Caritas monitora la povertà causata dal Covid

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Acquistare € 1.000.000.000 di cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie povere per far fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza sociale senza precedenti e, allo stesso tempo sostenere il lavoro e l’economia del sistema agroalimentare tricolore duramente colpito dalle difficoltà delle esportazioni e della ristorazione.

E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare l’allarme lanciato dalla Caritas sul drammatico aumento delle famiglie in difficoltà: “La pandemia coronavirus negli ultimi mesi ha fatto salire il numero di famiglie che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare per effetto della crisi economica e sociale provocata dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro”.

Infatti accanto al lavoro di medici e infermieri, le Caritas diocesane, grazie all’inesausto impegno dei volontari, non hanno cessato di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni sempre più difficili sempre con le opportune precauzioni, come ha ricordato il direttore di Caritas Italiana, don Francesco:

“Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali. Sta emergendo il volto bello dell’Italia che non si arrende. Come comunità ecclesiali siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato papa Francesco nell’Angelus di domenica 15 marzo, a ‘riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa’”.

In questi decenni ha sempre cercato, in fedeltà al mandato ricevuto, di essere ‘stimolo e anima perché la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli – in Italia, in Europa, nel mondo’, come ha ricordato recentemente papa Francesco.

Durante la pandemia, di fronte alle sfide drammatiche e nonostante le forti criticità, Caritas Italiana e tutte le Caritas diocesane hanno continuato a restare accanto agli ultimi, sia pure in forme spesso nuove e adattate alle necessità contingenti.

In questo quadro va segnalata la seconda rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno. L’indagine, attraverso un questionario strutturato destinato ai direttori/responsabili Caritas, ha approfondito vari ambiti: come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri d’ascolto e nei servizi Caritas; come mutano gli interventi e le prassi operative delle Caritas alla luce di quanto sta accadendo; qual è l’impatto del Covid19 sulla creazione di nuove categorie di poveri; qual è l’impatto dell’attuale emergenza su volontari e operatori. 

Rispetto alla situazione ordinaria nell’attuale fase il 95,9% delle Caritas partecipanti al monitoraggio segnala un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas.

Nel dettaglio rispetto alle condizioni occupazionali si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.

Altre questioni evidenziate sono: problemi burocratici/amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell’usura e dell’indebitamento, violenza/maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere, diffusione del gioco d’azzardo/scommesse.

Fondamentale accanto all’impegno degli operatori è stato l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti giovani che nella fase acuta della pandemia hanno garantito la prosecuzione dei servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa.

Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti. Piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto.

Le persone sostenute in questi mesi sono state quasi 450.000, di cui il 61,6% italiane; di queste il  34% sono ‘nuovi poveri’, cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas. 92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

Complessivamente (grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica) i servizi forniti sono stati molteplici:

dispositivi di protezione individuale/fornitura igienizzanti, pasti da asporto/consegne a domicilio, servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari, ascolti in presenza su appuntamento, supporto/orientamento rispetto alle misure messe in atto dalle amministrazioni/governo, assistenza domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio/doposcuola, alloggio per quarantena/isolamento, presenza in ospedale/Rsa, accoglienza infermieri e medici.

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