La Città del Vaticano come un porto di mare #ilviruseugualepertutti #ilvirusnonperdona #soloinsiemecelofaremo

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La Covid-19, la malattia causata dalla pandemia Sars-CoV-2, in Italia e nel resto del mondo continua ad espandersi. In Italia i contagiati sono oltre 31.000 mila. In vita ancora 26.000 (di cui 3.000 guariti) e 2.500 sono i morti. La pandemia sta mettendo in ginocchio le zone più colpite, mentre nelle Regioni con numeri ancora relativamente basse, si cerca in una corsa conro il tempo a prepararsi al peggio.

Mentre stavo per chiudere questo pezzo, mi è arrivato una notizia bella, che non posso non includere.

Il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, in una messaggio al Sindaco di Palermo, Leoluca Orland ha ringraziato i medici e tutti i cittadini palermitani per aver accolto e curato i bergamaschi positivi alSars-CoV-2 e aver risposto “presente” all’allarme della sua città, dove gli ospedali sono ormai al collasso, ricoverando due malati gravi giunti con un volo militare all’ospedale Civico: “Avevo già in animo di ringraziare tutti i palermitani – i dipendenti dell’albergo e non solo – che si sono prodigati a favore dei 40 bergamaschi messi in quarantena in un hotel della tua città. Oggi sono qui a ringraziarvi anche per aver accolto all’ospedale Civico due pazienti bergamaschi affetti da Coronavirus e bisognosi di terapia intensiva. Grazie Palermo dunque! Quando questa storia sarà finita verrò a dirti grazie di persona. Un abbraccio”.

Ecco, noi nel ex Regno delle Due Sicilie, anche se ci chiamano “terroni” e usano il lemma “borbonico” come un’insulto, siamo gente generosi (e sì, uso il noi, perché anch’io sono un italiano, un italo-fiammingo trapiantato nella Campania). Palermo ha dato una grande lezione e un grande esempio. “Ora bisogna fare gli italiani”. Ci abbiamo messo secoli ma forse anche nella tragedia, nell’emergenza e nel lutto più atroce, degli aspetti positivi emergono. Ci sono gesti di solidarietà, gesti che provo di raccontare, gesti che umanamente non hanno prezzo. Gesti che sono esempio da seguire, come possiamo fare ad essere italiani, come possiamo diventare “fratelli di una italia che s’è desta”. La risposta la possiamo trovare nella generosità verso altri italiani in difficoltà, nell’accoglienza delle loro richieste di aiuto, perché gli altri italiani siamo noi da sud a nord da est a ovest. Vogliamoci bene e saremo davvero i fratelli d’Italia di un Italia che s’è desta!

L’Italia è il Paese più colpito dopo la Cina e è anche il Paese che per primo in Occidente ha messo in campo misure straordinarie, decidendo la chiusura di tutti gli esercizio commerciali non essenziali (in aggiunta, varie regioni stanno emanando nuove ordinanze – giustamente – più restrittive, come nella Regione Lazio – che ospita la Città del Vaticano -, vietando da oggi a fare la spesa lontano da casa e obbligando a contingentare clienti), esortando la popolazione di limitare gli spostamenti e di restare in casa (il Sindaco di Delia in un video postato su Facebook: “Non correte dalle elementari e ora tutti podisti? State a casa!”, anche se c’è ancora chi fa venire il parrucchiere a casa… #ilvirusringrazia)

Un modello, quello italiano che, a partire dalla Spagna, stanno pensando di imitare in tutto il mondo.

Quando si decideranno di farlo coloro che governano lo Stato della Città del Vaticano (il cui Capo di Stato – non dimentichiamolo – è un monarca assoluto con tutti i poteri legislativi, esecutivi, giudiziari e mediatiche). O aspettano che l’Italia chiude le frontiere?

La notizia che segue ho letto questa mattina in un articolo di Davide Tamiello su Il Gazzettino: “Prigionieri in cabina, la crociera di una coppia si trasforma in un incubo”.

Prigionieri in crociera senza sapere come, quando e dove sbarcheranno. La vacanza di un gruppo di veneziani e mestrini, a bordo della Costa Luminosa, si è trasformata in un incubo: “quarantena” in cabina, pasti consegnati davanti alla porta, divieto tassativo di uscire. «Siamo reclusi come in carcere, abbiamo chiesto del vino, visto che abbiamo l’all inclusive, e ci è stato risposto che ora si distribuisce solo acqua, ci viene dato un pasto senza poter scegliere da un menù, e quel che è peggio non sappiamo quando finirà», commentano M. e E., coppia mestrina di 66 e 65 anni. Questo fino a ieri sera, quando la società ha comunicato che gli italiani verranno fatti sbarcare a Savona e poi trasferiti in pullman verso le loro destinazioni. «Quando siamo partiti – raccontano – l’emergenza coronavirus era all’inizio. Ho chiamato Costa chiedendo se fosse sicuro o se dovessimo annullare la vacanza, ci hanno garantito che non ci sarebbero stati problemi. Quando ci siamo imbarcati ci hanno misurato la febbre, e poi siamo partiti». «Costa crociere ha appreso della positività del primo caso ufficialmente solo il 13 marzo, dei secondi il 14», spiega la società in una nota. Da quel momento è partito il piano: tutti in quarantena, in attesa di un porto in cui sbarcare. A Tenerife, la nave ha potuto solo fare rifornimento: la Spagna, infatti, non lascia scendere nessuno. La crociera è ripartita per Marsiglia, l’arrivo è previsto per giovedì. Ieri sera è stato comunicato ai passeggeri che gli italiani sbarcheranno venerdì a Savona. Il gruppo di mestrini e veneziani decisamente non ha apprezzato la gestione dell’emergenza a bordo: «Come è possibile che in una situazione del genere non ci sia stato detto nulla per giorni? Che si sia continuato a mantenere le attività con il sospetto che ci fossero stati degli episodi di contagio a bordo?». «Prima ancora di avere conferme dei test – aggiunge la società – la nave ha comunque attivato un protocollo sanitario speciale, che prevedeva aumento della sanificazione, isolamento delle persone venute a contatto con i casi sospetti e, successivamente, anche cancellazione di tutte le attività che prevedevano assembramento di persone o non consentivano di rispettare la distanza di sicurezza. A seguito della conferma dei casi positivi questo protocollo è stato ulteriormente rafforzato. Gli ospiti e i membri dell’equipaggio saranno inoltre sottoposti a controlli della temperatura quotidiani, per verificare costantemente la salute a bordo».

Domus Sancta Martha

Il “Domus” come una nave di crociera ormeggiata a Piazza Santa Marta

Quindi, tornando nella Città del Vaticano, faccio una domanda semplice semplice: tra una nave da crociera ferma in porto e la Domus Sancta Marthae che differenza c’è? Risposta: nessuna. Sono entrambi hotel a 5 stelle al momento fermi, immobili in un porto che sembra apparentemente sicuro. Però, una differenza c’è. Perché su una nave da crociera gli ospiti sono tutti chiusi in cabina. Invece, nella nave da crociera Domus ormeggiata al porto di Sanctae Marthae nella Città del Vaticano, tutti sono liberi di muoversi dentro e fuori, entrare, uscire, rientrare e riuscire.

Mentre in Italia le misure intraprese per contrastare l’emergenza Sars-CoV-2 somigliano – giustamente (perché abbiamo il nemico – invisibile ma implacabile – dentro i confini) lo stato d’assedio e il coprifuoco, invece le misure per il personale della Domus Sacntae Marthae attualmente in servizio e per residenti, non hanno subito variazioni di sorta. Tutto funziona esattamente come prima della dichiarazione dell’emergenza in Italia. Perché per il Sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano “le misure troppo restrittive non sempre sono buone”. Reception, camerieri, cuochi, faccendieri, inservienti personale delle pulizie, tutti i residenti Papa compreso, Corpo della Guardia Svizzera e Corpo della Gendarmeria (che continua a sorvegliare lo Stato dalla Sala operativa 24 ore su 24 quattro, 7 giorni della settimana), le attività della Domus non hanno subito alcuna restrizione. Si mangia tutti insieme nel salone invece di ricevere il pasto in camera. Ricordo che nelle nave di crociera gli ospiti sono diventati prigionieri in cabine di pochi metri quadrati. Però, alla Domus Sanctae Marthae si fa colazione, pranzo e cena ancora nel salone e Papa Francesco ancora stringe la mano a tutti quelli che incontra e sfida chiunque a non ricambiare la stretta di mano. Sappiamo come lui ama a dismisura il contatto fisico con i fedeli, che sempre cerca (a parte di ogni tanto ritirare la mano o schiaffeggiare una). E #ilvirusringrazia #ilviruseugualepertutti

Il Papa continua a stringere le mani e esorta tutti a farlo #ilvirusringrazia #ilviruseugualepertutti

Per quanto riguarda mio articolo di questa notte Un vescovo francese che ha incontrato Papa Francesco il 9 marzo è positivo al Sars-CoV-2, il quotidiano francese Ouest-France il 16 marzo ha posto la domanda: “E Papa Francesco, che hanno incontrato tutti allo stesso tempo, lunedì 9 marzo? Sembra che siano state prese delle precauzioni. Questo è quanto ha riportato giornale cattolica La Vie il 15 marzo 2020: “Des mesures avaient été prises, cependant, notamment lors de la rencontre avec le pape, un échange de deux heures et demi, où ils étaient séparés d’un bon mètre. Toutefois, chacun a pu lui serrer la main. Les rencontres avec les responsables de dicastères se sont quant à elles déroulées non dans les bureaux, mais dans une salle du Palais apostolique” (Tuttavia, erano state prese misure, in particolare durante l’incontro con il Papa, uno scambio di due ore e mezza, in cui erano separate da un buon metro. Tuttavia, tutti hanno potuto stringerli la mano. Gli incontri con i capi dicastero non avvennero negli uffici, ma in una sala del Palazzo Apostolico).

CNA ha scritto il 16 marzo 2020: “The Holy See Press Office has not responded to an inquiry from CNA asking if the French bishops greeted Pope Francis with a handshake after the meeting, as is customary during ad limina visits” (La Sala Stampa della Santa Sede non ha risposto ad una domanda della CNA, chiedendo se i vescovi francesi avessero salutato Papa Francesco con una stretta di mano dopo l’incontro, come è consuetudine durante le visite ad limina).

++++ Sono in grado di confermare, che Papa Francesco effettivamente ha stretto la mano ai vescovi francesi durante la visita ad limina del 9 marzo scorso (qualcuna ha scritto – come per minimizzare la faccenda – che ha stretto la mano e conversato brevemente a distanza ravvicinata, soltanto a poco vescovi… e che differenza fa?). Le strette di mano vengono confermate da mie fonti interne. Confermano anche, che lui continua a salutare porgendo la mano. Lui da’ la mano e ignora le norme di sicurezza. Continua ancora. E questo mi è stato confermato, straconfermato. ++++

Viene sottolineato come i vescovi francesi hanno mantenuto la distanze durante l’incontro con Papa Francesco (come si vede nella foto ufficiale, formita da Vatican Media), però nel servizio di KTO si vede che questo non è stato il caso nella Concelebrazione Eucaristico presso la Tomba di San Pietro nelle Grotte Vaticane. Anche se non ci sono foto che lo confermano. No?

Nell’impossibilità di fare uno screenshot (funzione disabilitata dal sito) ho scattato una foto (per i San Tommaso).

Sulla pagina internet www.photovat.va, il sito ufficiale del Servizio Fotografico Vaticano di Vatican Media (ex glorioso Servizio Fotografico de L’Osservatore Romano), dove vengo di consueto pubblicato tutte le foto (per la vendita) delle Udienze del Santo Padre, per il mese di marso 2020 se legge la seguente nota: “Appena possibile verranno pubblicate le foto degli eventi mancanti in quanto ancora in lavorazione. Grazie”. Ringraziando la comunicazione della Santa Sede che non comunica, si vede mancano TUTTE le Udienza private, inclusa la visita ad limina apostolorum dei vescovi francesi. Come disse Papa Pio XI: “A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”. Ecco, faccio questo peccato… ma in tempo di emergenza Sars-CoV-2 è imprese ardua trovare un confessionale, lasciamo stare un confessore. Comunque, intanto indovino bene.

Ricordo un mio articolo del 6 marzo 2020 Sars-CoV-2 diffuso in Vaticano. L’ultimo che esce chiuda l’acqua e spenga luce e gas. Ecco, quel giorno “dell’ultimo” non è molto lontano… se sulla nave non si prendono le misure necessarie ed inevitabili. Il 6 marzo in Italia eravamo già a (solo) 3.858 persone che avevano contratto il virus, con un aumento di 769 casi in un giorno. Nella Città del Vaticano quel 6 marzo erano (ufficialmente) ancora al numero uno, mentre in Italia lo stato di emergenza non era ancora dichiarato. Su quel numero uno unico, ho espresso più volte la mia perplessità, indicando un numero di casi più elevato… però la comunicazione della Santa Sede non comunica. Alla faccia della trasparenza. Ma in tempo di coronavirus l’omertà non paga, l’omertà non perdona e #ilvirusringrazia.

E vale la pena di rileggere anche un altro mio articolo, tra i tanti che ho pubblicato questi giorni, quello di ieri 17 marzo 2020 #PrayForTheWorld – La novena “Nostra Signora di Lourdes” da oggi fino al 25 marzo 2020 – #ilviruseugualepertutti. Cito da questo articolo, ripetendolo fino alla nausea (ma meglio la nausea, che non venire attaccato al respiratore, se ancora disponibile)… repetita iuvant perché #ilvirusnonperdona:

Intanto, più che mai ribadisco, quanto già scritto più volte: Il virus è uguale per tutti. Qui habet aures audiendi, audiat.
Poc’anzi, mi è stato confermato, che dall’hotel a cinque stelle, ubicato accanto all’Aula Paolo VI, all’ombra della Basilica di San Pietro, nella Città del Vaticano, denominato Domus Sanctae Marthae (dove continua a risiedere il Papa regnante, nonostante tutti i consigli al contrario… e mi auguro impartiti anche da parte dei fidati consiglieri della sua Corte pontificia), sempre i dipendenti (receptionisti, cuochi, camerieri, inservienti, personale delle pulizie, personale della sicurezza, ecc. e tutti i residenti (ricordiamolo, monsignori), entrano ed escono, e rientrano, e riescono dallo Stato della Città del Vaticano.

Intanto, Papa Francesco ha raccontato – e se ne sentiva il bisogno, dopo l’indignazione che ha provocato – in un’intervista esclusiva a la Repubblica, il suo andare a spasso per le strade di Roma – mentre le Autorità italiane stanno a provare a convincere con tutti i mezzi attualmente disponibile a convincere i cittadini di RESTARE IN CASA. Niente. Papa Francesca racconta la sua (lodevolissima) preghiera contro la pandemia del coronavirus nella Basilica di Santa Maria Maggiore, davanti all’icona della Salus populi romani, e poi nella Chiesa di San Marcello al Corso, venerando il Crocifisso miracoloso che nel Cinquecento salvò Roma dalla peste:“Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo”. Però, quale necessità c’era andare pure a spasso in una Città Eterna ubbidientemente deserta?

E quindi conferma quanto detto prima, lui ama e cerca, e fa cercare, il contatto fisico, contro tutte le indicazioni delle autorità sanitarie mondiali e nazionali: “In questi giorni difficili possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai nostri bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati”. In questo tempo di isolamento forzato, dice, “dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino, famigliari, amici. Capire che nelle piccole cose c’è il nostro tesoro. Ci sono gesti minimi, che a volte si perdono nell’anonimato della quotidianità, gesti di tenerezza, di affetto, di compassione, che tuttavia sono decisivi, importanti. Ad esempio, un piatto caldo, una carezza, un abbraccio, una telefonata… Sono gesti familiari di attenzione ai dettagli di ogni giorno”.

Un altro monarca con cui fare il paragone… #ilviruseugualepertutti

Il Principe di Monaco Alberto II parla nella televisione alla nazione: “Conto sul vostro senso di responsabilità e questa crisi sanitaria cesserà solo con la nostra capacità di rispettare le regole. Vi confermo che non ci sono problemi di approvvigionamenti alimentari nel Principato”. “Il nostro paese sta vivendo si sta confrontando con la crisi sanitaria più grave della sua storia. Il nostro governo preparato all’epidemia e sono state prese le disposizioni necessarie. Per rallentare il diffondersi del virus vi chiedo di rimanere a casa mentre i lavoratori della sanità e della forza pubblica stanno lavorando per voi”.
Il Capo di stato del Principato di Monaco ha confermato le disposizioni già note, chiedendo a tutti di rispettarle: “Noi siamo pronti ma serve l’aiuto di tutti per arginare il pericolo. Abbiamo deciso nuove disposizioni per ridurre al massimo i contatti sul territorio. È stato applicato il telelavoro e vi chiedo di uscire per ragioni strettamente necessarie come l’acquisto di generi alimentari e strettamente necessari. Ho chiesto al Governo che i cantieri vengano chiusi e che saremo a fianco dei dipendenti per quanto possibile”.
“Conto sul vostro senso di responsabilità e questa crisi sanitaria cesserà solo con la nostra capacità di rispettare le regole. Vi confermo che non ci sono problemi di approvvigionamenti alimentari nel Principato. Abbiamo già trascorso momenti problematici e passeremo uniti anche questo. Viva Monaco”.

#soloinsiemecelofaremo

Saranno, mesi, non settimane, per uscire dal tunnel. Previsioni di mesi denotano un’impostazione ottimista. Ascoltando dei virologi seri, dico 6 mesi per uscirne, finché non si trova il vaccino, e amministrato a vasta scala. Penso 12 mesi ma dico 6 mesi, con la speranza nella positività dell’approccio umano al dramma dell’emergenza Sars-CoV-2, per poter riprendersi dal Covid-19.
E come si sa, la speranza è l’ultima a morire.
Ma non ce lo faremo se c’è chi continua a dire (a sfidare la sorte) che “le misure troppo restrittive non sempre sono buone” e che non c’è niente di male nell’andare a spasso per le strade delle città.
La nuova ordinanza della Regione Lazio parla chiara (e ci sarà un motivo per il provvedimento): “Vietato fare la spesa lontano da casa”. Quindi, per estensione, a chi non basta di avere Gesù nel cuore e di fare della sua dimora e della famiglia che ci abita una “chiesa domestica”, può recarsi fino alla chiesa più vicina. Non si sono nella Città del Vaticana abbastanza chiese aperte (e riaperta anche la Basilica di San Pietro) con le sacrosante misure di sicurezza sanitaria?
Ah, me lo ero quasi scordato, l’hotel-come-una-nave-di-crociera Domus Sanctae Marthae ha pure una cappella privata, dedicata allo Spirito Santo…

Invocazione dei Sette Doni dello Spirito Santo

Spirito Santo, concedimi il dono della sapienza, perché possa apprezzare sempre più le cose divine, infiammato dal fuoco del tuo amore preferisca con gioia le cose del Cielo a tutto ciò che è mondano, e mi unisca sempre a Cristo, soffrendo in questo mondo per il suo amore.
Spirito Santo, concedimi il dono dell’intelletto, perché illuminato dalla luce celeste della tua grazia comprenda bene le sublimi verità della salvezza e della dottrina della santa religione.
Spirito Santo, concedimi il dono del consiglio, tanto necessario nella vita, perché scelga sempre ciò che ti è più gradito, segua in tutto la tua grazia divina e sappia soccorrere il mio prossimo con buoni consigli.
Spirito Santo, concedimi il dono della fortezza, perché possa fuggire dal peccato, praticare la virtù con santo fervore e affrontare con pazienza, e perfino con gioia di spirito, il disprezzo, il pregiudizio, le persecuzioni e la morte stessa piuttosto che rinnegare Cristo con parole e opere.
Spirito Santo, concedimi il dono della scienza, perché conosca sempre più la mia miseria e la mia debolezza, la bellezza della virtù e il valore inestimabile dell’anima, e perché veda sempre chiaramente le trappole del demonio, della carne e del mondo, per evitarle.
Spirito Santo, concedimi il dono della pietà, che renderà splendido il mio rapporto con te nella preghiera e mi farà amare Dio con intimo amore come mio Padre, Maria Santissima e tutti gli uomini come miei fratelli in Gesù Cristo.
Spirito Santo, concedimi il dono del timor di Dio, perché mi ricordi sempre, con estrema reverenza e profondo rispetto, la tua presenza divina, perché tremi come gli angeli davanti alla tua maestà divina e non tema nulla quanto il fatto di dispiacerti.
Vieni, Spirito Santo, resta con me ed effondi su di me le tue benedizioni divine. Amen.

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