Il Papa: la misericordia di Dio fa fiorire la terra più arida

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“Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore.” E’ questo il primo messagio Urbi et Orbi di Papa Francesco che oggi ha celebrato la Santa Messa del giorno di Pasqua in un Piazza san Pietro con un sole che annunciava la primavera. Migliaia come sempre i fiori che i floricultori olandesi da trenta anni regalano al Papa per rendere la Piazza un vero Giardino. Cosa è la Pasqua? Ha ripetuto il Papa dalla Loggia centrale della Basilica, “è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria è l’uomo vivente. Una realtà che si fa concreta : “questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite.” Diventiamo strumenti di misericordia dice il Papa, con Cristo che è la nostra pace “e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero.”

L’elenco dei Paesi senza pace inizia dal Medio Oriente dove Israeliani e Palestinesi, faticano a trovare la strada della concordia, “affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi? Pace per l’Africa, ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura. Pace in Asia, soprattutto nella Penisola coreana, perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione.”

E la pace non è solo una necessità dove c’è la guerra armata. Il Papa la chiede per il “mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo. Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato.”

Parole nelle quali riecheggiano con forza le situazioni drammatiche dell’ America Latina. Dopo la messa, lasciati gli abiti liturgici, il Papa in jeep ha fatto il giro della piazza affollatissima. Nel saluto dalla loggia anche il grazie per i fiori che adornano la piazza. Rompendo una antica tradizione il Papa si è rivolto alla folla in Piazza solo in italiano.

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