Il costo del silenzio del Papa e della Santa Sede sulla remissione della scomunica di Padre Rupnik
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.01.2023 – Vik van Brantegem] – Sul caso del gesuita-artista Padre Marko Ivan Rupnik, il sito Messa in Latino – in un suo aggiornamento Papa Francesco e il suo terribile silenzio sulla miserabile vicenda del gesuita, osserva che la Santa Sede «deve dare contezza della subitanea remissione della scomunica a Padre Rupnik – scomunica tolta su ordine diretto del Papa -, degli abusi sessuali, del fatto che il gesuita ha continuato tranquillamente a girare il mondo e celebrare Messa e, da ultimo, il fatto che continui tranquillamente a vivere al Centro Aletti, tra i collaboratori (e consacrate?)» e riferisce le parole di un vaticanista: «Se questa vicenda orrenda e ripugnante non sarà chiarita potrebbe diventare una zavorra pesante nella storia del pontificato. Tra l’altro, già oggi scredita seriamente l’impegno della Chiesa contro gli abusi di autorità, di coscienza e sessuali». Ne abbiamo parlato il 23 dicembre 2022: Rupnikgate. Il Papa regnante chiarisca: perché protegge l’amico gesuita e gli ha tolto la scomunica, creando scandalo?
Inoltre, segnaliamo il durissimo commento dell’aggregatore para-vaticano Il Sismografo, tutt’altro che un sito “anti-bergogliano”, che chiamando in causa il Papa regnante, evidenzia che il silenzio della Santa Sede e di Papa Francesco diventa ogni giorno più intollerabile.
Papa Francesco in Africa e il suo silenzio sul caso del gesuita padre Rupnik. Cosa dirà il Pontefice?
Il Sismografo, 12 gennaio 2023
Lunedì 5 febbraio alle ore 17.30 circa farà ritorno in Italia Papa Francesco dopo un importante viaggio di 5 giorni, prima nel Congo Democratico e poi in Sud Sudan. Nel caso di quest’ultimo Paese si tratta di una Visita ecumenica poiché accanto al Santo Padre ci sarà il Primate Anglicano, l’Arcivescovo Justin Welby. Probabilmente due ore dopo l’arrivo del Papa in Vaticano sarà pubblicata la trascrizione della conferenza stampa che il Santo Padre dovrebbe concedere sull’aereo come ormai è una tradizione.
In molti già oggi, anche se mancano più di 20 giorni, attendono con interesse, inquietudine e preoccupazione la risposta di Francesco alla domanda sul caso del gesuita sloveno, padre Marko Ivan Rupnik, scomunicato per gravi delitti che però, dopo pochi giorni, ha potuto godere di una rimozione di tale punizione. Vale a dire una scomunica per pochi giorni, decisione vaticana piuttosto singolare, motivo di sorpresa, amarezza e sconcerto.
Una nota ufficiale della Compagnia di Gesù del 19 dicembre scorso diceva in una breve cronologia sul caso Rupnik: “Maggio 2020: La CDF [Congregazione per la Dottrina della Fede] emette un decreto di scomunica; la scomunica viene revocata da un decreto della CDF più tardi nello stesso mese”.
E cioè, la Congregazione prima emette un decreto di scomunica – per delitti gravissimi – ma qualche giorno dopo la Congregazione annulla questo decreto.
Nella Chiesa Cattolica, in Vaticano, chi può avere il potere incontestabile di far scattare una scomunica e poi rimuoverla? Solo il Papa. Nessun altro.
Quindi la CDF, presieduta dal gesuita spagnolo card. Luis Ladaria, ha fatto le due cose nel giro di pochi giorni e lo ha potuto fare solo perché ha ricevuto ordini da Papa Francesco. Non esiste un’altra spiegazione. Dire o suggerire qualcosa di diverso non corrisponde alla verità.
Su questi passaggi del caso Rupnik si è scritto molto e si continuerà a farlo. Se questa vicenda orrenda e ripugnante non sarà chiarita potrebbe diventare una zavorra pesante nella storia del pontificato. Tra l’altro, già oggi scredita seriamente l’impegno della Chiesa contro gli abusi di autorità, di coscienza e sessuali.
Il silenzio del Santo Padre è inspiegabile seppure ci sono moltissime altre vicende in cui ha avuto il medesimo comportamento. Questo silenzio è una linea, un orientamento, un ordine, non nuovo, e che il Pontefice non sembra volere cambiare. Ovviamente è un suo diritto come diritto di tutti è porsi domande, riflettere, approvare o disapprovare l’agire del Pontefice.
Da qualche settimana da più parti e a più riprese si fa una gran fatica a consigliare, insinuare e far capire che non è conveniente e opportuno insistere sulla vicenda del sacerdote sloveno che per anni ha abusato moralmente, sessualmente e affettivamente di diverse donne, religiose e non.
Sino ad oggi dal Vaticano non è uscito neanche una parola. Tutto tace. Neanche le vittime hanno ricevuto spiegazioni. Allora a questo punto si aspetta che Francesco sull’aereo, rientrando dall’Africa, il 5 febbraio prima accetti alcune domande sulla questione e poi che senta il bisogno di spiegare ai cattolici del mondo e all’opinione pubblica i delitti, i processi e le punizioni che hanno coinvolto l’artista e sacerdote sloveno, soprattutto dicendo come stanno veramente le cose riguardo la scomunica di padre Marko Ivan Rupnik e la successiva rimozione. Cioè, quale è il suo ruolo in questo caso gravissimo dal punto di vista morale ma anche disciplinare.
In questa circostanza, il silenzio, al limite dell’enigma, può avere un costo molto alto per tutta la Chiesa.