammad Reza Ashtiani, nel corso di un incontro con il Ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu. Ambedue i Ministri della Difesa hanno espresso la loro opposizione alla presenza di Paesi non regionali nel Caucaso meridionale. Riferendosi agli sviluppi attorno al Nagorno-Karabakh, Ashtiani ha detto di considerare il formato “3+3” della cooperazione regionale un mezzo efficace per risolvere pacificamente i problemi. Shoigu ha detto di condividere il punto di vista del suo collega e ha sottolineato la necessità di iniziative regionali con la partecipazione degli Stati coinvolti. Shoigu ha detto inoltre, di aver molto apprezzato la posizione dell’Iran al centro degli sviluppi caucasici.
Al fine di garantire la sicurezza dei passeggeri, tutti i voli tra l’Iran e i due Paesi, Armenia e Azerbajgian, sono stati cancellati fino a nuovo avviso.

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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