Festino di santa Rosalia: illumina il presente

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“Il Festino non c’è ma resta immutato l’amore dei palermitani per santa Rosalia, e per la vita in generale… Tante volte Santa Rosalia ci ha salvato da diverse pesti, così come in questo caso di pandemia mondiale”: così il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, aveva annunciato l’edizione del Festino di Santa Rosalia, che ha previsto eventi alternativi alla sfilata del Cassaro annullata per via delle restrizioni anti Covid. E nel discorso alla città mons. Corrado Lorefice ha chiesto ai palermitani un cambiamento di vita: “Se non cambieremo, se a Palermo il Coronavirus diverrà una nuova grande opportunità per la mafia e la criminalità, poveri noi!”

Nel discorso alla città l’arcivescovo di Palermo dalla ‘lezione’ del Concilio Vaticano II: “Ecco, è nella memoria di quell’atteggiamento e di quei discorsi che vorrei parlarvi stasera. Papa Giovanni capì infatti che quel che stava cominciando quel giorno in Vaticano era una svolta epocale per il mondo. E pure noi, qui, stasera, siamo riuniti, fisicamente o per via telematica, nella consapevolezza rinnovata che anche oggi tutta l’umanità si sta trovando a vivere una svolta decisiva, direi ‘un bivio epocale’, da cui dipende il futuro nostro, dei nostri figli, del mondo intero”.

Ed ha ricordato l’episodio in cui la santa palermitana ha salvato la città dalla peste: “Come ogni catastrofe mondiale, il coronavirus ci chiama ad una riflessione e ad un cambiamento, ad una consapevolezza e a una guarigione. Noi qui, a Palermo, abbiamo su questa strada una guida sicura e secolare. La Santuzza, che stiamo solennemente festeggiando è infatti maestra di speranza nella disperazione, di guarigione e salvezza nelle catastrofi.

Lei, che fu riconosciuta come patrona dal popolo di Palermo proprio durante la peste del 1624, per il suo intervento miracoloso e risolutivo. Rosalia è la santa dell’epidemia, è colei che parla e agisce in un popolo e per un popolo colpito dalla malattia. A lei voglio rivolgermi stasera, ascoltando la sua parola, che arriva a noi attraverso la sua vita. Alla lezione che ci viene dalla sua esistenza e che ci aiuta a illuminare il nostro presente. Mi rivolgo a te, allora, nostra carissima Rosalia”.

La santità infatti non è eroismo, ma è amore verso il prossimo: ““Tu ci insegni così che la tua santità, la santità dei santi, è diversa dal protagonismo degli eroi. Nelle storie antiche, l’eroe era colui che si distingueva per il suo valore e che voleva brillare per il suo coraggio e la sua forza. Perché l’eroe vuole essere al centro, vuole essere riconosciuto. Tu ci ricordi stasera, con la tua vita nascosta, che il santo non pensa a mettersi in mostra. La sua vita è consegnata a qualcun altro ed è per l’altro che vive e fa quello che fa. Ci ricordi che la santità non cerca l’impresa eclatante, la lode collettiva”.

I santi sono persone della ‘porta accanto’, come hanno mostrato tante persone in questo periodo di coronavirus: “Voglio dirlo con forza accanto a te stasera, nostra santa patrona: dinanzi a questa santità non ci sono barriere! Questa è la verità della vita, dinanzi alla quale ci ritroviamo tutti. Senza distinzione tra credenti e non credenti, tra credenti di una confessione o di una religione e credenti di un’altra.

Lo dico al cospetto dei Servitori delle Istituzioni civili e militari, che saluto con cordialità e ringrazio per la loro presenza, e soprattutto dinnanzi a voi, carissimi Fratelli e Sorelle delle altre Chiese cristiane e delle altre Confessioni religiose.

Quest’anno, cara Rosalia, non abbiamo potuto fare il nostro tradizionale incontro per il Festino, ma siamo lo stesso riuniti nella condivisione di una verità che tu ci consegni e che siamo chiamati a portare nel mondo: è l’amore il segreto, il segno e il messaggio di ogni vera religione! Ed è l’amore il vaccino che ci libererà dalla pandemia che attenta ai nostri cuori!”

Ed ha chiesto alla santa palermitana a comprendere che una società basata sulla diseguaglianza è ingiusta: “virus ci ha detto che non si può continuare così. Che un mondo così drammaticamente diviso è un mondo destinato a distruggersi.

Quanta gente è morta o sta morendo, in tante parti del pianeta, perché non ha assistenza sanitaria, perché non ha i servizi essenziali, perché non può essere curata. Lo sapevamo già da prima, ma ora la pandemia ce lo ha gridato in faccia, che la disuguaglianza è la rovina della nostra storia, che l’ingiustizia non è sopportabile e che tutto questo è il frutto di scelte politiche, è frutto del modo sciagurato in cui abbiamo organizzato il mondo”.

Ed ecco la supplica a vegliare sui poveri: “Rosalia, insegnaci a lasciare! Perché dobbiamo lasciare! Il nostro Occidente deve lasciare! Lasciare i privilegi di un ordinamento ingiusto, portatore di morte. Lasciare una ricchezza e un’economia che puntano solo al profitto e non hanno riguardi per la vita; che creano solo conflitto, dolore; che ora mostrano tutta la loro follia. Tu Rosalia, stasera, ci gridi di svegliarci prima che sia troppo tardi! Lo gridi a me, ai cristiani, alle donne e agli uomini di Palermo, a quanti hanno responsabilità politiche, amministrative ed economiche…

Lo dici volgendo lo sguardo alla nostra Palermo, dove la crisi della pandemia ha aggravato i problemi economici, provocando la perdita di posti di lavoro, acuendo la crisi delle piccole imprese, indebolendo i giovani e le famiglie, creando i presupposti per un nuovo fiorire dell’economia mafiosa, dell’imprenditoria criminale, che sguazza nel degrado e nel bisogno. Rosalia, aiutaci ad ascoltare il tuo grido”.

Inoltre l’arcivescovo ha supplicato santa Rosalia ad insegnare il rispetto del corpo e della terra: “Il virus ci ha detto che non si può continuare così. Che un mondo così drammaticamente diviso è un mondo destinato a distruggersi. Quanta gente è morta o sta morendo, in tante parti del pianeta, perché non ha assistenza sanitaria, perché non ha i servizi essenziali, perché non può essere curata…

Rosalia, insegnaci a lasciare! Perché dobbiamo lasciare! Il nostro Occidente deve lasciare! Lasciare i privilegi di un ordinamento ingiusto, portatore di morte. Lasciare una ricchezza e un’economia che puntano solo al profitto e non hanno riguardi per la vita; che creano solo conflitto, dolore; che ora mostrano tutta la loro follia”.

E’ un invito ad ‘aprire gli occhi’: “Tu Rosalia, stasera, ci gridi di svegliarci prima che sia troppo tardi!.. Lo dici volgendo lo sguardo alla nostra Palermo, dove la crisi della pandemia ha aggravato i problemi economici, provocando la perdita di posti di lavoro, acuendo la crisi delle piccole imprese, indebolendo i giovani e le famiglie, creando i presupposti per un nuovo fiorire dell’economia mafiosa, dell’imprenditoria criminale, che sguazza nel degrado e nel bisogno.

Rosalia, aiutaci ad ascoltare il tuo grido. Se non cambieremo, se a Palermo il coronavirus diverrà una nuova grande opportunità per la mafia e la criminalità, poveri noi! Sarebbe un tragico scandalo, e saremmo noi, tutti noi i responsabili di questo scandalo”.

Quindi ha gettato un sguardo al Mediterraneo, perché diventi fonte di vita: “Per questo chiedo il tuo sostegno, Rosalia, perché il mare di Palermo, il nostro Mediterraneo, torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale. La condivisione è la via della salvezza. Sei tornata a Palermo, dicevo, e hai radunato il tuo popolo, unito in preghiera.

Tu ci ricordi stasera che solo l’unità nel dolore e nella sofferenza di tutti, solo la condivisione è la via della salvezza. E tu hai salvato Palermo, in quei giorni famosi. Ma non hai salvato la tua città come un ambasciatore che intercede presso il sovrano alla richiesta dei sudditi. L’hai salvata, lo ricordavo prima, salvando Vincenzo.

Un giovane sposo, che aveva perso la sposa ed era sul punto di suicidarsi, è stato soccorso e accompagnato da te. Tu gli hai affidato il tuo messaggio e poi gli hai consentito di morire”.

Riprendendo un’omelia di san Paolo VI ha supplicato la santa palermitana perché si ritorni a Cristo: “Fa’, Rosalia, che torniamo a Cristo Figlio di Dio vivo fattosi carne, con tutto il cuore: a questo Uomo che ha annunziato agli uomini il Vangelo dell’amore di Dio, della speranza, della preferenza dei piccoli e degli umili, della bellezza di incontrarsi…

E lascia, cara Rosalia, che noi ti contempliamo nel meraviglioso dipinto del tuo ammiratore, il grande pittore Antoon Van Dick. Nel suo quadro egli ha intuito e ci ha donato l’immagine del tuo amore per la Madonna del Rosario. Maria, colei che di tutti è Madre, in particolare di chi soffre, colei che, come Madre, ci raduna nell’umana fraternità, Colei che – insieme a Giuseppe – ci ricorda che il compito dei compiti, che tutti ci unisce, è custodire la vita, custodire ogni vita, in particolare la vita nascosta…

Come la tua, cara Rosalia, nascosta nella terra e nascosta nei nostri cuori, nascosta in Cristo e Patrona di Palermo. A te stasera il nostro grazie, la nostra compagnia, la nostra lode”.

(Foto: wikipedia)

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