La “Madonna della Tenerezza” l’8 gennaio 2022 ritorna nella Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli. La Santa Messa cantata con brani di Don Dolindo Ruotolo

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Al termine dei lavori di conservazione e restauro, sabato 8 gennaio 2022 il dipinto della “Madonna della Tenerezza” ritornerà dove era collocato, sulla parete di fondo sopra l’altare della settima delle cappelle laterali sulla destra della navata della Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli, la Cappella del Sacramento, fra due delle alte finestre ogivali, con vetri colorati, che decorano la Basilica.

Il dipinto conosciuto come la “Madonna della Tenerezza” è un quadro di medio-grandi dimensioni, di forma quasi quadrata, con circa cm 155 di larghezza per cm 165 di altezza. La Vergine Maria è raffigurata con il seno scoperto mentre allatta il Bambino e per questa ragione la scena potrebbe essere anche considerata una “Madonna del Latte”, anche se un cartello collocato all’esterno della Cappella del Santissimo Sacramento descriveva il dipinto come “tavola del sec XVI, di autore ignoto, che raffigura una Madonna delle Grazie, in gloria di angeli fra le nubi. In alto due cherubini reggono una corona, in basso a sinistra è raffigurato San Bartolomeo, al centro San Diego e sulla destra Sant’Antonio da Padova, che sembrano essere aggiunte posteriori”.

La composizione iconografica del dipinto della “Madonna della Tenerezza” comprende la Madonna con il Bambino in grembo, al centro, circondata da angeli e cherubini. Ai suoi due lati, in alto due angeli più grandi, reggono la sua corona. In basso sulla sinistra San Giacomo rappresentato con una spada ricurva (che era descritto come San Bartolomeo nel cartello della cappella), in basso varie figure piccole di anime del Purgatorio e, sulla destra, Sant’Antonio da Padova rappresentato con i gigli. Accanto al Sant’Antonio si trova un altro santo più piccolo che porta un crocifisso (forse San Diego o forse lo stesso Sant’Antonio da Padova). In merito alla fattura dell’opera, nonostante alcune pesanti ridipinture, di un restauro non troppo recente, si nota che i volti del Bambino, della Vergine, degli angeli e cherubini sono molto belli e curati nel modo di dipingere gli incarnati e nei veli. Così pure per i due santi più grandi, ai due lati del dipinto, che hanno incarnati molto ben rifiniti.

Il dipinto della “Madonna della Tenerezza” prima dei lavori di conservazione e di restauro.

Il dipinto potrebbe essere stato tagliato alla base. Osservando l’insieme della composizione dal fronte, infatti, si nota che i personaggi e lo sfondo non sembrano ben centrati verticalmente rispetto alle dimensioni della tavola, così pure per i panneggi dei personaggi dipinti nella parte bassa, che terminano in modo non naturale. Ma è soprattutto sul retro, che questa ipotesi sembra confermata.

Le condizioni conservative della superficie pittorica potevano considerarsi molto buone. Gli strati preparatori avevano dei piccoli distacchi lungo le linee di giunzione e in due o tre punti dove i movimenti delle tavole avevano creato tensioni.

La Santa Messa dell’8 gennaio 2022
presieduta da Mons. Vincenzo De Gregorio
con musica composta

dal Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo

Sabato 8 gennaio 2022, in occasione del ritorno del dipinto della  “Madonna della Tenerezza” nella Cappella del Santissimo Sacramento, alle ore 10.30 verrà celebrata una Santa Messa cantata, presieduta da Mons. Vincenzo De Gregorio, Abate Prelato della Cappella del Tesoro di San Gennaro, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra, concelebrante Fra Carlo D’Amodio, Provinciale dei Frati Minori dei Napoli e Caserta.

I coniugi Valeria e Stefano Juliano, che hanno offerto il restauro del dipinto per profonda devozione alla Madonna, apporranno una targa in memoria del compianto cugino Arch. Giovanni Caserta, con cui partì l’idea di dare nuova vita alla Sacra Immagine, da secoli venerata dal popolo napoletano.

Durante la Concelebrazione Eucaristica verranno eseguiti inni sacri e mottetti alla Santa Vergine composti dal Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, dai fratelli Giuseppe e Sergio Valentino (tenore e baritono del San Carlo), dal Maestro d’organo Antonio Sembiante e da altri musicisti, tutti facenti parte dell’Associazione “Don Dolindo l’Organista di Dio”. L’Associazione, di cui Stefano Juliano è il Presidente, ha come scopo di custodire e valorizzare l’ancora sconosciuto patrimonio musicale del santo sacerdote napoletano, a maggior gloria della Città di Napoli, la cui nobilissima tradizione musicale ha radici antiche.

Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo.

Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo

Nella sua storia bimillenaria Napoli ha espresso la santità in tutte le declinazioni possibili, da San Gennaro a Sant’Alfonso Maria de Liguori. Ma è forse il XX secolo quello in cui Napoli ha toccato le cime vertiginose della santità, grazie al piccolo e umile sacerdote “tutto napoletano”, Don Dolindo Ruotolo (Napoli, 6 ottobre 1882 – Napoli, 19 novembre 1970), di cui è in corso il processo di canonizzazione. Nobile, essenziale, taumaturgo, eccellente teologo, scrittore prolifico e amico di Padre Pio, terziario francescano, considerato da molti un maestro della spiritualità napoletana, ebbe ancora in vita fama di santità.

Di lui disse San Pio da Pietrelcina, ai fedeli napoletani in pellegrinaggio da lui: «Perché venite qui, se avete Don Dolindo a Napoli? Andate da lui, egli è un santo».

Il suo biografo Luca Sorrentino ne traccia questo ritratto: «Un amanuense dello Spirito Santo, una Sapienza infusa dall’alto, un taumaturgo di non minor presenza di Padre Pio da Pietrelcina, uno stigmatizzato di Cristo già nel nome, un figlio prediletto della Vergine iniziato alla sapienza delle Scritture, un servo fedele che volle essere il nulla del nulla in Dio e il tutto di Dio negli uomini».

Negli ultimi anni è cresciuto sempre più l’interesse per la figura e il messaggio di Don Dolindo. È curioso notare quanto si sia diffusa la devozione a questo santo sacerdote in terra polacca, dove sono stati recentemente pubblicati numerosi testi biografici, raccolte di scritti spirituali e preghiere. Ciò è forse dovuto al fatto che fu proprio il sacerdote napoletano, ispirato dalla Madonna, a profetizzare la fine del comunismo grazie alla Polonia ed in particolare ad un suo figlio, in un messaggio del 2 luglio 1965, riportato sul retro di un’immagine della Madonna e indirizzato al Polacco Vitold Laskowski. Il documento, autenticato dal Vescovo Pavol Hnilica, riguarda la fine del comunismo: “Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di Sobieski, per la devozione che ha al mio cuore, sarà oggi come i 20.000 che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca. Ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi. Il povero don Dolindo Ruotolo – Via Salvator Rosa, 58, Napoli”.

La Chiesa di San Giuseppe dei Vecchi e di Nostra Signora di Lourdes a Napoli.

Padre Jarosław Cielecki, proseguendo il suo pellegrinaggio con il quadro miracoloso della Madonna Assunta-Nostra Signora del Buon Inizio da Gragnano a Florencja vicino a Iłża in Polonia, prima di lasciare Napoli il 23 luglio 2021, insieme a Mons. Adam Rosiek, Primo Vescovo della Chiesa Cattolica Nazionale in Polonia, è andato a pregare presso la tomba del Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo nella Chiesa di San Giuseppe dei Vecchi e di Nostra Signora di Lourdes a Napoli [La Peregrinatio Mariae europea con il quadro miracoloso della Madonna Assunta-Nostra Signora del Buon Inizio – 22 luglio 2021].

A oltre 50 anni dalla morte, la sua tomba ora comincia ad attirare migliaia di fedeli da tutto il mondo, diventando il centro di eventi che ancor più rinsaldano il profondo legame tra il Paradiso Celeste e il “paradiso partenopeo”. Questo grazie anche all’instancabile opera divulgativa di Grazia Ruotolo, nipote del santo sacerdote, che ultranovantenne continua a raccontare con lucidità e pervicacia straordinarie la grandezza inarrivabile dello zio, che l’ha cresciuta e l’ha seguita nei momenti importanti della sua vita.

La tomba del Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo nella Chiesa di San Giuseppe dei Vecchi e di Nostra Signora di Lourdes a Napoli.

Molti devoti di Don Dolindo in tutto il mondo conoscono aneddoti meravigliosi della sua vita grazie a questa donna, anche lei tutta napoletana, espressione di quella sua signorilità semplice ed efficace, sempre pronta ad accogliere chiunque, desideroso di approfondire una figura di santità commovente e profondissima. Molto si sa di Don Dolindo, perché egli ha scritto moltissimo, ma pochissimo si sapeva delle sue composizioni musicali sacre. Sono noti gli episodi straordinari in cui Don Dolindo accompagnava all’organo della sua chiesa napoletana o in quella di Madonna dell’Arco le voci meravigliose di Gesù e della Santa Vergine, ma pochissimi conoscevano quegli spartiti musicali che, a detta dello stesso Don Dolindo, erano composti per il dettato di Gesù e Maria.

La Signora Grazia Ruotolo ha custodito con sacro rispetto quegli spartiti che hanno ormai un secolo e che forse in pochi hanno mai eseguito ed ascoltato, come ad esempio l’ultimo Maestro di Cappella napoletano, il Maestro Gaetano Valentino, che si è occupato di organizzare e dirigere la musica sacra a Napoli e dintorni e che godeva della stima e dell’amicizia di Padre Dolindo. Ed è grazie al figlio del compianto Maestro Valentino, Sergio, baritono del Teatro San Carlo di Napoli, che si è avviata un’importantissima opera di raccolta e valorizzazione delle opere di Padre Dolindo. Sergio Valentino ha fondato l’Associazione “Don Dolindo l’Organista di Dio” insieme al Maestro organista Antonio Sembiante, a Fabio Fiorito, Coordinatore dell’Associazione “GLISS” di Madonna dell’Arco e a Stefano Juliano, attivo nella promozione della Tradizione Cattolica e del patrimonio culturale napoletano.

L’Associazione ha lo scopo di recuperare tutta la sconosciuta opera musicale di Don Dolindo Ruotolo al fine di studiarla, custodirla, valorizzarla e diffonderla, assicurandosi che rimanga nel patrimonio musicale della gloriosa Città di Napoli, la cui storia e tradizione sono uniche al mondo, tanto da annoverarla tra le capitali mondiali della musica. Il primo importantissimo risultato ottenuto è la Relazione del Pontificio Istituto di Musica Sacra, massima autorità in materia, presieduto da Mons. Vincenzo De Gregorio. Al fine di verificarne la qualità e la eseguibilità a distanza di circa un secolo dalla loro composizione, l’Associazione ha sottoposto alcuni spartiti ai massimi esperti al mondo. Lo stupore è risultato sommo allorquando dalla relazione si legge: «Leggendoli e suonandoli traspare davvero una solida formazione musicale, ben più approfondita di quella che probabilmente si faceva nei seminari o negli istituti religiosi. Questo lo dico perché la scrittura è sicura, usa con precisione i diversi artifici armonici e gli effetti coloristici, ed è priva di imprecisioni; il linguaggio è tonale ma, proprio per la pratica e conoscenza che aveva della modalità gregoriana, riesce ad essere sempre vario e inserire dei passaggi più tipicamente modali (e personalmente penso che proprio questo sia un linguaggio tutt’oggi valido perché non “stanca” l’orecchio di chi ascolta… d’altra parte è il principio su cui molti compositori di musica sacra basano la propria produzione)».

«Traspare davvero una solida formazione musicale»… ma Don Dolindo dichiara: «Ho scritto tanta tanta musica, senza aver studiato mai né armonia, né contrappunto, né composizione. Quel poco che so è frutto di preghiera e non di studio. Mi confesso, prego poi vado al piano e mi lascio guidare dalla bontà divina e dico: “Signore scrivi tu stesso quello che serve a farti amare”».

È da questa fatale contraddizione che parte il lavoro dell’Associazione, che ha fatto il suo debutto il 26 novembre 2021 nel Santuario di Madonna dell’Arco nell’omonimo quartiere del comune vesuviano di Sant’Anastasia nella città metropolitana di Napoli, grazie all’accoglienza del Priore, Padre Gianpaolo Pagano O.P.. La Santa Messa è stata accompagnata da brani musicali sconosciuti scritti da Padre Dolindo. È stato emozionante ascoltare per la prima volta dopo tantissimi anni “Tu es Sacerdos” ed alcuni mottetti sconosciuti, eseguiti dal baritono Sergio Valentino, il tenore Giuseppe Valentino, il Maestro organista Francesco Sorrentino e la violinista Adele Tammaro.

La Signora Grazia Ruotolo ha raccontato ai fedeli gli aneddoti più importanti della vita di suo zio, molti già descritti nel libro da lei scritto con il Condirettore di Famiglia Cristiana e scrittore Luciano Regolo, «Gesù, pensaci tu!». Vita, opere, scritti & eredità spirituale di don Dolindo Ruotolo nel ricordo della nipote (Ares 2020, pp. 270, Euro 16,00).

Il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo.

San Padre Pio da Pietrelcina disse: “Niente di quanto è scaturito dalla penna di don Dolindo deve andar perduto”. Scrittore di tante opere di spiritualità, fino a poco tempo fa, in Italia era pressoché impossibile trovare i suoi scritti (tra cui “Atto di abbandono a Gesù” e i preziosi commenti alla Sacra Scrittura), custoditi dai Francescani dell’Immacolata e stampati dalla loro Casa Editrice Mariana (piccolo editore impossibile da trovare nelle librerie). Ecco perché la scelta dell’Editore Ares di pubblicare un libro su Don Dolindo a cinquant’anni dalla sua morte è tanto lodevole quanto editorialmente azzeccata. Si tratta della prima biografia completa di uno dei più grandi mistici della nostra epoca, contemporaneo di Padre Pio col quale fu in stretto contatto e col quale condivise alcuni fenomeni mistici di grande rilievo come episodi di bilocazione e lotte intestine contro il demonio. Il volume, scritto dal giornalista Luciano Regolo (biografo di Natuzza Evolo) con la collaborazione di Grazia Ruotolo, nipote di Don Dolindo, contiene una ricca documentazione fotografia, assieme a testimonianze dirette di chi ha conosciuto Don Dolindo e citazioni di lettere, opere e documenti di primo ordine per conoscere da vicino il protagonista, il suo pensiero e il suo messaggio profetico.

L’Associazione “Don Dolindo l’Organista di Dio” ha in progetto la realizzazione di una performance musicale teatralizzata, un viaggio nell’esperienza sacerdotale di Don Dolindo, semplice, ma profondissima alla luce della teologia Cattolica. Un dialogo di amore e speranza tra Don Dolindo e una umanità sola e sofferente, immersa nella sua quotidianità ricca di delusioni e opportunità. Don Dolindo accompagna, con la sua voce narrante e la sua musica, per far guardare nelle profondità delle proprie anime così care al Signore. Sette dialoghi interpretati da “voci” di persone “dei mondi” napoletani e sette brani musicali sacri cantati dalle corali delle parrocchie napoletane. Attraverso la voce e il volto di ciascuno, Padre Dolindo racconta l’infinita tenerezza dello sguardo di Dio sul dolore intimo e materiale di ciascuno. Uno sguardo che infiamma i cuori di quella Luce che si è fatta Carne Dolente per rischiarare il buio delle solitudini e si è fatta Pane di Vita, per essere saziati di quella certezza di essere uno in Lui.

Il restauro della “Madonna della Tenerezza”

Lo Studio Preliminare per il restauro del dipinto conosciuto come “Madonna della Tenerezza” è stato consegnato il 15 febbraio 2021 all’Ufficio Beni Culturali dell’Archidiocesi di Napoli, alla Curia Provinciale dei Frati Minori di Napoli e Caserta presso la Reale Basilica di Santa Chiara e alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli.

L’esame ravvicinato dell’opera, sia sul fronte che sul retro, ha permesso di valutare con precisione le condizioni conservative della struttura lignea e della superficie pittorica e di prevedere con precisione le operazioni da eseguire nel corso dell’intervento. Sia lo Studio Preliminare, che l’intervento di conservazione e di restauro che ne è scaturito, sono stati offerti alla Reale Basilica di Santa Chiara dai coniugi Valeria Stefano Juliano, in segno di profonda devozione alla Madonna.

A seguito di una prima proposta di larga massima, i responsabili delle opere della Basilica di Santa Chiara e della Curia Arcivescovile di Napoli, hanno consentito la realizzazione dello Studio Preliminare per la successiva realizzazione dell’intervento di conservazione e restauro del dipinto, che è stato eseguito della restauratrice Monica Martelli Castaldi.

Il quadro della “Madonna della Tenerezza” viene staccato dalla parete nella Cappella del Santissimo Sacramento.

Il lavoro di conservazione e di restauro è stato soggetto all’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, nella persona della Dott.ssa Rosa Romano e della restauratrice Barbara Balbi, che hanno approvato la proposta per lo studio e la necessaria movimentazione del dipinto dalla sua collocazione sull’altare della Cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di Santa Chiara, fino alla Sala dei Marmi, collocata successiva alla Sala della Storia nell’ambito del Museo dell’Opera di Santa Chiara, grande ambiente del Complesso Monumentale di Santa Chiara, situato lungo il camminamento laterale Nord del Chiostro di Santa Chiara.

Il trasporto del quadro della “Madonna della Tenerezza” dalla Cappella del Santissimo Sacramento alla Sala dei Marmi.

La Sala dei Marmi era stata destinata a laboratorio di restauro temporaneo, perché presentava caratteristiche microclimatiche non lontane dalle condizioni in cui il dipinto era stato conservato fino allora, sulla parete della Cappella del Santissimo Sacramento.

Il trasporto del quadro della “Madonna della Tenerezza” dalla Cappella del Santissimo Sacramento alla Sala dei Marmi.

La movimentazione e il trasporto sono stati eseguiti il 21 dicembre 2020 con grande cura a mano dalla Ditta Rosario Lillo, trasportatori di fiducia della Soprintendenza, fino al nuovo laboratorio dove sono stati eseguiti gli interventi programmati nel corso di circa 120 giorni di lavoro effettivi (non consecutivi) di due restauratori (uno molto esperto e uno meno esperto, che ha lavorato sempre sotto il controllo del restauratore più esperto). Le operazioni relative al supporto ligneo sono state eseguite da un restauratore specializzato in questo tipo di intervento.

Postilla

È risaputo che sono molto devoto alla “Madonna della Tenerezza”, di cui ho una sacra Icona intronizzato nella stanza da letto, davanti alla quale accendo ogni giorni tre candeli con delle intenzioni, di cui ho scritto qui: Invocando l’aiuto della Madre di Dio nelle ore difficili – 11 luglio 2021.

Si tratta di una Icona della Madre de Dios Humilenie (Madre di Dio della Dolorosa Gioia) eseguita da Beatriz Fazio nell’anno 2000. La Madre di Dio Humilenie o Eleousa è il nome di un noto tipo iconografico della Madre di Dio, caratterizzata da un affettuoso abbraccio guancia a guancia di Maria e Gesù bambino. Ritenuto che abbia avuto origine a Bisanzio dopo il periodo iconoclastico, l’immagine unisce i temi dell’amore materno e la passione di Cristo. Profeticamente anticipando il destino che attende suo figlio, espressione amorevole della Madre di Dio che porta un pizzico di profonda tristezza.

La parola “humilenie” viene sempre tradotto come “tenerezza”. Ma questo è il significato russo della parola. Questo termine della lingua slava ecclesiastica nella cultura russa (in greco “katanuksis”) significa “contrizione”, “pentimento istantaneo” e non “tenerezza”. L’Icona della Madre di Dio Humilenie (che comunemente viene chiamata “della Tenerezza”), non si riferisce alla tenerezza della Vergine, ma all’acuto pentimento che quest’immagine induce nel peccatore che la guarda. Il termine è senza dubbio una traduzione del greco “eleousa”, che significa “che accarezza”, “misericordia”, ma il termine russo Умиление “humilenie”, che significa “dolorosa gioia” possiede un significato più profondo e ricco dell’originale greco.

L’Icona della Madre di Dio Humeliene è una variante della più antica e solenne Odigitria, esprime l’intensità del rapporto tenero e affettuoso tra la Madre e il Bambino. Essa abbandona l’atteggiamento statico e rigido proprio dell’Odigitria, nella quale non v’è posto per i sentimenti. Al contrario, la Humiliene lascia trasparire un innegabile senso di affettuosità e tenerezza. Il tema è soprattutto l’intimità affettuosa tra il Figlio e Sua Madre, stretti in un intenso, tenero abbraccio. O, che l’allatta, come nel dipinto della “Madonna della Tenerezza” della Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli.

Foto di copertina: dettaglio del dipinto della “Madonna della Tenerezza” della Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli.

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