209° giorno del #ArtsakhBlockade. È tutto chiaro: l’Azerbajgian vuole impedire il processo di pace, perché vuole l’Artsakh e l’Armenia. L’Italia riconosca la Repubblica di Artsakh!

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.07.2023 – Vik van Brantegem] – La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha emesso una decisione in merito alla richiesta dell’Armenia di integrare la misura provvisoria del 22 febbraio 2023, a seguito dell’installazione da parte dell’Azerbajgian di un posto di blocco militare all’ingresso dall’Armenia al Corridoio di Berdzor (Lachin) presso il ponte Hakari. Il tribunale ha ribadito la sua decisione del 22 febbraio 2023, con la quale ha obbligato l’Azerbajgian a prendere tutte le misure per garantire il movimento senza ostacoli di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). Il tribunale ha stabilito che attualmente non è necessario integrare la sua decisione del 22 febbraio 2023.

Dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato il suo ordine che l’Azerbajgian deve aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha risposto, sostenendo che gli Armeni passano liberamente. Quindi, i media statali dell’Azerbajgian hanno condiviso il video di Armeni gravemente malati al suo posto di blocco, accompagnati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, l’unico modo in cui possono passare.

Il post su Twitter dell’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, Nasimi Aghayev: «Il 23 aprile l’Azerbaigian ha istituito un valico di frontiera sul suo confine di stato riconosciuto a livello internazionale con l’Armenia. Il 12 maggio, l’Armenia ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di ordinare l’Azerbajgian di rimuovere questo valico. Il 6 luglio, il Tribunale ha respinto la richiesta di Armenia, confermando così il diritto dell’Azerbajgian di controllare i propri confini».

Invece, in pure stile di disinformazione e menzognero azero, tutto falso quello che afferma Aghayev: la Corte invece ha affermato che non era necessario una nuova decisione al riguardo, ribadendo la sua decisione del 22 febbraio 2023, con la quale ha obbligato l’Azerbajgian a prendere tutte le misure per garantire il movimento senza ostacoli di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). Quindi, il posto di blocco sul ponte Hakari (“valico di frontiera” sul Corridoio di Lachin in violazione dell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020) è e rimane illegale e secondo l’ordine del 22 febbraio 2023 deve essere rimosso.

È scandaloso osservare giorno dopo giorno come l’Azerbajgian stia aggredendo il popolo dell’Artsakh nelle sue terre ancestrali con il posto di blocco illegale. Le molestie psicologiche e fisiche del popolo dell’Artsakh sono una violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Intanto, inutile gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia. Meno che inutile. La più alta Corte delle Nazioni Unite non ha ottenuto alcun rispetto dallo Stato terrorista dell’Azerbajgian per le sue sentenze e in seguito non sono state applicate sanzioni dal Consiglio di Sicurezza delle Nazionali Unite, il che significa che questi organismi non vengono rispettati e non hanno alcuna utilità. Triste. Come nella guerra dei 44 giorni nel 2020, quando l’Azerbajgian ha usato bombe a grappolo israeliane, con la distruzione indiscriminata di infrastrutture civili e la contaminazione mortale di munizione non esplosa. Non c’è assolutamente alcuna circostanza in cui l’esportazione, la proliferazione e l’uso di queste armi crudeli siano giustificate. Come non è giustificato in alcun modo l’Azerbajgian che diffonde discorsi di odio usando pure i bambini.

Una delegazione di alto livello del Consiglio d’Europa ha visitato – a congruo di distanza di sicurezza… viste le esplicite minacce ricevute in precedenza [*] e quindi servono i binocoli per vedere qualcosa che possiamo vedere anche a casa via internet, e pure meglio – l’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin), bloccato da 7 mesi. Queste tipo di visite si ripetono con la stessa cadenza delle aggressioni dell’Azerbajgian contro l’Armenia e l’Artsakh. Sono come visite di cortesia senza alcun effetto in assenza di azioni energiche e risolutive contro l’Azerbajgian.

[*] È ancora online il post su Twitter del 22 giugno 2023, con minaccia di morte ai deputati e funzionari europei, dell’Ambasciatore dell’Azerbaigian presso l’Unione Europea, Vaqif Sadiqov (di cui abbiamo riferito il 27 giugno [QUI]), confermando la diplomazia guerrafondaia di Baku. Anche se Brussel afferma che ha oltrepassato il limite, Sadıqov ha rifiutato di rispondere quando questa settimana EUobserver gli ha chiesto se ne fosse pentito col senno di poi. Ecco il tweet di Sadıqov: «Sanno cosa stanno facendo per proteggersi. Il fucile da cecchino anti-materiale Istiglal IST-14.5 prodotto in Azerbajgian ha un raggio di tiro effettivo di circa 3.000 m. Ragazzi, state alla larga dal confine di stato azero…». Non ha nessun motivo per pentirsene, perché il suo padrone Aliyev stesso lo dice senza giri di parole nel suo recente discorso [QUI].

Dobbiamo sempre schierarsi… Giorgia Meloni a Varsavia cita San Giovanni Paolo II: «Siamo persone libere, restituiremo un’anima all’Europa». «Quando il nuovo governo italiano si è presentato in Parlamento per chiedere la fiducia al Parlamento era il 22 di ottobre 2022 e ricorreva la memoria liturgica di Giovanni Paolo II, del Papa polacco. Santo, statista, personalità straordinaria, che io ho avuto l’onore di conoscere personalmente, alla quale sono legatissima. Ho citato in quell’occasione una frase di Giovanni Paolo II che regalo anche a voi, Giovanni Paolo II dice che “la libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che dobbiamo”. E noi siamo delle persone libere. Noi siamo sempre stati persone libere ed è esattamente questa la ragione per la quale noi faremo quello che va fatto, e cioè restituire un’anima e un’identità a questo nostro continente», ha detto il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ecco, Giorgia Meloni e i suoi Ministri potrebbero iniziare a riconoscere che gli Armeni dell’Artsakh sono delle persone libere, riconoscendo la Repubblica di Artsakh e sostenendola con i fatti, iniziando così a restituire un’anima all’Europa, non solo a parole.

«E se, Dio non voglia, dovesse accadere una tragedia» simile e «tu ti trovassi al mio posto, e se non fossi aiutato con le armi da persone che condividono i tuoi valori, cosa faresti? Diresti: “Putin, prendi i territori bulgari?“»: l’ha detto Volodymyr Zelensky al Presidente bulgaro Ramen Radev. Senza entrare in merito della guerra della Russia in Ucraina, se sostituiamo “bulgari” con “italiani”, cosa faresti tu? E “bulgari” con “armeni”?

La stazione di Lyon viene bloccato per 1 ora, perché c’era un gatto sui binari. Tutti gli agenti della SNCF erano mobilizzati. La settimana precedente un gatto è stato investito da un treno. Scandalo, mentre i 120.000 Armeni (tra cui 30.000 minorenni) in pericolo di sterminio a nessuno importa.

L’Azerbajgian non ha fatto un solo passo adeguato in risposta all’Armenia che ha fornito le mappe dei campi minati, e continua a detenere illegalmente prigionieri di guerra armeni e li usa come fattore di contrattazione politica, ha dichiarato il 6 luglio il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan.

«Artur Astvatsatryan [foto di copertina e videoregistrazione sopra], 11 anni, rifugiato del villaggio di Dadivank, Nagorno-Karabakh, attualmente sotto controllo azero. “Cosa hai provato quando hai saputo che dovevi lasciare il tuo villaggio?” Arturo: “Dolore… dolore… enorme dolore”» (Nara Matini).

209° giorno di #ArtsakhBlockade. Siamo le nostre montagne: i giovani dell’Artsakh hanno promesso di rimanere resilienti di fronte alle avversità.

«Sebbene l’Armenia abbia dovuto riconoscere il Karabakh come parte dell’Azerbajgian, ci sono ancora resti di forze armate armene nei territori dell’Azerbajgian dove le forze di mantenimento della pace russe sono temporaneamente dispiegate. Se l’Armenia è veramente interessato a raggiungere la tanto attesa pace nella regione, allora le sue forze armate devono lasciare completamente la regione del Karabakh in Azerbajgian. Gli elementi militari e paramilitari armeni sul terreno dovrebbero essere disarmati» (Ilham Aliyev, il Presidente della Repubblica di Azerbajgian).

Aliyev con la Verità e con la Realtà non ha un rapporto difficile. Non ha un rapporto

La propaganda dell’autocrate Ilham Aliyev non si tira indietro davanti a nessuna menzogna per convincere il suo popolo della legittimità della guerra che sta preparando. Il tiranno di Baku non vuole giustizia o pace ma lo sterminio degli Armeni. Minacce e menzogne ancora e ancora. Il regime autocratico di Aliyev in Azerbajgian è il principale ostacolo alla pace. Costruita sull’odio, non può farne a meno.

«Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato» (Eli Wiesel, Premio nobel per la pace). E parole non accompagnate da atti energici e risolutivi, uccidono la vittima e il torturato.

Come era facilmente prevedibile, le autorità dell’Azerbajgian il 7 luglio 2023 hanno condannato i militari armeni Harutyun Hovakimyan e Karen Ghazaryan, rapiti in Armenia a maggio a 11 anni e 6 mesi di carcere. Nella farsa giudiziaria che si è svolta nel tribunale di Sumgait, la corte azera li ha condannati per “ingresso illegale” in Azerbajgian, paese privo di diritti. Esempio del metodo Aliyev, una dinastia autocratica che vi regna da decenni. I due militari armeni furono rapiti in Armenia da incursori azeri come merce di scambio per i due militari azeri catturati in Armenia – a 18 km oltre il confine – e autori di un omicidio.

Recapitoliamo per coloro che non l’hanno capito ancora:
1. Gli Azeri attraversano il confine con l’Armenia e rapiscono i due militari armeni.
2. Li accusano di essere entrati in Azerbajgian, necessariamente illegalmente.
3. Li imprigionano in attesa di un processo.
4. Li torturano, accusandoli di essere terroristi.
5. Inventano e producono “vittime” poco prima del processo.
6. Infine li infliggono condanne pesanti.
7. Ursula von der Leyen non ha niente da dire al suo “partner affidabile”.

A causa dei continui bombardamenti da parte dell’Azerbajgian, la costruzione dell’impianto metallurgico (con fondi USA) a Yeraskh è stata interrotta. Il direttore dell’impianto ha affermato che qualsiasi movimento di attrezzature da costruzione è preso di mira dalle forze armate dell’Azerbajgian, determinando una situazione in cui è possibile svolgere solo “lavori molto limitati”.

Tra le ore 19.00 e le 1926 del 7 luglio 2023, le forze armate azere hanno aperto il fuoco con fucili e mortai da 60 mm (l’uso del grosso calibro si ripeta come regola gli ultimi tempi, segno di una nuova escalation da parte dell’Azerbajgian) su una mietitrebbia che svolgeva lavori agricoli nel villaggio di Machkalashen. Prosegue il terrorismo agricolo dell’Azerbajgian: parallelamente al blocco di importazione di cibo, l’Azerbajgian ostacola i lavori agricoli (semina, potatura, raccolta, ecc.) per impedire che l’Artsakh produce il cibo che manca a causa del blocco totale, per aumentare ulteriormente la fame.

Il Comandante delle forze di mantenimento della pace russe è stato informato della violazione del cessate il fuoco, riferisce il Ministero della Difesa dell’Artsakh. E cosa fanno i Russi con i registri delle violazioni del cessate il fuoco azere? Ce ne sono stati tanti, quotidianamente. Poi, quando le forze di mantenimento della pace russe comunicano violazioni del cessato il fuoco, indicano MAI l’aggressore, l’Azerbajgian che accusa SEMPRE l’Armenia o l’Artsakh di attaccare le posizioni azeri nei territori occupati dell’Armenia e dell’Artsakh.

Dal canale Telegram del contingente per il mantenimento della pace russo in Artsakh: «Il personale militare del contingente di mantenimento della pace russo, nonostante il servizio 24 ore su 24 nei posti di osservazione e la situazione attuale, continua a condurre esercitazioni quotidiane, durante le quali ognuno affina le proprie capacità di combattimento e addestramento speciale». A cosa serve di addestrarsi non si comprende, perché non fanno niente per contrastare le aggressioni azere. L’unica volta che abbiamo visto un loro intervento militare energico (fino al 15 giugno si sono limitato a portare limitate e insufficienti scorti di beni di prima necessità in Artsakh), è stato il 15 giugno scorso, quando le forze armate azere, partendo dal loro posto di blocco illegale presso il ponte Hakari nel Corridoio di Berdzor (Lachin), quindi nella Repubblica di Artsakh sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe, avevano alzato la bandiera dell’Azerbajgian all’inizio del ponte Hakari sul territorio sovrano della Repubblica di Armenia, le forze armate armene avevano aperto il fuoco in reazione. Successivamente, come dimostrano le foto, le forze di mantenimento della pace russe hanno rimosso la bandiera azera.

Ecce due scatti, per ricordare la sequenza dei fatti del 15 giugno.

«La famiglia di Armine ha sempre cercato di superare le difficoltà che caratterizzavano ogni aspetto della vita del villaggio. Tuttavia, una domanda pesava pesantemente nelle loro menti: come avrebbero potuto sopportare la raffica di fuoco dalle postazioni azere giorno dopo giorno? Villaggio di Chankatagh, Artsakh» (Siranush Sargsyan).

Questo è il significato delle frasi fredde dei bollettini economici: «Durante il blocco azero, l’economia dell’Artsakh è stata danneggiata per circa 395 milioni di dollari». L’Azerbajgian dovrà risarcire all’Artsakh tutti i danni causati dal terrorismo azero.

«”Non ci preoccupiamo per noi stessi, ma per i nostri figli”, ha detto Satenik, un’amorevole madre di cinque figli e una nonna affettuosa di dieci, nel bellissimo villaggio di Kichan, Martakert, Artsakh» (Siranush Sargsyan).

«L’Azerbajgian sta cercando di fuorviare gli USA e l’Unione Europea facendo dell’Armenia il colpevole dell’imminente guerra contro il Nagorno-Karabakh. È diventato noto che Baku mostra un comportamento completamente distruttivo in tutte le questioni. Ad esempio, gli Stati Uniti sono contrari all’uso da parte dell’Azerbajgian della pressione militare contro il Karabakh per avanzare richieste, come lo scioglimento dell’esercito di difesa dell’Artsakh e l’arresto delle attività delle istituzioni statali. Washington ritiene che tutte le questioni dovrebbero essere risolte durante i negoziati Artsakh-Azerbajgian in un formato internazionale visibile.
Ha uno scopo specifico. L’Azerbajgian intende portare il programma di integrazione del Karabakh nella stanza dei negoziati e, sotto la minaccia della guerra, costringere i rappresentanti del Nagorno-Karabakh ad accettarlo. Non è una trattativa ma una presentazione di un ultimatum con ricatto. L’Azerbaigian non è d’accordo che i rappresentanti degli Stati Uniti o dell’Unione Europea debbano essere presenti nella stanza durante la conversazione Stepanakert-Baku, in modo che le sue minacce non vengano registrate dai mediatori internazionali.
L’Azerbajgian sta anche cercando di costringere l’Armenia a smettere di finanziare il Nagorno-Karabakh, facendo così pressione sul Karabakh affinché rinunci al suo esercito. L’obiettivo di Aliyev è disarmare il Karabakh per mano dell’Armenia. Tuttavia, questo non può accadere perché l’Artsakh, sotto la protezione russa, non si sottomette all’Armenia. Ricorderete che quando Nikol Pashinyan ha riconosciuto il Nagorno-Karabakh come territorio dell’Azerbajgian, il Presidente e l’Assemblea Nazionale dell’Artsakh hanno risposto con parole estremamente dure al Primo Ministro dell’Armenia, rifiutandosi di riconoscere e obbedire alle sue decisioni.
In altre parole, non sarà possibile sciogliere l’esercito di difesa attraverso l’Armenia. Penso che la questione dovrebbe essere discussa durante i negoziati Baku-Stepanakert. Gli Armeni dell’Artsakh moriranno di fame, ma non scioglieranno l’esercito di difesa senza garanzie di sicurezza.
Naturalmente, l’Azerbajgian non ha dimenticato il sanguinoso conflitto di 35 anni e l’inimicizia con il Karabakh quando sta costringendo l’Artsakh a rinunciare al suo esercito di difesa senza meccanismi di sicurezza internazionale. Questo non è uno scenario possibile. Sfortunatamente, l’Azerbajgian non è uno stato di cui ci si può fidare. Non lo si può affidare la vita di 120.000 Armeni.
L’Azerbajgian ha sottoposto l’Artsakh ad un blocco completo, effettua regolarmente attacchi militari, uccide il personale militare dell’Artsakh e spara contro la popolazione civile. L’Azerbajgian interrompe regolarmente per lungo tempo il gasdotto dall’Armenia all’Artsakh, interrompe la fornitura di elettricità e vieta l’ingresso di beni umanitari attraverso il checkpoint nel Corridoio di Lachin.
Se l’obiettivo dell’Azerbajgian è la pace, perché non acconsente ai negoziati attraverso un meccanismo internazionale? In che modo l’Azerbajgian, che affama il popolo dell’Artsakh, osa assicurare che la Costituzione dell’Azerbajgian proteggerà il popolo del Karabakh? Le nazioni in un sanguinoso conflitto non possono iniziare immediatamente a vivere pacificamente senza spargimento di sangue. L’Azerbajgian non accetta proposte per creare una zona smilitarizzata attorno al Karabakh o per assicurare una presenza internazionale in Karabakh, che garantirebbe stabilità. Poiché l’obiettivo di Baku è deportare il popolo del Karabakh dalla propria patria e sottoporlo a pulizia etnica e massacri, si rifiuta di accettare qualsiasi proposta che possa impedire la guerra.
La tattica dell’Azerbajgian è quella di presentare proposte che mettono in pericolo l’esistenza degli Armeni nell’Artsakh, sapendo che gli Armeni non le accetteranno, per accusare la parte armena di non aver raggiunto un accordo e trovare una scusa per iniziare una guerra. La situazione è la stessa con la questione della demarcazione. Se gli Stati Uniti e l’Armenia concordano sul fatto che il confine armeno-azerbaigiano dovrebbe essere delimitato sulla base della mappa del 1975, l’Azerbajgian ha presentato circa 50 commenti e afferma che, oltre alla mappa del 1975, dovrebbero essere incluse nella demarcazione anche varie altre mappe.
In altre parole, l’Azerbajgian sta cercando di complicare il più possibile il processo, rendendolo intrattabile. L’Azerbajgian non vuole riconoscere l’integrità territoriale dell’Armenia al più alto livello sulla base della mappa del 1975. In altre parole, quando Baku usa il termine Zangezur orientale, implica una rivendicazione territoriale sull’attuale territorio dell’Armenia.
Non riconoscendo l’integrità territoriale dell’Armenia secondo la mappa del 1975 e non avviando il processo di demarcazione, l’Azerbajgian, infatti, dichiara la sua intenzione di occupare i territori sovrani dell’Armenia. Dal maggio 2021, l’Azerbajgian ha occupato almeno 220 chilometri quadrati di territorio dell’Armenia.
Gli USA e l’Unione Europea, in qualità di principali mediatori, devono utilizzare misure forti per fare pressione sull’Azerbajgian affinché abbandoni il suo comportamento distruttivo di inventare giustificazioni per la guerra e alla fine firmi un trattato di pace. Le restanti questioni relative ai diritti e alla sicurezza dell’Artsakh, dell’esercito di difesa e delle strutture statali degli Armeni dovrebbero essere risolto attraverso negoziati con la partecipazione internazionale ai colloqui Azerbaigian-Nagorno.Karabakh.
A partire dal 22 febbraio 2022, l’Azerbajgian, ufficialmente dichiarato alleato strategico della Russia, sta cercando di screditare gli USA e l’Unione Europea dimostrando distruttività nei formati negoziali occidentali. Il suo obiettivo è geopolitico: impedire all’Occidente di partecipare alla formazione dell’ambiente geopolitico nel Caucaso meridionale e ridurre la sua influenza nella regione armena. Gli autori del format 3+3 nato per escludere l’Occidente sono Russia, Azerbajgian, Turchia e Iran.
Quindi è tutto chiaro» (Robert Anayan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Per non dimenticare.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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