236° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Holodomor per l’Artsakh con 30.000 bambini
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.08.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, mentre siamo entrati nel giorno 236 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh e a 8 giorni dall’inizio del 9° mese, ripetiamo nostro appello per i 30.000 bambini dell’Artsakh, resilienti e forti, che affrontano immense difficoltà con uno spirito incrollabile. I potenti della terra aprono il Corridoio di Lachin per porre fine al #ArtsakhBlockade e portare sollievo a queste giovani anime coraggiose. Nei prossimi giorni e settimane, tutto il cibo rimanente nella Repubblica di Artsakh sarà esaurito e le persone inizieranno a morire in gran numero. Quello che si svolge davanti ai nostri occhi nel 2023, è il Yetz Meghern (Grande male), il genocidio armeno 2.0 e l’Holodomor (Carestia di massa), il genocidio ucraino 2.0, e nessuna nazione occidentale ha voglia di muovere un dito.
Ci resta solo e innanzitutto a pregare a pregare il Signore e la Sua Madre per il popolo dell’Artsakh e i suoi bambini. Ce lo ricorda non soltanto la Chiesa Apostolica Armena, ma anche la preghiera della Chiesa Evangelica Armena di Valence: «Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra» (Salmo 120,2).
E ce lo ricordano anche gli Armeni Cattolici nella principale città della diaspora armeno-americana, a Glendale, nella contea di Los Angeles, California, che pregano nella cappella dell’adorazione perpetua (Foto di Tommaso Farina).
Poesia
dedicata a tutti i martiri e sopravvissuti
al genocidio armeno.
Lo sta succedendo di nuovo.
Perché?
Sono un figlio, sopravvissuto al Genocidio Armeno, ho visto aprire la pancia di mia madre incinta, per eliminare lei e il mio fratellino.
Chiedo Giustizia, non l’ho ancora avuta.
Perché?
Sono una figlia, sopravvissuta al Genocidio Armeno, ho visto mio padre decapitato da una scimitarra.
Chiedo Giustizia, non l’ho ancora avuta.
Perché?
Sono una madre, sopravvissuta al Genocidio Armeno, ho visto mio figlio morire di caldo, fame e sete, lungo la marcia della morte.
Chiedo Giustizia, non l’ho ancora avuta.
Perché?
Sono un padre, sopravvissuto al Genocidio Armeno, ho visto mia figlia violentata per soddisfare il piacere di molti e uccisa.
Chiedo Giustizia, non l’ho ancora avuta.
Perché?
Siamo i martiri, chiediamo Giustizia, non l’abbiamo ancora avuta.
Perché?
Siamo i sopravvissuti, chiediamo Giustizia, non l’abbiamo ancora avuta.
Perché?
Siamo i figli dei figli dei sopravvissuti, chiediamo Giustizia, non abbiamo ancora avuta.
Perché?
Angela Maria Rutigliano
«Dichiaro chiaramente che se gli aiuti umanitari non entreranno in Artsakh nei prossimi giorni, i miei figli sapranno cos’è la carestia» (Anna Voskanyan, madre di 6 figli, sotto il genocidio #ArtsakhBlockade dell’Azerbajgian, a Civilnet TV).
Tutti parlano della guerra Ucraina-Russia, mentre il conflitto tra Armenia e Azerbajgian per quanto riguarda la questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh continua attraverso il #ArtsakhBlockade. Le cicatrici della guerra rimarranno presenti per molto tempo» (Leo Nicoliano).
«Tatev di 7 anni ha fatto il giro di tre negozi, sperando di trovare del pane ma è dovuta tornare a casa a mani vuote. Quando le ho chiesto cosa desiderasse di più che non fosse nei negozi, ha mantenuto la sua integrità e ha detto: “Solo il pane. Non volevo tornare a casa senza il pane che mi chiedeva mia madre”» (Siranush Sargsyan).
«”Possa il nemico dimenticare per sempre il sapore del pane”, ha detto una delle mie amiche del #ArtsakhBlockade, che sta lottando giorno e notte in fila per ottenere una pagnotta per i suoi figli. Spesso arriva a casa senza niente» (Yana Avanesyan).
Secondo rapporti non confermati ci sono pressioni sull’ufficio del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Armenia affinché lasci l’Artsakh, poiché l’Azerbajgian cerca di sostituirlo con l’ufficio del CICR in Azerbajgian, attraverso la rotta Aghdam verso l’Azerbajgian in sostituzione della rotta del Corridoio di Lachin, in esecuzione della politica di integrazione forzata degli Armeni dell’Artsakh in Azerbajgian. L’unica organizzazione internazionale operativo in Artsakh dall’inizio del blocco è stata l’ufficio del CICR in Armenia.
«Finalmente sono a Baku per la Fide World Cup [di scacchi], ma proprio al momento giusto non c’è acqua dal lavandino/doccia… un ottimo inizio» (Hikaru Nakamura).
Ci dispiace sentire questo. Ma il lato positivo è che almeno non sei tra le 120.000 persone in Artsakh che attualmente stanno lottando per l’accesso non solo all’acqua, ma anche al cibo e ai medicinali essenziali a causa del blocco illegale e disumano in corso da parte dell’Azerbaigian. Inoltre, da aggiungere al lato positivo che non sei una donna incinta in Artsakh, perché tra le persone più colpite dal blocco ci sono le donne incinte. Nessun veicolo civile o statale per il trasporto (mancanza di benzina) verso ospedali con poca o nessuna capacità di cure mediche (medicinali scarsi, blackout). Aborti spontanei e gravi complicazioni di salute in aumento. In atto la pulizia etnica attraverso l’eliminazione degli Armeni non ancora nati.
Hakan Fidan, Ministro degli Esteri turco, ha commentato la crisi del Artsakh/Nagorno-Karabakh, sostenendo il diritto di Baku al controllo degli accessi: «La strada Lachin è il territorio dell’Azerbajgian. Baku è libera di prendere qualsiasi decisione ritenga necessaria. Questo è il diritto sovrano dell’Azerbajgian».
Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian “in rappresentanza della città di Khankendi” (sic!), sulla stesso tema… due Stati, un fascismo: «Per quanto riguarda l’ultima decisione della Corte Internazionale di giustizia, ha respinto all’unanimità la richiesta dell’Armenia il 6 luglio 2023, sostanzialmente confermando che le rivendicazioni dell’Armenia per l’illegalità del valico di frontiera dell’Azerbajgian non hanno alcun fondamento. Contrariamente alle affermazioni sollevate dagli Eurodeputati, il valico di frontiera di Lachin istituito dall’Azerbajgian sulla frontiera internazionale è un atto legale e legittimo volto a garantire la sicurezza dei suoi confini. Ciò è pienamente in linea con il diritto internazionale e la prassi internazionale consolidata».
La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, con la sua decisione del 22 febbraio 2023, riaffermata il 6 luglio 2023, ha ordinato l’Azerbajgian di garantire il traffico di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin SENZA IMPEDIMENTI.
Ma visto che sono gente impedita, come dovrebbe comportarsi la comunità internazionale con queste persone che fingono di non saper leggere?
Ieri, i rappresentanti dell’ufficio ONU in Armenia hanno visitato la zona di confine di Kornidzor, il punto di partenza del Corridoio di Lachin, dove è fermo da 10 giorni il convoglio di camion che cerca di trasportare aiuti umanitari dall’Armenia all’Artsakh.
Il Vice Portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Farhan Haq, il 2 agosto 2023 ha dichiarato: «Il Segretario Generale è profondamente preoccupato per le segnalazioni di continue sfide legate alla libertà di movimento lungo il Corridoio di Lachin. Ricorda la sua precedente dichiarazione sulla necessità per le Parti di attuare gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia, compresi gli ordini emessi il 22 febbraio 2023 e riaffermati il 6 luglio 2023, relativi alle misure per garantire la libera circolazione delle persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni. È particolarmente preoccupato per le notizie sul deterioramento della situazione umanitaria sul campo e chiede misure urgenti per facilitare l’accesso per la fornitura di assistenza umanitaria alle persone bisognose. Esorta entrambe le parti a intensificare gli sforzi per la normalizzazione a lungo termine delle relazioni a beneficio della pace e della sicurezza nella regione».
Bene che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ricorda all’Azerbajgian e alla Tuchia l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia. Però…
“Continui sfide”? Il Corridoio di Lachin è completamente chiuso ed è come non ci fosse più (infatti, è la politica dell’Azerbajgian di sopprimerlo e di tagliare l’unico collegamento rimasto con l’Armenia. E come di consueto, non nomina l’aggressore, l’Azerbajgian. Concentrarsi esclusivamente sugli ostacoli ignora gli sforzi e l’impegno per risolverli.
“Esorta entrambe le parti”? L’Azerbajgian sta lavorando diligentemente e in linea con la sua politica di pulizia etnica. Evitare i giudizi e rimanere sul vago rispetto alle responsabilità, non riconoscendo l’aggressore e l’aggredito, non fanno che approfondire i malintesi nella comunità internazionale e allontanare la pace nel Caucaso meridionale.
“Profondamente preoccupato”? Ciò non equivale “fortemente opposto” e non è neanche simile. E lui non lo dice che è “fortemente opposto”, come dovrebbe. Invece di esprimere preoccupazioni, che non bastano più, deve obbligare l’Azerbajgian a far passare immediatamente gli aiuti umanitari, per iniziare. Poi ritirarsi dai territori dell’Artsakh e dell’Armenia occupati con la forza, incluso il Corridoi di Lachin. Infine, decidere le sanzioni che possono fermare i piani genocidi di Ilham Aliyev.
Invece, noi siamo profondamente preoccupati che Antonio Guterres e le Nazioni Unite sostengono con la loro inerzia e “preoccupazioni” senza sostanza, il genocidio armeno in Artsakh.Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, nel suo discorso all’inizio della riunione del governo di ieri, ha invitato l’Azerbajgian a non bloccare l’ingresso del carico umanitario inviato dal governo armeno nell’Artsakh: «Come passo dell’impegno per l’agenda di pace, chiedo anche di non bloccare l’ingresso del carico umanitario inviato dall’Armenia in Nagorno-Karabakh attraverso il Corridoio di Lachin, soprattutto perché ostacolare il passaggio del carico è una grave violazione della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 e le decisioni della Corte internazionale di giustizia».
Pashinyan ha citato la dichiarazione rilasciata dal Presidente dell’Azerbajgian durante l’intervista a Euronews [QUI], secondo cui il Corridoio di Lachin non è bloccato, osservando che a questo proposito è necessario ascoltare la spiegazione delle truppe di mantenimento della pace russe di stanza in Nagorno-Karabakh sul motivo per cui non garantiscono l’accesso degli aiuti umanitari al Nagorno-Karabakh, se l’Azerbajgian insiste che non ha bloccato il Corridoio di Lachin: «Penso che il chiarimento di questo problema sia importante e i nostri organi competenti dovrebbero lavorare per ottenere chiarimenti su questo problema».
Pashinyan ha risposto anche alla dichiarazione di Ilham Aliyev nell’intervista rilasciata a Euronews, secondo cui i confini tra Armenia e Azerbajgian non sono stati determinati. Traspare che anche Pashinyan comincia ad avere dei dubbi sulle reali intenzioni dell’Azerbajgian. Visto che il Presidente dell’Azerbajgian ha dichiarato nell’intervista a Euronews, che l’Azerbajgian non ha richieste territoriali dall’Armenia, ma che i confini tra Armenia e Azerbajgian non sono stati determinati, Pashinyan sospetta che l’Azerbajgian voglia firmare un trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian e poi avanzare rivendicazioni territoriali in fase di delimitazione e demarcazione del confine, occupando altro territorio armeno: «I confini tra Armenia e Azerbajgian sono stati determinati dalla Dichiarazione di Almaty del 1991, e ciò è stato ribadito dai risultati dell’incontro quadrilatero a Praga il 6 ottobre 2022, dove la Dichiarazione di Almaty è stata adottata come base per la demarcazione e la demarcazione di i confini tra i due paesi. Sembra che il piano dell’Azerbaigian sia il seguente: firmare un trattato di pace con disposizioni che lascino spazio per contestare il confine fissato dalla Dichiarazione di Almaty tra Armenia e Azerbajgian, e successivamente presentare rivendicazioni territoriali all’Armenia già in fase di demarcazione e demarcazione. Se i confini tra Armenia e Azerbajgian non sono determinati, di quali territori in diverse parti del confine parla l’Azerbajgian? Se viene sollevata una domanda del genere, vengono fissati i limiti, e la proposta dell’Armenia sul ritiro speculare delle truppe da quella linea di confine rimane in vigore. E la delimitazione e la demarcazione dei confini non indica l’assenza di confini, ma il contrario, si decide, cioè è il processo di ristabilimento dei confini amministrativi tra l’Armenia sovietica e l’Azerbajgian sovietico al momento del crollo dell’Unione Sovietica e la loro riflessione sulla terra come confine di Stato».
In riferimento all’intervista rilasciata da Ilham Aliyev, il giornalista svedeze Rasmus Canback ha commentato: «Intervistare Aliyev a Shushi/a rende noiosa l’intera seduta. La mancanza di domande critiche ad Aliyev e la scarsa comprensione che la giornalista ha mostrato nei suoi tweet prima della pubblicazione, è sufficiente a evidenziare un terribile spirito di “entrambe le parti”. Tuttavia, nessuno tranne Euronews otterrebbe questo accesso».
Si esisterebbe la macchina del tempo, la giornalista di Euronews potrebbe viaggiare indietro nel tempo e intervistare Goebbels, per assicurare che sia colpa degli Ebrei se non si sentono i benvenuti nei campi di concentramento con le camere a gas.
La storia si sta ripetendo e gli Stati Uniti e l’Unione Europea trattano la situazione dell’Artsakh come trattano le email non lette. “Bloccato dall’esercito azero? Segnalo come letto. Se hai già il tuo accordo con Aliyev”. L’inazione di USA e Unione Europea sull’Artshakh è terrificante. Gli accordi geopolitici valgono più delle vite umane? Le persone dell’Artshakh non sono pezzi degli scacchi da bloccare e ignorare.
«8 mesi e non fate altro che “sollecitare entrambe le parti” a continuare un dialogo inesistente! Dopo vi considerate lo Stato più potente del mondo? Quando un clown come Aliyev “gioca” il suo gioco, sputando in faccia ai “più grandi” del mondo» (Irina Safaryan), in risposta al Segretario di Stato Antony Blinken, che il 30 luglio aveva dichiarato: «Ieri ho parlato con il Presidente dell’Azerbajgian Aliyev per esprimere la nostra profonda preoccupazione per il deterioramento delle condizioni umanitarie nel Nagorno-Karabakh. Gli Stati Uniti esortano tutte le parti a proseguire il dialogo per raggiungere un accordo di pace durevole».
«Guerra, pace, democrazia, autoritarismo. Cosa è successo in Armenia? Cosa cambiare? Dopo la sconfitta nella guerra dei 44 giorni, l’Armenia deve affrontare la seguente verità: mai più la democrazia, i diritti umani, un governo trasparente e responsabile possono essere sacrificati con il pretesto di proteggere la sicurezza nazionale e i valori nazionali. Questo è un modo di lavorare specifico per i regimi dittatoriali che sono esistiti in Armenia per decenni.
Vediamo l’applicazione di questa narrativa nella Russia dittatoriale e in Azerbajgian. Tuttavia, se i regimi autoritari di Putin e Aliyev hanno rovesciato la democrazia e sono in grado di sopravvivere a spese delle risorse energetiche, è controindicato che l’Armenia lo faccia.
Negli anni prebellici, dal 1996 al 2018, la democrazia in Armenia è stata schiacciata e sacrificata a false narrazioni, come la protezione dei valori nazionali e la corruzione per motivi di sicurezza. Dal 2018 ad oggi la democrazia non ha attecchito del tutto in Armenia a livello istituzionale. Ci sono molte sfide.
Ricordo quando la società civile nei decenni precedenti ha lanciato l’allarme che la corruzione stava distruggendo la sicurezza dell’Armenia, i regimi autoritari hanno messo a tacere le voci di protesta. Le autorità precedenti dicevano che c’è corruzione, ma almeno viviamo sani e salvi.
L’anno 2020 ha dimostrato che è un mito: non c’era sicurezza, c’era un deficit di sicurezza. Quelle persone hanno anche fatto i nomi di uomini d’affari oligarchici che avrebbero evitato le tasse ma almeno hanno dato soldi neri all’esercito. Era un completo falso. L’oligarchia, infatti, stava consumando le risorse statali dell’Armenia, indebolendo la sicurezza.
Per decenni, la società armena non ha avuto una comprensione precisa del conflitto del Nagorno-Karabakh, che è una conseguenza della mancanza di democrazia. C’era una verità che non poteva essere messa in dubbio: non eravamo flessibili come società per discutere soluzioni. D’ora in poi, la democrazia in Armenia deve essere profondamente radicata.
La libertà di parola è la condizione primaria per discussioni accurate sul conflitto. In ritardo, ma la democrazia dovrebbe garantire la libertà di parola.
In altre parole, in Armenia ci sono stati per decenni regimi semi-dittatoriali e non c’era democrazia. Quei gruppi privilegiati stavano assorbendo risorse statali, distruggendo anche il sistema di sicurezza. La corruzione era completamente radicata nelle forze armate, il che non poteva non influire sulla capacità di combattimento dell’esercito.
La corruzione in Azerbajgian è parecchie volte superiore, ma le risorse erano grandi. Sebbene i generali e i ministri della difesa azerbajgiani stessero saccheggiando l’esercito, riuscirono comunque a trasformare le risorse energetiche in armi ad alta precisione, truppe Yashma e Commando. In altre parole, anche se la corruzione è profondamente radicata in Azerbajgian, sono riusciti a creare un esercito che ha sconfitto l’esercito armeno. L’Azerbajgian ha avuto anche il sostegno di Turchia, Russia e Pakistan.
In Armenia si può creare valore aggiunto, e quindi anche una forte sicurezza, grazie alla creazione di conoscenza e scienza, tecnologie e un’economia moderna. Sebbene la Russia abbia risorse naturali illimitate, è riuscita a creare un’economia equivalente al Brasile, alla Corea del Sud, alla Spagna o al Canada. Tuttavia, compete con gli USA e l’Unione Europea nelle questioni geopolitiche.
Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea avevano economie significativamente più grandi della Russia prima dello scoppio della guerra russo-ucraina. Dopo l’inizio della guerra, quando furono introdotte le sanzioni, l’economia russa è diminuita gradualmente, non riceve tecnologie all’avanguardia e in futuro la Russia diventerà uno stato con un’economia non competitiva.
Il principale concorrente della Russia, gli Stati Uniti, ha la più grande economia del mondo, il cui PIL è molte volte superiore a quello della Russia. L’Unione Europea ha anche un PIL maggiore della Russia. Diversi Stati membri dell’Unione Europea hanno economie superiori al PIL pro capite della Russia.
Se la Russia fosse uno stato democratico, non avrebbe iniziato una guerra contro l’Ucraina e, alla lunga, non sarebbe stata espulsa dalla comunità economica e tecnologica occidentale. Quindi, grandi risorse energetiche renderebbero la Russia più volte uno stato più forte. Tuttavia, il sistema politico dittatoriale della Russia utilizza le risorse del Paese non per il popolo ma per il governo. Il Russo medio può ancora essere soddisfatto, ma in termini di prospettiva lo Stato della Russia sta perdendo. Questa è una conseguenza della mancanza di democrazia in Russia.
Sicurezza e democrazia non si contraddicono. Al contrario, l’Armenia, avendo costruito una forte democrazia, avrà un robusto sistema di sicurezza. L’Armenia non ha le risorse per tollerare regimi di governo dittatoriali. La mancanza di democrazia in Armenia da decenni è la causa delle nostre attuali crisi.
Non abbiamo petrolio, gas o grandi risorse naturali, ma abbiamo cittadini di talento che dovrebbero ricevere un’istruzione di qualità e sostenere il processo di sviluppo economico, sicurezza, riforma del campo politico e effettiva attuazione delle riforme in Armenia. Tuttavia, avere la democrazia non basta.
Le istituzioni statali dovrebbero aumentare l’efficienza della gestione attuando una gestione trasparente, professionale e responsabile.
L’Armenia dovrebbe essere integrata nell’Occidente democratico con sistemi economici, politici, di sicurezza e di altro tipo. L’autoritarismo si sta diffondendo in modo aggressivo nel mondo, ed essendo completamente democratizzata, l’Armenia con l’Occidente dovrebbe diventare partecipe della lotta per la vittoria della democrazia. Implica un’alleanza con l’Occidente. Le autorità dell’Armenia non hanno il diritto di commettere errori» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
«L’Armenia deve avere la forza e la volontà militare per rendere Aliyev incapace di dormire la notte, sdraiato nel suo letto preoccupato per ciò che potrebbe fare il suo paese vicino se si comportasse male», scrive Varak Ghazarian su Medium.com del 3 agosto 2023 [QUI] (nostra traduzione italiana dall’inglese): «Come si può cambiare ciò che sembra destinato ad accadere? Come si può alterare il percorso di qualcosa che sembra così certo? Come si possono ispirare i giovani a prendersi cura della propria patria? Come si può creare un obiettivo unificante attorno al quale tutti gli armeni possano unirsi? Come ci si può trovare utili in tempi di tale impotenza?
Queste domande sono rimaste nella mia mente senza risposta per molto tempo. Sin dalla fine della guerra mi sono sentito congelato nel tempo, incapace di intraprendere qualsiasi azione concreta. Ora, con il blocco in pieno effetto, queste domande incombono sempre di più. Ogni giorno mi sveglio e cerco di trovare una risposta a queste domande, cercando di trovare soluzioni innovative ad alcune domande e situazioni molto difficili. Il più delle volte mi sento completamente impotente e inutile.
Perché quando credo di avere una risposta, le risposte ruotano sempre attorno al rafforzamento della cultura e alla diffusione del messaggio. Tuttavia, la vera risposta per la sopravvivenza dell’Armenia come nazione ruota attorno al rafforzamento militare dell’Armenia fino al punto in cui siamo rispettati e non sfruttati. L’Armenia deve avere la forza e la volontà militare per rendere Aliyev incapace di dormire la notte, sdraiato nel suo letto preoccupato per ciò che potrebbe fare il suo paese vicino se si comportasse male. Dobbiamo arrivare a questo punto e arrivarci il più velocemente possibile per mantenere l’Armenia che abbiamo oggi».
Segnaliamo
– Il blocco dell’Artsakh è entrato nella fase dell’Holodomor di Jane Ann Doey/OMCRadioTV – Verum.news, 1° agosto 2023: «Nei prossimi giorni e settimane, tutto il cibo rimanente nella Repubblica di Artsakh sarà esaurito e le persone inizieranno a morire in gran numero. Quello che abbiamo qui nel 2023 è il genocidio armeno 2.0 e l’Holodomor 2.0 e sembra che nessuna nazione occidentale voglia arrestare la famiglia del dittatore dell’Azerbaigian e aprire il Corridoio di Lachin. Forniamo all’Ucraina armi e aiuti umanitarie, ma la più antica e prima nazione cristiana sulla terra dell’Armenia e dell’Artsakh, oh no, non possiamo farlo e non lo faremo. Sai quanto sarebbe facile catturare la famiglia criminale dell’Azerbaigian? Arrestateli tutti durante uno dei loro tanti viaggi in Europa, poi inviate delle vere forze di pace ad aprire fisicamente il corridoio. Se i terroristi dell’Azerbajgian causano violenza, usate la violenza per ripristinare la pace e la sicurezza dell’Artsakh. Seguono le notizie sul campo» [QUI].
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]