«Oggi fare i figli è una questione patriottica»: parole di Papa Francesco, ignorate dai media

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.09.2022 – Vik van Brantegem] – Papa Francesco, ricevendo i partecipanti all’Assemblea pubblica di Confindustria nell’Aula Paolo VI in Vaticano il 12 settembre scorso [QUI], ha parlato di dignità del lavoro, ma non soltanto. Ha posto l’accento sulle donne che fanno figli e che sono costrette a lasciare l’impiego: «Alle volte, una donna che è impiegata qui o lavora là, ha paura a rimanere incinta, perché c’è una realtà (non dico tra voi, ma c’è una realtà): appena incomincia ad avere la pancia, la cacciano via. “No, no, tu non puoi rimanere incinta”», ha detto Francesco. Poi ha ribadito, che è in corso «un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare i figli è una questione, io direi, patriottica, per portare il Paese avanti».

«Il Papa dice che fare figli è patriottico ma nessun giornale gli dà importanza. Perché parla come FdI?», si è domandato il Secolo d’Italia [QUI]. Infatti, i media mainstream, che hanno dato all’evento molto spazio, su questo passo del discorso papale agli imprenditori hanno taciuto:

«Tuttavia, il problema del lavoro non può risolversi se resta ancorato nei confini del solo mercato del lavoro: è il modello di ordine sociale da mettere in discussione. Quale modello di ordine sociale? E qui si tocca la questione della denatalità. La denatalità, combinata con il rapido invecchiamento della popolazione, sta aggravando la situazione per gli imprenditori, ma anche per l’economia in generale: diminuisce l’offerta dei lavoratori e aumenta la spesa pensionistica a carico della finanza pubblica. È urgente sostenere nei fatti le famiglie e la natalità. Su questo dobbiamo lavorare, per uscire il più presto possibile dall’inverno demografico nel quale vive l’Italia e anche altri Paesi. È un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare i figli è una questione, io direi, patriottica, anche per portare il Paese avanti.
Sempre a proposito della natalità: alle volte, una donna che è impiegata qui o lavora là, ha paura a rimanere incinta, perché c’è una realtà – non dico tra voi – ma c’è una realtà che appena si incomincia a vedere la pancia, la cacciano via. “No, no, tu non puoi rimanere incinta”. Per favore, questo è un problema delle donne lavoratrici: studiatelo, vedete come fare affinché una donna incinta possa andare avanti, sia con il figlio che aspetta e sia con il lavoro».

Patriottico? Qualcuno usa/osa usare ancora questa parola? Invece, Papa Francesco l’ha usata. E per inciso, è lui che disse in risposta a delle domande dei giornalisti, durante il volo di ritorno da Manilla, 19 gennaio 2015 [QUI]: «Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no?».

Sono parole papali, come spesso accade, che sono state poi citate fuori contesto e strumentalizzate. Quindi, vale la pena di leggere il testo per intero:

«[Papa Paolo VI] guardava al neo-Malthusianismo universale che era in corso. E come si riconosce questo neo-Malthusianismo? È il meno dell’1% di natalità in Italia, lo stesso in Spagna. Quel neo-Malthusianismo che cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli in serie. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma Lei vuole lasciare sette orfani?”. Questo è tentare Dio. Si parla di paternità responsabile. Quella è la strada: la paternità responsabile. (…) Io credo che il numero di tre per famiglia, (…), secondo quello che dicono i tecnici, è importante per mantenere la popolazione. Tre per coppia. Quando si scende sotto questo livello, accade l’altro estremo, come ad esempio in Italia, dove ho sentito – non so se è vero – che nel 2024 non ci saranno i soldi per pagare i pensionati. Il calo della popolazione. Per questo la parola-chiave per rispondere è quella che usa la Chiesa sempre, anch’io: è “paternità responsabile”. Come si fa questo? Col dialogo. Ogni persona, col suo pastore, deve cercare come fare questa paternità responsabile. Quell’esempio che ho menzionato poco fa, di quella donna che aspettava l’ottavo e ne aveva sette nati col cesareo: questa è una irresponsabilità. “No, io confido in Dio”. “Ma guarda, Dio ti dà i mezzi, sii responsabile”. Alcuni credono che – scusatemi la parola – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli. No. Paternità responsabile. Questo è chiaro e per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti in questo, ci sono i pastori, e si cerca. E io conosco tante e tante soluzioni lecite che hanno aiutato per questo. Ma ha fatto bene a dirmelo. È anche curiosa un’altra cosa, che non ha niente a che vedere ma che è in relazione con questo. Per la gente più povera un figlio è un tesoro. È vero, si dev’essere anche qui prudenti. Ma per loro un figlio è un tesoro. Dio sa come aiutarli. Forse alcuni non sono prudenti in questo, è vero. Paternità responsabile. Ma bisogna guardare anche la generosità di quel papà e di quella mamma che vedono in ogni figlio un tesoro».

Le parole del Papa ignorate dalla stampa

Tornando al discorso di Papa Francesco a Confindustria, il Secolo d’Italia scrive: «Dunque fare i figli è patriottico per il Papa. Toni che certo non sono digeribili da una sinistra che accusa la destra di vedere la donna solo come “madre” e che dunque si disinteressa del problema di quello che papa Francesco ha chiamato “inverno demografico”. Stupisce poi che, in questo caso, le parole del papa non abbiano trovato la giusta eco sulla stampa, di solito molto attenta invece alle aperture della Santa Sede verso i temi cari al fronte progressista.
“Il Papa, davanti agli imprenditori di Confindustria – ha commentato Eugenia Roccella, candidata di FdI in Puglia – ha detto che fare figli è anche un atto patriottico. I grandi giornali, che hanno dato all’evento molto spazio, su questo passo del discorso hanno taciuto. Patriottico? Qualcuno usa ancora questa parola? E non si tratta di Meloni, ma addirittura di Papa Francesco! Se l’avesse pronunciata un politico di destra, questa frase, avrebbero subito tirato in ballo Mussolini e i famigerati premi alle madri con più figli”.
“Ma quella frase – continua Roccella – oggi ha tutt’altro senso, ed è importante capirlo. Un paese che non fa più figli (e gli italiani sono tra quelli che ne fanno meno) è una comunità in sofferenza, incapace di proiettarsi nel futuro, di nutrire speranza nel domani, di far vivere la continuità e la solidarietà generazionale. È un paese che non può godere di un vero sviluppo economico, perché i giovani non sono solo forza lavoro, sono anche quelli che sanno rischiare, immaginare, innovare, sperimentare. Un paese che non fa figli si incarta inevitabilmente su se stesso, inaridisce. E chi quel paese lo ama non può non vedere il pericolo. È questo che il Papa ci vuole dire, e noi siamo completamente con lui».

L’inverno demografico impone interventi per la famiglia

Al riguardo del discorso di Papa Francesco agli imprenditori di Confindustria, è intervenuto anche Riccardo Pedrizzi, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico dell’UCID-Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti ed ex Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Pedrizzi chiede alle forze politiche di impegnarsi di più per una svolta culturale che patendo dall’allarme demografico, produca un salto politico nell’approccio anche economico alla crisi:

«Il recente allarme lanciato da Papa Francesco sull’inverno demografico e il richiamo al patriottismo di chi ha il coraggio di fare figli, sembra essere passato quasi nel silenzio tra le forze politiche impegnate, in campagna elettorale. Nel monito del Santo Padre c’è la sintesi di un approccio culturale, più che religioso, di chi ritiene che nella vita sociale, economica e persino produttiva vada coltivata una visione incarnata a quei valori naturali, che danno solidità e futuro alla comunità nazionale italiana. Le risorse, consistenti e non le briciole di un irrilevante “assegno unico” devono essere indirizzate alle politiche per la famiglia, alla quale servono misure urgenti e forti per incentivare la natalità nel nostro Paese e favorirne la funzione di traino e di collante anche attraverso adeguate politiche fiscali e legislative.
Come è stato recentemente ricordato nel corso del meeting di Comunione e Liberazione, a Rimini, nei primi cinque mesi dell’anno, in Italia, i nuovi nati sono calati del 14,5% rispetto al già negativo 2021, chiusosi con 399mila nascite. Un problema che non è solo di natura demografica, ma che è destinato a influire in maniera determinante sul PIL e sull’economia della nazione. Preliminarmente ad ogni politica di rilancio della natalità dovrà esserci perciò un esame di coscienza di tutte quelle forze politiche che negli ultimi tempi non hanno fatto altro che portare avanti politiche di attacco all’istituto della famiglia con il risultato di disgregarla e di portare il nostro Paese nelle condizioni attuali. Successivamente vi è da imboccare una sola strada: mutare le odierne condizioni sociali, economiche e culturali che rendono arduo, se non proibitivo, mettere al mondo un figlio. E questo si può fare solo ponendo al centro delle politiche sociali il ruolo della famiglia, assicurando ad essa tutto quel sostegno, anche economico, che è necessario perché possa rispondere adeguatamente ai propri problemi, seguendo l’esempio dei Paesi nordeuropei».

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