Papa Francesco, un’incertezza calcolata?

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Mentre voci sul prossimo Concistoro [QUI], la riforma della Curia [QUI], e le nuove nomine in Vaticano si diffondono, Papa Francesco ha semplicemente rallentato il processo di riforma, lasciando tutto da definire. L’ultima mossa è stata quella di nominare Vescovo di Reggio Emilia l’Arcivescovo Giacomo Morandi, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, avviando un vero e proprio effetto domino curiale. Di tutti i trasferimenti successivi, però, non si hanno ancora notizie.

Questa situazione suggerisce che il Papa non solo vuole essere coinvolto personalmente in ogni mossa. Soprattutto, non vuole che nessuno capisca le sue mosse. Le azioni di Papa Francesco sembrano mostrare che il Papa si sente in qualche modo sotto assedio e che, quindi, non vuole che nessuno sappia quello che sta facendo.

Non è che questo sia nuovo. Papa Francesco ha sempre cercato di tenere per sé le sue decisioni, di non farsi influenzare da nessuno, ma piuttosto di utilizzare tutte le informazioni a sua disposizione e poi decidere liberamente. Pur le nomine dei nuovi cardinali non sono mai state discusse, e quindi difficilmente intuibili. Prima dell’Angelus Papa Francesco consegnava semplicemente il foglio con l’elenco dei nuovi cardinali al Maestro delle cerimonie, piegato e chiuso, chiedendo al Maestro di restituirglielo al termine della preghiera.

Questo è il paradosso della Chiesa sinodale voluta da Papa Francesco. Una Chiesa in cui si moltiplicano i processi di ascolto, ma in cui le decisioni cruciali vengono poi prese solo dal Papa. È prerogativa del Papa farlo, e nessuno lo contesta, ma non si può non notare la leggera contraddizione tra ciò che viene annunciato e ciò che invece sta accadendo.

Finora, il modus operandi di Papa Francesco è stato quello di “nascondere” le sue decisioni nominando una serie di commissioni e differirle ai pareri di quelle commissioni. All’inizio del pontificato, le controversie riguardavano principalmente le finanze della Santa Sede. Il Papa aveva costituito due commissioni consultive, sullo IOR e sul sistema economico-amministrativo della Santa Sede, e tutte le decisioni erano state deferite a quelle commissioni. La decisione di non chiudere lo IOR, come richiesto da molti, è stata approvata anche come decisione delle commissioni [QUI].

Quindi, il Papa ha istituito una commissione per studiare la possibilità di un diaconato femminile. Si trattava di un modo per non dire “no” a una specifica richiesta, ma allo stesso tempo per non darvi seguito, come dimostrava il fatto che la commissione era composta per lo più da conservatori. La questione è stata poi riproposta al Papa, il quale, di fronte a nuove pressioni (anche dell’opinione pubblica), si è limitato a costituire una nuova commissione.

C’è poi il famoso caso del responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sottolineava che non era possibile benedire le coppie omosessuali [QUI, QUI, QUI e QUI]. Tuttavia, il Papa aveva dato l’ok al testo, che tra l’altro aveva un profilo molto pastorale. Dopo la sua pubblicazione, ci sono state alcune critiche e il Papa ha preso una posizione più “moderata” all’Angelus della domenica successiva alla domenica della Giornata Missionaria Mondiale, parlando di compassione e accoglienza.

Le parole del Papa hanno così permesso ai media che più vogliono promuovere l’immagine di un Papa “gay friendly” di presentarlo come invece vittima di una tendenza conservatrice nella Congregazione per la Dottrina della Fede.

Una narrazione tornata nei giorni recenti quando Papa Francesco ha deciso di dare un altro incarico al Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tuttavia, cercare un’ideologia dietro le decisioni di Papa Francesco è probabilmente sbagliato.

Il Papa non è un uomo di ideologie. È un uomo di potere. La storia delle varie commissioni è un esempio di come il Papa, alla fine, nasconda ciò che pensa, evitando di prendere una posizione netta. Se lo fa, lo fa solo per questioni che sono importanti per lui. Le occasioni, però, sono state poche.

Per questo motivo, il trasferimento di Morandi va probabilmente visto come la decisione del Papa di avviare un ricambio generazionale che riguarderà tutti i dicasteri chiave. Morandi era il primo della lista perché aveva terminato il suo mandato e perché c’era una diocesi pronta, quella di Reggio Emilia. Presto sarà la volta del Cardinale Luis Ladaria, Prefetto, che ha superato l’età pensionabile (compirà 78 anni ad aprile).

Nei primi sei mesi di quest’anno seguirà la direzione delle Congregazioni per l’Educazione Cattolica (che comprenderà il Pontificio Consiglio della Cultura), per i Vescovi e per le Chiese Orientali. Vale anche la pena fare attenzione se ci saranno cambiamenti nella direzione della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. Il Cardinale Braz de Aviz è oltre i dieci anni alla sua presidenza (due mandati di cinque anni) e il prossimo anno compirà 75 anni.

È anche possibile che, una volta definite tutte le fusioni, il Papa resetterà tutti i vertici con la nuova Costituzione Apostolica. Questo è già successo, ad esempio, con il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale: il Cardinale Peter Turkson non è stato confermato al termine del suo mandato di cinque anni [QUI e QUI]. Con lui sono stati mandati via anche i due membri del suo staff, i segretari, con mandati in scadenza come lui. E così, la direzione del dicastero è passata nel frattempo al Cardinale Michael Czerny, che era già Sottosegretario ai Migranti e ai Rifugiati e che qui applicherà lo stesso approccio di direzione.

Colpisce come queste decisioni avvengano. Il Cardinal Turkson, il cui mandato era appena scaduto, non ha nemmeno concelebrato la Messa della Giornata Mondiale della Pace con il Papa, nonostante fosse il Prefetto che ha presentato l’ultimo messaggio. Gli altri due Segretari del Dicastero non sono stati confermati, senza una spiegazione. E poi, altri piccoli movimenti interni vanno nella stessa direzione. Una è la decisione di inviare l’Arcivescovo Patron Wong, Delegato per i seminari della Congregazione per il Clero, in una diocesi messicana.

Queste decisioni vengono prese anche dopo visitazioni o commissioni: il Papa ha inviato ispezioni alla Congregazione per il Clero, alla Congregazione per il Culto Divino e al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Questi sono tutti segni di cambiamenti in una sfera della realtà che rimane nascosta. Il Papa non vuole che si sappiano le sue prossime mosse. Tuttavia, tutti li stanno aspettando.

Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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