201° giorno del #ArtsakhBlockade. Il popolo dell’Artsakh ha un innegabile diritto all’autodeterminazione e a vivere in pace e dignità nelle proprie terre ancestrali

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.06.2023 – Vik van Brantegem] – L’Artsakh/Nagorno-Karabakh si avvicina sempre de più al punto di una catastrofe umanitaria irreversibile. I negozi sono completamente vuoti, frutta e verdura, sapone e altri prodotti sono estremamente scarsi o assenti, la produzione di latte è interrotta, continuano i blackout elettrici e l’interruzione della fornitura di gas e elettricità dall’Armenia. Tutti i ristoranti sono chiusi, grandi feste, per esempio per matrimoni, sono escluse.

Il contingente di mantenimento della pace russo vola sporadicamente quello che può con elicotteri Mi-8, con una capacità di carico massima di 4 tonnellate, principalmente per i propri bisogni del contingente di 2mila militari russi stanziati in Artsakh, niente in confronto alle 300 tonnellate di aiuti umanitarie giornaliere prima della chiusura del checkpoint sul ponte Hakari il 15 giugno a tutto il transito, compresi i veicoli del contingente di mantenimento della pace russo. L’unico transito nuovamente permesso dall’Azerbajgian è quello degli Armeni dell’Artsakh trasportati attraverso il checkpoint con veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa, preventivamente concordati con le autorità dell’#Azerbaigian. In nessuna parte del mondo i veicoli della Croce Rossa vengono ispezionato così a fondo come al checkpoint illegale dell’Azerbajgian presso il ponte Hakari.

Riconoscere la Repubblica di Artsakh
è indispensabile
per garantire la pace duratura
nel Caucaso meridionale

Per me, che sono un Fiammingo (come peraltro per i nordici, come i Norvegesi per esempio), non è subito evidente cosa significa la carenza di pane in Artsakh. Non è che noi non mangiamo il pane, ma a pranzo per esempio non c’è pane sulla tavola, mentre le patate non sono un contorno, ma la pietanza sostanziale del pranzo, sempre presente. Un Armeno dell’Artsakh è sorpreso di vedere che noi mangiamo patate a pranzo, invece del pane (e qui somiglia molto agli Italiani). Un Armeno è probabilmente quello che mangia più pane al mondo, più degli Italiani (anche se probabilmente meno della gente di Macerata Campania…). Gli Armeni hanno una sola parola per colazione, pranzo e cena: mangiare pane significa tutte e tre queste cose.

Mentre sta affrontando una situazione di crisi umanitaria senza precedenti, essendo totalmente bloccata dall’Azerbajgian, stanno succedendo molte cose dentro e intorno all’Artsakh/Nagorno-Karabakh, crescenti tensioni con un altro probabile conflitto nel prossimo futuro: violazioni del cessate il fuoco da parte delle forze armate dell’Azerbaigian, non solo usando mitragliatrici e cecchini, ma anche artiglieria e droni; contadini che lavorano nei campi presi di mira. L’obiettivo principale dell’Azerbajgian è interrompere e paralizzare la vita normale della popolazione civile dell’Artsakh, intimidendo e terrorizzando le persone quotidianamente. Questi atti sono in linea con la sistematica politica di pulizia etnica portata avanti dal regime autocratico dell’Azerbajgian, con un senso di totale impunità e audacia.

Con il pretesto di misure di ritorsione basate sulla disinformazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, anche ieri, 29 giugno 2023 intorno alle ore 18.10, le forze armate azere hanno violato il regime di cessate il fuoco aprendo il fuoco con armi di piccolo calibro su una mietitrebbia che svolgeva lavori agricoli nei campi di Chartar nella regione di Martuni dell’Artsakh. Continua il terrorismo agricolo dell’Azerbajgian contro l’Artsakh, per togliere alla popolazione dell’Artsakh anche quanto potrebbe produrre localmente, mentre con la guerra dei 44 giorni del 2020 ha anche occupato i territori più fertili dell’Artsakh.

Il canale Telegram del sito Caliber.az, strettamente collegato al Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, sta condividendo informazioni sull’inizio di una nuova fase dell'”Operazione Vendetta”. Ciò avviene subito dopo i colloqui tenutisi a Washington. Azerbajgian intende accelerare la situazione:
«Le formazioni armate illegali armene nel Karabakh devono essere sciolte, le unità delle forze armate armene devono essere ritirate e la popolazione armena locale deve essere integrata nello stato e nella società azera. Ma…
Sfortunatamente, secondo le informazioni ricevute di recente dalla parte azera, le formazioni armate illegali dell’Armenia stanno pianificando una serie di provocazioni contro le forze armate azere e sono in corso i preparativi per esse con il tacito consenso e l’approvazione delle forze di mantenimento della pace russe. In caso di una nuova provocazione, l’Operazione Vendetta-3 diventerà inevitabile. È tempo che tutti capiscano che in nessun caso l’Azerbajgian accetterà la presenza di gruppi armati illegali sul suo territorio.
C’è un altro punto importante. Il processo di ritorno degli sfollati azeri nei territori disoccupati è già in corso e questo processo non farà che accelerare. In tali condizioni, l’Azerbajgian è obbligato a garantire la sicurezza dei civili di ritorno, il che è incompatibile con la presenza di forze armate illegali nella regione del Karabakh» [QUI].

Ieri si sono tenuti i funerali di Armen Abgaryan e Gagik Balayan, residenti del villaggio di Gishi nella regione di Martuni dell’#Artsakh, due dei quattro soldati colpiti dall’attacco terroristico azero del 28 giugno scorso, chiamato dalle forze armate azere “Operazione vendetta”.

I parenti Samvel Torosyan e Yervand Tadevosyan, gli altri due soldati caduti, hanno richiesto il funerali in Armenia in quanto sono sfollati lì dopo la guerra dei 44 giorni del 2020. Però le autorità azere non hanno dato il permesso al Comitato Internazionale della Croce Rossa di trasferire i corpi, mentre nega anche l’ingresso della famiglia in Artsakh. Questo comportamento disumano dell’Azerbajgian è a dir poco terrorismo.

Non lo dico spesso, ma mi vergogno di definirmi Italiano – la cittadinanza che ho voluto e ottenuto nel 1963 (e per questo mi è stata tolta anche la cittadinanza belga) – mentre vedo il governo italiano sostenere e prendere accordi militari ed economici con un regime autocratico che tiene sotto blocco 120.000 civili da oltre 6 mesi in un chiaro atto di pulizia etnica in Artsakh, che mutila le donne armene in servizio, decapita civili, distrugge chiese e cimiteri, si riferisce agli armeni come “cani” e “scarafaggi” da parte di funzionari statali. E potrei proseguire l’elenco, ma basta leggera quanto sto scrivendo dal 27 settembre 2020, l’inizio della guerra dei 44 giorni scatenata dall’Azerbajgian contro gli Armeni Cristiani dell’Artsakh. Il governo italiano guidata da Giorgia Meloni ha di gran lunga mostrato di essere tra le peggiori risposte alla tragedia in atto nell’Artsakh. Al governo italiano abbiamo degli ipocriti e dei bugiardi, con “valori” professi che sono inesistenti nella realtà.

Mentre il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian continua ad attaccare l’Armenia e l’Artsakh, diffondendo fake news sulle presunte provocazioni armene a cui risponderebbe con l’Operazione Vendetto, il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian diffonde la narrazione falsamente diplomatica, comunicando che ieri, «il Ministro degli Esteri Jeyhun Bayramov e il Ministro armeno Ararat Mirzoyan hanno continuato le discussioni sul progetto di accordo di pace. Le delegazioni hanno avuto incontri bilaterali e trilaterali con il Segretario di Stato americano Anthony Blinken sui risultati dei negoziati».

«Mio figlio è stato ucciso nella seconda guerra del Karabakh nel 2020 e mio marito nella prima guerra negli anni ’90 e ora gli Azeri stanno sparando a casa mia, racconta Zhenya, piangendo. A nessuno importa della gente comune. Villaggio di Chankatagh, Artsakh/Nagorno-Karabakh» (Marut Vanyan).

«I bambini giocano per strada, stiamo aspettando che un proiettile esploda ogni secondo, – mi hanno detto oggi i genitori nel villaggio di Chankatagh in Artsakh/Nagorno-Karabakh. Da questo villaggio sono chiaramente visibili le postazioni militari azere, da dove sparano regolarmente (i mitragliatori sono stati sostituiti dai mortai)» (Marut Vanyan).

«Susan. Nonostante i suoni dei colpi di mortaio che esplodono nel suo villaggio, sorride così perché è una mamma di 5 figli (2 in casa come puoi immaginare). Villaggio di Chankatagh, Artsakh/Nagorno-Karabakh. Lei è un veterinario» (Marut Vanyan).

«Gli adorabili gemellini di tre anni Mane e Mary del villaggio di Chankatagh, regione di Martakert. La madre ha raccontato che quando gli Azeri aprono il fuoco, i bambini strisciano fuori dal cortile per la paura di raggiungere la casa» (Siranush Sargsyan).

«Cerimonia commemorativa nella Cattedrale della Santa Madre di Dio di Stepanakert per onorare e pregare per il riposo in pace delle anime dei militari martirizzati. “Dobbiamo sopportare questa sofferenza insieme, ma con Dio”: Padre Mattheos» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert, 29 giugno 2023).

Ieri, 29 giugno 2023, nella Cattedrale della Santa Madre di Dio della capitale della Repubblica di Artsakh, al termine della funzione serale, Padre Mattheos Dravants ha celebrato una cerimonia di requiem per la pace delle anime degli eroi che furono martirizzati a causa dell’attacco azera la notte del 28 giugno.

In una conversazione con il corrispondente di Artsakhpress, Padre Mattheos Dravants ha osservato che la Chiesa Apostolica Armena esegue prima di tutto il servizio funebre per tutti i suoi figli che hanno lasciato la vita terrena a causa di guerra, incidenti, malattie e incidenti. “I vivi sono obbligati a pregare per i morti affinché Dio perdoni i loro peccati e dia pace alle loro anime. È molto importante che l’anima abbia un esercito di preghiere, ecco perché ci siamo riuniti qui per eseguire questo servizio di requiem per i nostri ragazzi appena caduti, e non solo. Crediamo che i ragazzi siano passati definitivamente al regno dei cieli, perché Cristo ha detto: non c’è amore più grande di quello che dà la vita per la propria famiglia, i parenti, la patria, la gente”, ha detto Padre Mattheos, sottolineando che i ragazzi sono andati consapevolmente a prendere posizione in modo che le loro famiglie potessero dormire sonni tranquilli, Cristo è venuto a prendere su di sé proprio quel fardello e quel dolore attraverso la croce. Lo Spirito Santo deve agire sulle famiglie, sui genitori, perché non perdano la speranza che i loro figli siano andati nel regno dei cieli. Hanno lasciato questo mondo peccaminoso e si sono trasferiti nel luogo più puro, dove Cristo è con la sua grande moltitudine, insieme a tutti i credenti”, ha detto Padre Mattheos.

Il Presidente francese Macron in conversazione con i membri della comunità franco-armena a Marsiglia: “Ho messo più pressione su Aliyev di quanto non faccia lo stesso Pashinyan. Il problema è di Pashinyan”

Durante la sua visita di tre giorni a Marsiglia, dal 26 al 28 giugno 2023, il Presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un incontro con vari ambienti influenti di Marsiglia (economici, artistici, politici, comunitari, sportivi, culturali, commerciali, scientifico-educativi, ecc.), che ha personalmente invitato.

Nell’incontro con i rappresentanti della comunità armena a Marsiglia, al quale ha partecipato anche il deputato Saprina Akresti-Rupash, rispondendo all’appello a lui rivolto: “Signor Presidente, ci aspettiamo un’iniziativa più forte, pratica e non solo morale”, Macron ha risposto. “Ho messo più pressione su Aliyev e metterò più pressione su di lui rispetto allo stesso Pashinyan. Il problema è di Pashinyan. Sono l’unico che ha una posizione e un messaggio chiari sulla questione dell’Artsakh”.

A questa risposta, il rappresentante del Comitato centrale dell’ARF dell’Europa occidentale, Hrach Varjapetian, ha detto. “Signor Presidente, noi, come cittadini francesi, ci rivolgiamo a lei come nostro Presidente, nonché co-Presidente del Gruppo di Minsk, e ci aspettiamo che mostri un sostegno pratico ai nostri compatrioti in Artsakh. Sappiamo che il nostro amico Murat Papazian, co-Presidente del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni franco-armene, ha discusso con lei in varie occasioni della situazione allarmante e profondamente preoccupante in Artsakh. Ci rivolgiamo a lei con la stessa richiesta e lo stesso livello. Dovrebbe anche essere chiaro che qualsiasi conversazione o intenzione di vedere il secolare Artsakh armeno come parte dell’Azerbaigian è inaccettabile per noi”.

Il Presidente Macron in conclusione. “Non dubitare della mia determinazione riguardo all’Artsakh e all’Armenia in generale. Continuerò i miei sforzi, anche se sono quasi l’unico nella comunità internazionale con questo programma. Sapete anche che la Francia ha inviato per la prima volta un suo addetto militare alla sua ambasciata in Armenia, il che deve significare qualcosa, giusto? Faremo del nostro meglio”.

Dopo che sono emersi ieri i dettagli del colloquio tra il Presidente Macron e la comunità armena a Marseille, l’Ambasciatore della Francia in Azerbajgian, Ann Buayon, è stata convocata al Ministero degli Esteri a Baku.

Dichiarazione del Consiglio Mondiale delle Chiese sul #ArtsakhBlockade

Nel verbale su varie questioni urgenti trattate nella riunione dal 21 al 27 giugno 2023 a Ginevra del Comitato Centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese al punto 3 dedicato all’Artsakh si legge: «Ricordando precedenti dichiarazioni e azioni del CMC, e profondamente preoccupato per la crisi umanitaria nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) a causa della chiusura e del blocco da parte dell’Azerbajgian del Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Artsakh (Nagorno-Karabakh) all’Armenia, il Comitato Centrale:
Invita l’Azerbajgian e le altre forze coinvolte a revocare immediatamente il blocco e a riaprire il Corridoio di Lachin per consentire il passaggio libero e sicuro nei due sensi di civili, trasporti e merci lungo il corridoio e per garantire un accesso umanitario senza ostacoli a alleviare le sofferenze della popolazione armena dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).
Chiede al Segretario Generale di esplorare la possibilità di una visita della delegazione ecumenica di solidarietà nella regione e/o altre misure tempestive per affrontare la situazione.
Invita tutte le Chiese membri e i partner ecumenici a rimanere impegnati nella solidarietà cristiana con le Chiese e il popolo dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh nella loro ricerca di una pace giusta e sostenibile».

La Conferenza delle Chiese Europee condanna il #ArtsakhBlockade

L’Assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee, tenutasi a Tallinn, in Estonia dal 13 al 20 giugno 2023, ha condannato il #ArtsakhBlockade in corso, si legge nel rapporto finale: «Il blocco in corso del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian continua a portare ingiustizia e sofferenza a persone che si trovano oppresse a causa della loro identità e del loro territorio contestati».

Azerbajgian continua ad acquistare armi in Israele

«Il 97° (!) cargo azero (in 7 anni) è atterrato all’aeroporto israeliano Ovda. Ora in partenza per Baku! (4k-az40). Silk Way è stata esonerata dalle autorità israeliane per far volare esplosivi attraverso una pista di atterraggio appartata nel deserto. Alcuni aerei sono atterrati con il call sign “Ministero della Difesa azero” (Avi Scharf, giornalista di Haaretz – Twitter, 29 giugno 2023).

«Il 97°! L’Azerbajgian si sta preparando per una nuova guerra e aggressione, con l’aiuto di Israele, mentre continua il suo genocida #ArtsakhBlockade di 120.000 Armeni» (Nara Matini). Peraltro, Ilham Alliyev non ne fa un mistero, come abbiamo appreso ancora una volta dal suo più recente discorso, che abbiamo riportato [QUI].

Della Silk Way West Airlines degli Aliyev abbiamo riferito in riferimento all’indagine di Avi Scharf e Oded Yaron su Haaretz del 5 marzo 2023 [QUI], che rivela dozzine di voli cargo da Baku alla pista di atterraggio israeliana utilizzati per l’esportazione di esplosivi: Israele vende armi per miliardi all’Azerbajgian e, secondo le fonti, riceve petrolio e accesso all’Iran. Silk Way è una delle più grandi compagnie aeree cargo in Asia e, secondo i documenti ufficiali, funge da subappaltatore per vari ministeri della difesa in tutto il mondo. La compagnia opera tre voli settimanali tra Baku e l’aeroporto internazionale Ben-Gurion con Boeing 747 cargo, e l’anno scorso è stata la terza più grande compagnia aerea cargo straniera in termini di volume a Ben-Gurion.

Il 24 marzo scorso abbiamo scritto che dal 2016 gli aerei IL-76 della compagnia sono atterrati almeno 92 volte anche all’aeroporto di Ovda, destinazione insolita per gli aerei cargo civili. Silk Way è una delle pochissime compagnie aeree che atterra a Ovda; nel corso degli anni solo una manciata di compagnie aeree dell’Europa orientale che hanno trasportato esplosivi sono atterrate e decollate da lì. Silk Way è stata persino al centro di un rapporto investigativo sui media cechi nel 2018, in cui si affermava che le armi vietate per la vendita in Azerbajgian erano state trasportate lì nonostante l’embargo sulle armi – in un accordo circolare attraverso Israele. La legge israeliana sull’aviazione vieta il trasporto di routine di esplosivi dall’aeroporto Ben-Gurion, perché si trova nel cuore di un’area densamente popolata, hanno affermato fonti dell’industria aeronautica. L’unico aeroporto da cui è consentito importare ed esportare esplosivi è la base dell’aeronautica israeliana di Ovda.

I troll continuano a diffondere fake news sull’Artsakh

Il 28 giugno di quest’anno, su una piattaforma di social media è stato condiviso un post che affermava la presenza di prodotti “made in Azerbajgian” nei negozi di Stepanakert. A seguito di sforzi operativi e investigativi completi, è stato stabilito che le informazioni presentate nel post non sono veritieri. Di conseguenza, il Servizio di Sicurezza Nazionale della Repubblica di Artsakh ha avviato un procedimento giudiziario contro il responsabile della pubblicazione, sulla base dell’articolo 321.4 e dell’articolo 236, parte 2, comma 1, del codice penale della Repubblica di Artsakh. Tale persona, identificata come cittadino G.P., è stata detenuta (Fonte agenzia 301).

È molto comune trovare sui social dei troll azeri dei post con foto su feste con abbondanza di cibo, che si svolgerebbero a Stepanakert, ma che potrebbero essere scattate in Artsakh in passato o in qualsiasi parte dell’Armenia non si sa quando. Per non parlare dei negozi che presumibilmente sono stracolmi di verdura e frutta (contro ogni evidenza). Comunque, notizie non verificabili, perché l’Azerbajgian proibisce l’entrata in Artsakh di osservatori e giornalisti indipendenti (pure minacciando di sparargli adesso se si avvicinassero troppo alla postazioni militari azeri sulla linea di contatto.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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