Mons. Pompili è vescovo di Verona

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Nei giorni scorsi mons. Domenico Pompili è stato nominato vescovo della diocesi di Verona, notizia comunicata in diretta sia a Rieti che a Verona dai due vescovi nelle rispettiva cattedrali.

Mons. Pompili ha iniziato il suo ministero per la diocesi di Anagni-Alatri e nel 2005 è nella segreteria della CEI con incarichi presso SAT 2000 e Radio InBlu. Dal 2007 è stato direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana.

Nel maggio 2015  arriva la nomina a Rieti e in questa città affronta il terremoto e post terremoto del 2016. Nel 2020 è stato nominato amministratore apostolico di Ascoli Piceno dopo le dimissioni di mons. Giovanni D’Ercole fino al 2021, quando è stato nominato vescovo mons.Gianpiero Palmieri.

Nel messaggio ai fedeli veronesi il neo vescovo ha scritto che la nomina è stata inattesa: “Questa scelta inattesa mi ha spiazzato. Fino a qualche giorno fa non avrei mai immaginato di venire da voi e di lasciare quelli tra i quali ho vissuto per sette intensi anni, segnati anche dal terremoto”.

Partendo dal passo evangelico del ‘vino nuovo’ mons. Pompili ha sottolineato che la novità è Gesù: “Naturalmente il testo evangelico suggerisce ben altro rispetto a questa mia troppo personale interpretazione. Quel che è incomparabilmente ‘nuovo’, infatti, è il Signore Gesù! Lui è il ‘vino nuovo’ che fa saltare consuetudini e spazza via pregiudizi. E’ nel suo Nome che vengo a voi”.

Nel messaggio mons. Pompili ha citato il teologo Guardini: “Esattamente un secolo fa (1922) Romano Guardini, che era nato proprio a Verona (1885), prima di emigrare con la sua famiglia in Germania, sottolineava che ‘si è iniziato un processo di incalcolabile portata: il risveglio della Chiesa nelle anime’. E descriveva tale processo come ‘la via per diventare uomo’. Dobbiamo onestamente riconoscere che il ‘suolo umano’ si è impoverito, si è svuotato del suo humus di relazioni, legami, responsabilità e così è divenuto friabile e inconsistente”.

Ecco la strada da percorrere: “Guardini non ha dubbi. E neanche io. Grazie alla fede cristiana, infatti, ‘emerge un punto, che non appartiene al mondo; un luogo, in cui si può camminare; uno spazio in cui si può entrare; una forza su cui ci si può appoggiare; un amore, a cui ci si può affidare’. E’ la ricerca della fede che vengo a vivere con voi, insieme a tutti, credenti e non credenti, donne e uomini di buona volontà”.

Mentre ai fedeli di Rieti ha confidato di essere in una ‘tempesta emotiva’: “Si dice solitamente che a Rieti non succede mai niente. E’ successo di tutto in questi sette intensissimi anni: terremoto, pandemia, alluvione, crisi economica e sociale. E siamo stati insieme.

Fides significa legame che per quanto invisibile è indistruttibile. Non mi viene da pensare che si allenterà o si distruggerà, ma si affinerà e si approfondirà. Questo è il mio augurio. Non senza aver detto grazie a tutti. E scusa a chi posso aver contristato”.

Ed ha garantito di restare a Rieti fino a settembre: “«Non scappo di notte. Perciò avremo tutto il tempo di stare insieme fino all’inizio del ministero a Verona. Verosimilmente in settembre. Intanto pregate voi per me e io per voi, così quel che è stato seminato porti frutto, sotto la guida di un altro pastore. Per fortuna il pastore buono delle pecore che è Gesù non passa né cambia”.

Nel frattempo la diocesi veronese è in ‘subbuglio’ per la vicenda che ha coinvolto don Marco Campedelli, docente di religione al liceo ‘Maffei’, sollevato dal suo incarico dopo aver criticato le parole di mons. Zenti proprio nella lettera ai sacedoti in cui si mascherava un ‘suggerimento’ di voto. Si ricorda però che gli insegnanti di religione interrompono il proprio servizio di docenza il 30 giugno per riprendere il servizio il 1 settembre.

Ecco come mons. Zenti ha spiegato la decisione: “Ogni insegnante di religione ha un incarico annuale. Chi non è in comunione con il vescovo non può essere insegnante per l’anno successivo. E don Marco Campedelli, in questo momento, non è in comunione con me. Lo ha detto apertamente. E mi dispiace da morire perché è un prete a cui voglio bene, gli ho sempre voluto bene e non ho capito cosa sia successo”.

Ed ha criticato i mass media per una vicenda che ha suscitato inutili polemiche: “Ci sono state fake news, tante fake news, troppe fake news. E ci sono state molte polemiche fuori luogo e del tutto falsificate. Io non sono entrato nella questione elettorale.

Io ho parlato con i miei preti, ma la mia lettera è stata diffusa e trasformata in un argomento di polemica. Io però non ho intenzione di fare polemica proprio per niente. Queste polemiche mi hanno fatto un male da morire. Delle polemiche io non ne ho voglia. La polemica non giova a nessuno. Io voglio solo parlare con un po’ di ragionevolezza”.

(Foto: diocesi di Rieti)

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