Bosnia, semi di speranza nonostante le proteste

Condividi su...

Non accenna a placarsi l’onda delle contestazioni che ormai da settimane sta investendo la Bosnia Erzegovina. Le manifestazioni hanno ormai raggiunto il carattere di una vera e propria protesta nazionale che ha come epicentro Sarajevo. E’ li, nel cuore dei Balcani occidentali, davanti al Parlamento che in Bosnia ha assunto, per molti, i connotati di corruzione e malgoverno, che tutto ha inizio una decina di giorni fa. Un protesta trasversale nata dalla società civile sarajevese e presto allargatasi a macchia d’olio per tutto il Paese con il coinvolgimento di diverse città quali Mostar e Banja Luka.

L’argomento è di quelli delicati, in ballo c’è il destino dei tanti bambini che, dal febbraio scorso, non posseggono più il numero di identificazione nazionale, una sorta di codice fiscale diventato ‘famoso’ con l’acronimo JMBG  (Jedinstveni Maticni Broj Gradjana). Senza quel codice è praticamente impossibile avere documenti d’identità e passaporto. E senza documenti d’identità e passaporto è impossibile espatriare per poter farsi curare all’estero. Come nel caso della piccola Belmina Ibrišević, malata e bisognosa di cure in Germania. Non ce l’ha fatta, invece, Berina Hamidović, morta qualche giorno fa a Belgrado, dopo essere giunta nella capitale serba con notevole ritardo per via delle irrisolte questioni sui documenti.

Le proteste stanno proseguendo e presidi di manifestanti davanti alla sede parlamentare sono ormai una costante dai primi di giugno a oggi, cavalcando anche l’onda delle proteste di piazza Taksim a Istanbul.

Parlare di una primavera bosniaca forse è azzardato. I problemi che attanagliano la Bosnia sono ancora tanti e tutt’altro che di semplice soluzione: i crimini impuniti e la corruzione dilagante per esempio, tanto per citarne alcuni. Rimane da vedere, inoltre, come reagirà la Bosnia all’imminente entrata della Croazia nella Ue, quale ricaduta avrà questo ingresso per la piccola nazione che aveva in Zagabria uno dei mercati maggiori.

Certo è che segnali positivi ci sono: l’arresto, qualche tempo fa, di Zivko Budimir, il presidente croato bosniaco della Federazione di Bosnia Erzegovina. E’ stato accusato, insieme ad altri 19 funzionari, di corruzione e altri reati. Ciò dice di un sistema politico nazionale ancora malato dove il reato di corruzione non ha eguali nel resto d’Europa.

Anche i segni di speranza si toccano con mano. La società civile c’è, e si fa sentire. Ado Hasanovic, per esempio, è un giovane regista bosniaco che sogna di affermarsi professionalmente. Ado è originario di Srebrenica, città martire della Bosnia. E’ scampato per miracolo al massacro grazie al padre che è riuscito a caricarlo in un pullman e a spedirlo a Tuzla, città dove è cresciuto. Da una felice intuizione del padre, che a guerra finita gli regala videocamera e computer, Ado inizia a dedicarsi alla sua passione, i film. Vuole diventare regista, per questo si è iscritto ad una Accademia privata a Sarajevo. Per pagarsi gli studi nella sua vita ha fatto di tutto, dal cameriere al baby sitter, al dog sitter. Nonostante il suo passato pesante, Ado ha l’allegria e il senso ironico dei suoi connazionali quando parla della sua storia.

E’ un fervido ottimista nonostante intorno a lui risuonino ancora forti gli echi della guerra. Nei giardini vicino al Caffè Tito, per esempio, c’è un ironico monumento agli aiuti umanitari, una lattina a ricordo degli aiuti umanitari scaduti che l’Europa, svuotando i propri magazzini, ha fatto arrivare nella Sarajevo assediata. Ancora, se si percorre qualche metro, lungo quella che un tempo era il viale dei cecchini, si trovano il Museo Nazionale, ora chiuso, e quello dell’assedio in pessime condizioni, simboli di un passato comune che si vuole cancellare.

La Bosnia è uno stato dalla bellezza paesaggistica disarmante, ma piena di contraddizioni. Attraversata da fiumi limpidi e dalle acque cristalline, è una delle maggiori esportatrici di acqua potabile dei Balcani. Da queste valli l’acqua esce a prezzi bassissimi per poi rientrarvi, da Slovenia e Croazia, sottoforma di succhi, a prezzi più che raddoppiati.

La stessa conformazione dello stato bosniaco, frutto degli accordi di Dayton che di fatto hanno spartito il paese su base etnica, è difficoltosa. La Repubblica Srpska (una delle due entità in cui è divisa la Bosnia) appare sempre più uno stato nello stato. E se prima da queste parti i matrimoni misti erano la normalità e i ragazzi andavano a scuola insieme, con la guerra sono stati stravolti tutti gli equilibri. Mostar oltre ad essere la capitale dell’Erzegovina, è anche quella dell’apartheid scolastico. E’ l’esempio lampante della separazione post bellica dove i bambini bosgnacchi, e di origine croata vanno a scuola nello stesso edificio ma con orari diversi, senza praticamente incontrarsi mai.

La situazione è migliore nelle grandi città, tipo Sarajevo dove esistono scuole non segregative. Sono quelle, per esempio, fondate dal vescovo ausiliario di Sarajevo Pero Sudar. Qui siedono sui banchi di scuola studenti di religioni differenti, usando gli stessi testi scolastici, e sostituendo, se lo ritengono, l’ora di religione con un’altra materia nel rispetto delle identità di ciascuno.

Altri semi positivi sono le attività della Cooperativa Insieme di Bratunac, in Repubblica Srpska, dove si producono succhi e marmellate che vengono esportate anche nel mercato italiano. Si tratta di lavoratori, specialmente donne serbe e musulmane, che trovandosi a lavorare gomito a gomito, hanno rotto il muro di pregiudizi che le separava, creando un dialogo che poi è stato esportato anche fuori dalla fabbrica.

Oppure il prezioso lavoro dell’associazione umanitaria Tuzlanska Amica, diretta dalla direttrice e psicologa Irfanka Pašagić, fondata all’inizio della guerra con l’obiettivo di aiutare le donne provenienti dai campi di concentramento. Molto presto ha iniziato a lavorare coi bambini prendendosi cura degli orfani, promuovendo adozioni a distanza, e dei ragazzi aiutandoli a superare i problemi in famiglia conseguenti ai traumi dovuti alla guerra.

Free Webcam Girls
151.11.48.50