229° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Per Azernews “Hitler è più umanista di qualsiasi leader armeno nella storia”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 28.07.2023 – Vik van Brantegem] – Siamo entrati nel giorno 229 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh. La vita delle persone è sconvolta in tutte le sfere. La crisi umanitaria peggiora di ora in ora. Contemporaneamente aumenta la follia dei media azeri, per certi versi trovano Hitler un umanista, in confronto con i leader armeni. Quanto sta attuando il regime autocratico di Aliyev dell’Azerbajgian in Artsakh è un crimine contro l’umanità, che deve essere fermato e punito dalla comunità internazionale.

«Azernews, mercoledì 26 luglio 2023. Hitler è più umanista di qualsiasi leader armeno nella storia – 25 luglio 2023 13:40 (UTC+04:00)».

Allucinante, orrore. Le parole ci mancano per definire questa esternazione armenofobo e il negazionismo di un organo di stampa statale azero, che definisce Hitler per certi versi un umanista. Vergogna per Azernews.az, che usa il concetto di “umanismo” e il nome di Hitler connessi nella stessa frase, per calunniare i leader di un popolo che negli ultimi 100 anni ha subito un genocidio con 1,5 milioni di morti e innumerevoli pogrom, in Turchia e in Azerbajgian. Siamo inorriditi nel vedere un organo di stampa statale in Azerbajgian pubblicare una cosa del genere. Follia. Adolf Hitler massacrò 6 milioni di ebrei, oltre a tanti milioni di altri esseri umani. Ecco, la negazione del “mai più”, partendo dalla promozione della pulizia etnica degli Armeni in Artsakh per arrivare al negazionismo della Shoah e la canonizzazione di Hitler. Due lati della stessa medaglia.

Oggi, come abbiamo annunciato ieri, un gruppo di rappresentanti del corpo diplomatico accreditato in Armenia si è recato a Kornidzor, nella regione di Syunik in Armenia, dove 20 camion con 400 tonnellate di aiuti umanitari sono bloccate da due giorni a causa del rifiuto dell’Azerbajgian di consentirne il passaggio in Artsakh attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) [QUI e QUI]. Prima della partenza da Yerevan, il carico umanitario è stato ispezionati meticolosamente dai diplomatici per accertare il contenuto di ogni camion.

L’Ambasciata degli USA in Armenia ha rilasciato una dichiarazione in merito alla visita odierna al Corridoio di Berdzor (Lachin): «Il Vice Capo Missione, John Allelo, si è unito al corpo diplomatico a Syunik e ha sentito da sfollati e funzionari regionali le sofferenze causate dal continuo blocco del Corridoio di Lachin. Ribadiamo l’appello del Segretario di Stato Blinken per l’immediata riapertura del corridoio al traffico commerciale e privato».

Anche la Gran Bretagna chiede all’Azerbajgian di garantire un movimento bidirezionale senza ostacoli attraverso il Corridoio di Lachin: «Oggi, il Capo della sezione politica e stampa dell’Ambasciata britannica a Yerevan, Chris Perkins, si è unito alla visita del corpo diplomatico a Syunik organizzata dal governo dell’Armenia. Ribadiamo il nostro sostegno all’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia del febbraio 2023 affinché l’Azerbajgian garantisca movimenti senza ostacoli lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni».

Quindi, i 20 camion con le 400 tonnellate di aiuti umanitari aspettano ancora al confine che il tandem russo-turco/azero li fa entrare e lascia che il loro carico venga consegnato dall’Armenia all’Artsakh. Gli osservatori dell’Unione Europea e i rappresentanti del Corpo Diplomatico (di Serbia, Svizzera, Regno Unito, Belarussia, Iran, Bulgaria, Federazione Russa, USA, Lituania, Polonia, Iraq, Ucraina, Francia, India, Romania, Italia, Spagna, ONU e CICR) sono lì a guardare e prendere atto che il Corridoio di Berdzor (Lachin) è bloccato, anche per gli aiuti umanitari. Anche le Nazioni Unite sono in grado di osservare questo. Beh, guardare, osservare e prendere atto non è abbastanza. Non quando un’autocrazia avvolta da crimini contro l’umanità sta tentando di far morire di fame 120.000 Armeni per costringerle alla sottomissione o allo sfollamento. Le ere coloniali sono finite decenni fa. Gli Armeni indigeni vanno sostenuti in modo energico e risolutivo. La Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh va riconosciuta.

Il blocco dell’Artsakh. Il 26 luglio 2023, l’Azerbajgian ha negato l’ingresso a 400 tonnellate di aiuti umanitari inviati dall’Armenia all’Artsakh bloccato. Non ho visto nessuno dei media internazionali riferire nulla al riguardo. Qualcuno di voi ha visto?

È piuttosto folle, che 120.000 persone vengano lentamente fatte morire di fame da un autocrate genocida da cui compriamo il gas (in parte riciclato russo), ma poiché il loro regime era vagamente dipendente dalla Russia, i giornalisti occidentali devono descriverla come una “situazione complessa”. Se lo coprono affatto. Cosa che per lo più non lo fanno. Più giornalisti sono stati inviati in Armenia per coprire gli attivisti russi e gli operatori tecnologici che vivono in esilio, rispetto all’attuale crisi umanitaria che si sta svolgendo da quasi otto mesi, a pochi chilometri di distanza. È un assoluto abbandono del dovere giornalistico.

Artsakh invoca la secessione riparatrice, esorta gli Stati membri delle Nazioni Unite a riconoscerne l’indipendenza per prevenire il genocidio.

Baku, che tiene sotto assedio l’Artsakh da 229 giorni dal 12 dicembre 2022 e sotto blocco totale da 44 giorni dal 15 giugno 2023, che ha causato la crisi umanitaria, insiste che gli aiuti umanitari debbano passare dall’Azerbajgian attraverso la città Akna (Aghdam) nella parte della Repubblica di Artsakh, occupata dalle forze armate azere, piuttosto che direttamente dall’Armenia e rifiuta di riaprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), in violazione dell’accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020 e l’ordine legalmente vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite del 22 febbraio 2023.

L’Azerbajgian afferma – in violazione delle disposizioni dell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 che ha firmato – che il Corridoio di Berdzor (Lachin) serve solo per le emergenze sanitarie.
Oggi, il Comitato Internazionale della Croce Rossa in Armenia ha comunicato: «Ieri, nel nostro ruolo di intermediario neutrale, abbiamo evacuato 12 malati per cure mediche lungo il Corridoio di Lachin verso l’Armenia. Questo lavoro strettamente umanitario è sempre svolto con l’accordo delle parti».
Quando la Croce Rossa deve annunciare il successo del negoziato per liberare 12 ostaggi dall’Artsakh assediato come se fosse un importante passo avanti diplomatico, rende l’insistenza dell’Assurdistan che “non c’è blocco” ancora più ridicola.
Poi, va osservato, che la frequenza delle evacuazioni di questo tipo è diminuita in quanto è necessaria l’autorizzazione dell’Azerbajgian e in controllo dei medici azeri per transitare al checkpoint sul ponte Hakari all’uscita dal Corridoio di Lachin verso l’Armenia.

«La malnutrizione conclamata e lo stress psicologico per più di 7 mesi influiscono in modo significativo sulla salute dei bambini e delle donne incinte. Inoltre, in Artsakh mancano 200 tipi di medicinali» (Marut Vanyan).

«Ecco due bambini raggianti, nonostante tutto. Sono Felix e Alek di Martakert, la cui madre con il loro fratello maggiore erano andati a Yerevan per cure mediche prima del #ArtsakhBlockade e sono rimasti bloccati in Armenia. Questi due coraggiosi bambini sono separati dalla madre da quasi 8 mesi a causa dell’aggressione dell’Azerbajgian contro l’Artsakh» (Yana Avanesyan).

A seguito del blocco totale dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, il carburante si è esaurito, per cui i forni non sono in grado di consegnare il pane ai negozi di Stepanakert. Marito e moglie, Samvel e Gayane, con il figlio Tatul, hanno trovato un modo alternativo per consegnare il pane dal forno al negozio, per alleggerire un po’ le code in città. Ogni giorno all’alba trasportano il pane dal forno al loro negozio con una carriola.

«Stepanakert, capitale dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh oggi. Niente carburante, solo cavalli. La gente del posto scherza su Artsakh che sta diventando una nuova città da cowboy» (Anush Ghavalyan).

L’Azerbajgian, a giudicare dalle immagini satellitari, nell’aprile-maggio 2023 ha stabilito nuove posizioni sul territorio dell’Artsakh nel Corridoio di Berdzor (Lachin) – nonostante l’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 ha stabilito che il corridoio è larga 5 km – tra il villaggio di Hin Shen e la città di Berdzor (Lachin). Nello stesso periodo, il 23 aprile 2023 l’Azerbajgian ha stato installato un posto di blocco illegale presso il ponte sul fiume Hakari. Dalle postazioni delle forze armate dell’Azerbajgian vicino a Hin Shen è ben visibile l’autostrada Goris-Berdzor (Latin)-Suchi-Stepanakert. Molto probabilmente, approfittando l’occupazione illegale del Corridoio di Berdzor (Lachin), con il tacito consenso delle forze di mantenimento della pace russe in Artsakh e della crisi umanitaria che ha creato, l’Azerbajgian ha avanzato le sue posizioni in altri settori del corridoio sopra l’autostrada. Quindi, anche se l’Azerbajgian dovesse togliere il blocco all’Artsakh e ristabilire la libera circolazione lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin), tiene sotto controllo la strada dalle sue nuove posizioni in alto.

L’armenofobo razzista Adnan Huseyn, l’autonominato portavoce dei finti “eco-attivisti” dell’originale blocco sul Corridoio di Berdzor (Lachin) vicino a Shushi per “preoccupazioni ambientali”, che quotidianamente faceva dirette su Twitter mostrando che gli unici veicoli che lasciavano passare erano del Comitato Internazionale della Croce Rosse e delle forze di mantenimento della pace russe, sostenendo che il corridoio era aperto per chiunque, adesso ha scritto in un post su Twitter: «Fermate il dramma, accettate l’accordo se sono i vostri “bambini affamati” a cui tenete davvero. Smettete di mentire. spostando l’attenzione dal nostro controllo giustificato sulla strada di Lachin e ignorando la nostra offerta della strada di  Aghdam. Avete perso la guerra, non potete dettare le condizioni. Lo scenario “prendilo o lascialo” per i vinti».
Ecco, lo scenario “prendilo o lascialo” per i vinti. Dal capo “eco-attivista” che ha avviato il #ArtsakhBlockade il 12 dicembre 2022 con falsi pretesti. Così intendono gli Azeri il dialogo e l’integrazione per gli Armeni dell’Artsakh. La pulizia etnica degli Armeni è sempre stata l’obiettivo di questo blocco illegale e disumano. #OpenLachinCorridor #SanctionAliyev

La Comunità del “Azerbajgian occidentale” (= Armenia), in un “appello all’Unione Europea” diffuso dalla stampa statale azera, elogia la “tolleranza” e gli sforzi del governo dell’Azerbajgian “per reintegrare gli Armeni che vivono nella regione del Karabakh”; condanna l’Unione Europea per aver chiesto all’Azerbajgian di aprire il Corridoio di Lachin. Questo è assurdo, anzi, pure follia, ma senza un meccanismo di coercizione e applicazione di severi sanzioni, l’Azerbajgian non si fermerà.

Dalla stampa statale dell’Azerbajgian (qui siamo oltre la menzogna, alla patologia in stato avanzata): «BAKU, Azerbajgian, 27 luglio. La Comunità dell’Azerbajgian occidentale ha fatto appello all’Unione Europea (UE) sulla situazione creatasi a seguito dell’impedimento dell’approvvigionamento per i residenti armeni della regione del Karabakh dell’Azerbajgian da altre regioni del Paese da parte del regime separatista del Karabakh, Rapporti sulle tendenze.
“In quanto organizzazione che unisce gli Azeri espulsi dall’Armenia e ne sostiene i diritti, la Comunità dell’Azerbaigian occidentale plaude agli sforzi del governo dell’Azerbajgian per reintegrare gli Armeni che vivono nella regione del Karabakh”, ha affermato la Comunità.
“Dimostrando una società inclusiva e tollerante, l’Azerbajgian stabilisce un precedente per la riconciliazione e il ripristino dei diritti per gli Azeri espulsi dall’Armenia. La speranza è che l’Armenia riconosca questo esempio e prenda provvedimenti per promuovere la comprensione, il dialogo e il rimpatrio sicuro degli Azeri sradicati con la forza dalle loro case in Armenia”, si legge nell’appello.
“In particolare, la Comunità dell’Azerbaigian occidentale è profondamente preoccupata per i continui tentativi dell’Armenia e del regime illegale di creare una crisi umanitaria artificiale, ostacolando i rifornimenti agli Armeni del Karabakh da altre parti dell’Azerbajgian e chiedendo rotte di rifornimento esclusive per Khankendi senza alcun controllo di frontiera o doganale”, dice l’appello. “La Comunità dell’Azerbaigian occidentale condanna fermamente queste tattiche di manipolazione, in quanto non solo ostacolano il processo di riconciliazione, ma sfruttano anche i veri bisogni degli abitanti per un guadagno politico”.
“Inoltre, esprimiamo il nostro profondo rammarico e la nostra forte disapprovazione per il coinvolgimento dell’Unione Europea nella situazione. La presenza della missione dell’UE a fianco del convoglio che tenta di irrompere in Azerbajgian senza il consenso del governo azero mina i principi di sovranità e integrità territoriale e invia un segnale sbagliato all’Armenia”, sottolinea l’appello».

Il Ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan ha replicato alla dichiarazione del Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, a seguito dell’incontro a #Mosca del 25 luglio, nonché alle affermazioni problematiche dell’Azerbajgian sul blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin).

Domanda ad Ararat Mirzoyan: “A Yerevan capiscono che è necessario convincere gli armeni del Karabakh a incontrare i rappresentanti dell’Azerbajgian” – come reagirà a questa dichiarazione del Ministro degli Esteri russo? Yerevan continua a insistere che ci sia un meccanismo internazionale per il dialogo Baku-Stepanakert, o il Ministro degli Esteri russo stava parlando dell’incontro senza di esso?
La risposta di Ararat Mirzoyan: La posizione della parte armena riguardo alla necessità di affrontare i diritti e le questioni di sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh nel contesto del raggiungimento della pace a lungo termine nella regione non è cambiata. Abbiamo ripetutamente sottolineato che questi problemi dovrebbero essere affrontati attraverso il dialogo Baku-Stepanakert e l’efficacia di questo dialogo può essere garantita solo attraverso il coinvolgimento internazionale e un meccanismo efficace.

Domanda ad Ararat Mirzoyan: Dopo i negoziati trilaterali dei Ministri degli Esteri di Armenia, Russia e Azerbajgian a Mosca, dalle parole del Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, si capisce che il tema dei diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh è stato collegato al tema della tutela dei diritti delle minoranze nazionali in Armenia durante i negoziati. In che modo Yerevan interpreta questa dichiarazione?
La risposta di Ararat Mirzoyan: Affrontare i diritti e le questioni di sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh è sempre stato la pietra angolare del conflitto del Nagorno-Karabakh, e durante i negoziati con l’Azerbajgian il 25 luglio a Mosca e in altre capitali prima ancora, la parte armena ha sollevato e continua a sollevare la questione della garanzia dei diritti e della sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh. Questo problema è stato registrato anche nella dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, in cui vengono specificamente menzionati i concetti di Nagorno-Karabakh, territorio del Nagorno-Karabakh e linea di contatto con il Nagorno-Karabakh. Il settimo punto della stessa dichiarazione tripartita prevede anche il ritorno dei profughi nel territorio del Nagorno-Karabakh e nelle regioni limitrofe, che finora non è stato attuato dall’Azerbajgian. Le regioni in questione includono Hadrut, Shushi, Martakert, Askeran, Shahumyan e Getashen. La parte armena riconosce anche i diritti degli Armeni sfollati con la forza da diversi insediamenti in Azerbajgian tra il 1988 e il 1991, in particolare da Baku, Kirovabad, Sumgait e altri luoghi, e ancor prima dalla Repubblica Autonoma di Nakhichevan, insieme alle questioni da loro sollevate. Tuttavia, il problema di garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh, la popolazione indigena del luogo, è una questione completamente diversa con il suo contenuto profondo e non ha paralleli. Non può in alcun modo essere collegata ad altri diritti, compresi i diritti dei “cittadini che vivono nella Repubblica di Armenia” (come ha detto il Ministro degli Esteri della Federazione Russa), che sono previsti da obblighi internazionali e pienamente previsti dalla la Repubblica di Armenia. In base a ciò, durante l’ultimo incontro tripartito a Mosca, non c’è stata alcuna discussione e ancor più nessun accordo al di fuori di questa logica.

Domanda ad Ararat Mirzoyan: La parte azera, riferendosi alla dichiarazione del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, a seguito della riunione tripartita tenutasi a Brussel il 15 luglio, sostiene che sia stato raggiunto un accordo per garantire il trasporto del carico umanitario verso il Nagorno-Karabakh in altri modi. Come interpreteresti queste affermazioni?
La risposta di Ararat Mirzoyan: Nel 2020, Armenia, Russia e Azerbajgian hanno raggiunto un accordo sul Corridoio di Lachin, come risulta dalla dichiarazione tripartita del 9 novembre, con le firme dei leader dei tre Paesi. Riaffermiamo la nostra posizione di principio secondo cui il blocco illegale del Corridoio di Lachin dovrebbe essere revocato e il regime stabilito dalla dichiarazione tripartita del 9 novembre dovrebbe essere ripristinato. La Repubblica di Armenia non ha giurisdizione e non può discutere questioni relative ad altri modi di trasportare merci nel Nagorno-Karabakh. È interessante notare che anche i partner internazionali, nelle loro dichiarazioni pubbliche, hanno sottolineato che non vi è alternativa alla rimozione del blocco del Corridoio di Lachin. Vari riferimenti ad altre strade non possono essere considerati un’alternativa alla rimozione del blocco del Corridoio di Lachin, che è un obbligo diretto dell’Azerbajgian. A questo proposito, non c’è bisogno di ricordare ancora una volta la decisione della Corte Internazionale di giustizia delle Nazioni Unite nel 2023, che ribadisce le decisioni giuridicamente vincolanti del 22 febbraio e del 6 luglio, riaffermando implicitamente la nostra posizione dichiarata.

Segnaliamo

Tempo.it di oggi: L’Azerbajgian blocca 19 tir carichi di aiuti: «Vuole far morire di fame gli armeni». Da oltre 24 ore 360 tonnellate di beni essenziali destinate all’Artsakh sono ferme davanti al Corridoio di Lachin per volere del regime di Baku. Anche l’UE protesta di Leone Grotti [QUI].

La Verità di oggi:

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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