Reazioni indignate dell’opposizione (anche cattolica) cubana all’intervista di Papa Francesco

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Le risposte date da Papa Francesco nell’intervista, pubblicizzata l’11 luglio 2022, a Televisa/Univision [1] hanno suscitato entusiasmo nel regime cubano, mentre l’opposizione ha reagito con sconcerto e indignazione (vedi tra altri Leonardo Fernández Otaño, Jorge A. Núñez Hernández e Rosa Maria Payá).

Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki intervistano Papa Fancesco per il canale streaming ViX della Tv Televisa Univision.

Il Papa ignora ancora il dissenso cubano (anche cattolico) e anzi evidenzia l’amicizia con Raúl Castro

Che cosa è successo a Cuba l’11 e 12 luglio 2021? Per la prima volta dal 1994 (manifestazione del Malecón a l’Avana) decine di migliaia di persone erano scese in piazza (e stavolta in tutta l’isola) per protestare contro la dittatura comunista. Le ragioni? La politica repressiva del regime e le condizioni economiche, sanitarie e sociali del Paese, in particolare per la scarsità di cibo, medicine, corrente elettrica.

La reazione del potere si era subito concretizzata nelle parole del Presidente Díaz-Canel Bermúdez (successore dal 2018 di Raúl Castro) che aveva chiamato i suoi fedeli comunisti alla mobilitazione generale di piazza (“Le strade appartengono ai rivoluzionari”) per difendere “l’ordine costituzionale e la stabilità” della repubblica. In realtà erano intervenute soprattutto le forze speciali di polizia (Boinas negras) e la famigerata polizia segreta (la Seguridad de l’Estado) che avevano disperso i manifestanti con gas lacrimogeni, manganellate e aggressioni fisiche, arrestandone centinaia già l’11 luglio. Grazie alla confisca dei cellulari e alle minacce (anche sotto forma di tortura, perfino su ragazzi dai 13 ai 17 anni, come ha denunciato l’associazione Prisoners defenders) l’apparato repressivo di regime aveva poi fermato e incriminato diverse altre migliaia di manifestanti. Alla fine di giugno 2022 nelle carceri era ancora rinchiuso un migliaio di prigionieri politici (in larga parte in ragione dell’11 luglio 2021). Centinaia le condanne fondate su processi manipolati, come risulta dalla documentazione in mano a Prisoners defenders. Arrestati alcuni degli attivisti più noti, arrestati o oggetto di intimidazioni ricorrenti anche alcuni sacerdoti cattolici o pastori protestanti: tra gli altri Padre Rolando Montes de Oca, Padre Alberto Reyes, Suor Nadieska Almeida [2].

Pinar del Rio, 11 luglio 2022.

Per il primo anniversario delle grandi manifestazioni dell’anno scorso, la Seguridad ha come d’abitudine impedito preventivamente a centinaia di attivisti di muoversi da casa o li ha fermati per qualche giorno. Qualcuno è comunque riuscito a scendere in piazza, com’è accaduto a Pinar del Rio e si sono risentite le pentole della protesta.

Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki intervistano Papa Fancesco per il canale streaming ViX della Tv Televisa Univision.

Con tale situazione interna, lo stesso 11 luglio 2022 è stata pubblicizzata un’intervista a Papa Francesco fatta da Valentina Alazraki di Televisa (messicana) e da Maria Antonieta Collins di Univision (statunitense). Le due intervistatrici hanno tra l’altro posto al Papa domande su Cuba e anche sui rapporti con gli Stati Uniti.

La risposta di Jorge Mario Bergoglio? “Voglio molto bene al popolo cubano. Gli voglio molto bene e ho buone relazioni umane con il popolo cubano. E nel contempo, lo confesso, con Raúl Castro ho una relazione umana. Sono stato molto contento quando si riuscì a sottoscrivere questo piccolo accordo con gli Stati Uniti, che il Presidente Obama ha voluto in quel momento e Raúl Castro lo accettò. Un buon passo avanti, ma ora si è fermato. Aggiungo che in questi momenti si sta sondando attraverso il dialogo la possibilità di ulteriormente avvicinare le due nazioni. Cuba è un simbolo, Cuba ha una grande storia, io mi sento molto vicino anche ai vescovi cubani”.

Il regime festeggia

Le considerazioni bergogliane hanno entusiasmato il regime. “Cuba è un simbolo – ha evidenziato Gerardo Hernández Nordelo Coordinatore nazionale dei Comitati di Difesa della Rivoluzione –. Il mondo ha bisogno di molti uomini come Papa Francesco. Che cristiano e che persona eccezionale! Sempre avendo come obiettivi verità e pace”. Anche Granma, l’organo ufficiale del Partito Comunista Cubano (l’unico permesso), ha sprizzato gioia immediata da tutte le colonne, sotto il titolo: “Papa Francesco: Cuba è un simbolo e ha una grande storia”. E rilevando tra l’altro: “Le risposte di Francesco sono state di appoggio al governo e al popolo cubano”.

Insomma… neanche un accenno alle sofferenze del popolo cubano, alle proteste di massa e alla loro repressione violenta. Del resto Francesco già nel settembre del 2015 in Visita apostolica a Cuba (ricordate Raúl Castro? “Se il Papa continua così, entrerò nella Chiesa cattolica”) aveva snobbato il dissenso, prendendolo addirittura e spudoratamente in giro nelle risposte date in aereo ai giornalisti del Volo Papale [QUI].

La Conferenza Stampa aerea del 2015

Vale la pena di riprodurre quanto scrivevamo a tal proposito, riferendo della risposta di Francesco nella Conferenza Stampa sul volo Santiago de Cuba – Washington (22 settembre 2015) [QUI]: “Se Lei desidera che le parli ancora di dissidenti, le posso dire qualcosa di molto concreto. Prima di tutto era ben chiaro che io non avrei dato alcuna udienza, perché hanno chiesto udienza non soltanto i dissidenti, ma anche persone di altri settori, compresi diversi capi di Stato (NdR: Leggi: la “Presidenta” argentina Kirchner, già ricevuta molte volte a Santa Marta). No, io sono in visita nel Paese e solamente questo. Non era prevista alcuna udienza; né con i dissidenti né con altri. Secondo: dalla Nunziatura ci sono state chiamate telefoniche con alcune persone, che fanno parte di questo gruppo di dissidenti… Il compito del Nunzio era quello di comunicare loro che con piacere, al mio arrivo alla Cattedrale per l’incontro con i consacrati, avrei salutato quelli che erano lì. Un saluto. Questo sì, è vero… Ma visto che nessuno si è presentato nei saluti (NdR: per caso non sono stati arrestati dalla Seguridad castrista mentre si avviavano all’appuntamento?), non so se c’erano o non c’erano. Io ho salutato tutti quelli che erano lì. Soprattutto ho salutato i malati, coloro che erano in sedia a rotelle… Ma nessuno si è identificato come dissidente”.

Papa Francesco incontra Fidel Castro a Cuba, 21 settembre 2015.

Lecito chiedersi: a parte la carenza di informazioni (non difficili da procurarsi considerate le notizie apparse nei mass-media internazionali, specie in quelli di lingua spagnola) è errata l’impressione che, in questa visita, i dissidenti (spesso cattolici praticanti perseguitati dal regime perché chiedono libertà religiosa, di opinione, cambiamenti in senso democratico delle istituzioni cubane) non siano stati minimamente considerati (e ringraziati per la testimonianza cristiana offerta quotidianamente) da Papa Francesco? Per quali motivi? Se fossero di “prudenza” diplomatica, ciò significherebbe che il clima è ancora pesante e che il regime non è poi così decisamente avviato sulla via del riconoscimento della libertà religiosa, come sbandierato anche da esponenti della Chiesa cubana… Ha dichiarato all’emittente NB6 un uomo del regime, l’ex-Presidente dell’Assemblea nazionale cubana Ricardo Alarcón de Quesada: “Credo che il Papa sia un uomo molto occupato e che abbia cose molto più importanti che servire i media statunitensi. Immagino che sia troppo occupato per perdere tempo con persone e argomenti che non sono importanti”. Domande conclusive: se Papa Francesco ha dedicato quaranta minuti a Fidel Castro, personalità politica di rilievo, ma anche oppressore spietato, non avrebbe potuto trovare uno spazio da pastore per incontrare chi prova giornalmente e dolorosamente sulla sua pelle – ad opera del regime castrista – che cosa significa voler essere cattolico e cittadino autentico? I dissidenti cubani non sono forse parte a pieno titolo della categoria evangelica dei “poveri, sofferenti, emarginati” che sta nel cuore del Papa?

Alcune reazioni di dissidenti cattolici

È evidente che le risposte date dal Papa su Cuba e pubblicizzate proprio l’11 luglio 2022 hanno suscitato sconcerto e indignazione nell’opposizione, che già di per sé conta molti cattolici nei suoi ranghi, e anche in molti altri cittadini cubani (compresi altri cattolici fin qui generalmente remissivi). Riportiamo alcuni commenti particolarmente interessanti.

Leonardo Fernández Otaño, il giovane cattolico, che al quinto anno della sua laurea in Storia all’Università dell’Avana ha avuto l’opportunità di parlare con Papa Francesco il 20 settembre 2015 durante l’incontro con i giovani cubani.

Leonardo Fernández Otaño (storico, salutò Francesco in nome dei giovani cattolici cubani nel 2015): “Santità, hai parole e dichiarazioni che addolorano più della repressione. Ascolta le madri dei giovani incarcerati dell’11 luglio e non invece i potenti, Lo dobbiamo al Vangelo. Ricorda il Magnificat. Dimmi, padre, che fare con la sofferenza delle famiglie dell’11 luglio”.

Jorge A. Núñez Hernández (membro dell’Istituto Jacques Maritain di Cuba, autore di Jacques Maritain y el humanismo cristiano para Cuba): “Stiamo attraversando il momento peggiore della nostra storia e il popolo cubano ha bisogno di orientamento, accompagnamento e aiuto, di ascoltare la Verità in un linguaggio retto e chiaro. (…) In mezzo a un panorama tanto desolante, le parole di Papa Francesco sono state francamente sconcertanti. Sono in disaccordo con il Santo Padre. Non credo che Cuba, negli ultimi sei decenni, sia un simbolo positivo per nessuno. (…) È un simbolo di ciò che è rimasto di un Paese quando la politica si fonda sulla paura, la menzogna e la repressione. (…) È un simbolo del disastro che provoca un’ideologia che ha cercato di eliminare dall’orizzonte esistenziale delle persone l’idea sacra della propria dignità. (…) È un simbolo del danno che causa un’ideologia quando vuole soppiantare Dio. È un simbolo del potere acquisito dai politici quando controllano, con il pugno d’acciaio, i media di comunicazione e negano qualsiasi forma di opposizione e dissidenza. Il Santo Padre ha bisogno delle nostre preghiere. Che lo Spirito Santo lo illumini così che si apra alla realtà del popolo cubano”.

Il funerale di Oswaldo Payá.

Rosa Maria Payá. La figlia di Oswaldo Payá, fondatore del Movimiento Cristiano de Liberacion, morto il 22 luglio 2012 in un incidente stradale dai contorni molto strani [QUI], era stata ricevuta in udienza da Papa Francesco per una ventina di minuti – con la madre Ofelia Acevedo e i fratelli Oswaldo e Reinaldo – il 14 maggio 2014. Ne avevamo dato notizia in tempo reale [QUI] e quella mattina Rosa Maria ci aveva detto di aver trovato il Papa molto attento a quanto esposto sulla situazione a Cuba. La famiglia Payá per le continue minacce ricevute era stata poi costretta all’esilio, a Miami, come tanti altri esuli cubani. E da lì l’oggi trentatreenne Rosa Maria, fondatrice dell’associazione Cuba decide, ha proseguito e prosegue instancabile, con continue iniziative, la battaglia per una Cuba libera e democratica, che offra a tutti pari dignità e opportunità.

Papa Francesco riceve in udienza privata la famiglia del defunto leader dell’opposizione cubana Oswaldo Payá, 14 maggio 2014.

Anche Rosa Maria Payá, a otto anni dall’udienza papale considerata con tanta speranza, è però sconcertata e indignata dalle risposte date da Jorge Mario Bergoglio a Televisa/Univision. “Sono dichiarazioni lamentevoli e dolorose, che lasciano indifeso il popolo cubano, i prigionieri politici e le loro famiglie e che abbandonano le giuste aspirazioni di pace, di libertà, di giustizia sociale e di democrazia del popolo cubano”. In effetti “il regime cubano è certo un simbolo, ma di superbia, avidità, scristianizzazione, morte. Il popolo cristiano dell’isola è scandalizzato dalle espressioni di amicizia con uno dei rappresentanti di questa dittatura assassina, assassina di tanti cubani, assassina di mio papà. Sono dichiarazioni ingiuste per tanti religiosi, religiose, sacerdoti e laici che, come diceva mio padre, stanno vivendo la carità accompagnando il popolo cubano nel suo cammino verso la liberazione”.

Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Rossoporpora.org [QUI].

[1] A proposito di Cuba, Papa Francesco ha detto: “Amo molto il popolo cubano, lo amo moltissimo e ho avuto buoni rapporti umani con il popolo cubano. E inoltre, lo confesso, con Raúl Castro ho un rapporto umano (…). Fui felice quando fu raggiunto quel piccolo accordo con gli Stati Uniti. Il presidente Obama lo voleva in quel momento e Raúl Castro accettò. È stato un buon passo avanti, ma ora si è fermato. Al momento non so se stanno trattando, ma suona il dialogo, per accorciare le distanze (…) Cuba è un simbolo, Cuba ha una grande storia, mi sento molto vicino, anche ai vescovi cubani”.
Le intervistatrici sorprese dalla risposta del Pontefice gli hanno chiesto se non gli dispiacesse che molti lo chiamino “comunista”.
Il Papa ha risposto: “Certi media fortemente ideologizzati, dediti a ideologizzare la posizione degli altri, a volte non sanno distinguere il comunismo dal nazismo, da ciò che è populismo, da ciò che è popolarismo. Così quando mi accusano di comunismo, dico: ‘Quanto è antiquato!’ Queste accuse sono passate, le vedo come superate, non mi preoccupano, provengono da piccoli gruppi ideologici”.

[2] A Cuba scontri e arresti per protesta come negli anni novanta. Jeep con mitragliatrici in strada a L’Avana. La gente alza la Virgen de la Caridad, Patrona di Cuba al grido di “Libertad! Libertad! Libertad!” – 12 luglio 2021 e “Patria e vita”. “Viva Cuba libre”. “Morte al comunismo”. Slogan della popolazione cubana in rivolta contro il regime castro-comunista per fame di cibo, medicine, corrente e libertà – 14 luglio 2021.

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