Grossman, il “sovietico” mai distrutto dal regime

Condividi su...

Lo è per qualità della scrittura, per quella stessa scrittura che getta, come uno scandaglio, negli abissi della Storia e in quelli delle tante storie individuali, lo è per la capacità e il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi temi eterni:  per quale motivo l’uomo vive, il mistero del male e del dolore, la forza dell’amore, la tragedia della morte. Il suo grandioso romanzo “Vita e destino” ne è la testimonianza più completa,  che lo accomunano alla tradizione del grande romanzo russo, da Dostoevskij a Tolstoj a Pasternak. Ma i riverberi di questa grandezza brillano anche nei racconti minimi, nelle pagine sparse, nei frammenti, appunto. Ora sono stati pubblicati tre brevi racconti in un volumetto della casa editrice Adelphi, una smilza raccolta intitolata “La cagnetta”. Nella presentazione di questi racconti si legge che essi siano da ascrivere “tutti e tre ai vertici della sua prosa”:  agli anni Trenta risalgono “La giovane e la vecchia” e “L’alce”, mentre “La cagnetta” appartiene al biennio ’60-’61. Anche in queste pagine vibra la corda del “bene illogico”, ossia quella capacità impossibile da distruggere, presente anche contro ogni possibilità e ogni realtà, di amare, di sacrificarsi, di opporsi alla malvagità e alla crudeltà.  Grossman osserva questa forza in azione negli animali, esseri innocenti votati al macello e alla violenza, e  poi nei bambini, negli anziani, negli emarginati. Che poi, alla fine, si rivelano il reale motore del mondo, la sua speranza, la forza indistruttibile che fa superare la follia della guerra, della dittatura, dell’ingiustizia, della malattia. La cagnetta racconta la storia di una piccola bastardina, abituata alla vita randagia e alla dura legge della strada, che viene catturata e usata per esperimenti che la porteranno ad essere il primo essere vivente mandato in orbita nello spazio. L’animale sviluppa una fedeltà e un amore profondo per il suo “aguzzino”, lo scienziato Aleksej Georgievic, un amore appunto illogico ma tenace, che poco a poco conduce lo scienziato a ricambiare questo affetto e a considerare la possibilità di comprendere l’universo proprio a partire dallo sguardo mite della bestiola. Grossman descrive la vita nella sua molteplicità, nella sua irriducibilità a formule, a gabbie  e a diktat, nella sua bellezza misteriosa e improvvisa. Anche se lo scrittore non lo dichiara, e non osa sperarlo, probabilmente, dietro questa bellezza si disegna il profilo di Dio.

Free Webcam Girls
151.11.48.50