Papa Francesco continua a pregare per gli ammalati e per chi li cura

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Anche oggi da Santa Marta papa Francesco ha celebrato in streaming la santa messa per restare vicino ai fedeli che non possono uscire dalle proprie case e partecipare alla Messa a causa del coronavirus con il pensiero alle famiglie colpite dalla pandemia:

“Continuiamo a pregare per le persone ammalate in questa pandemia, oggi vorrei chiedere una speciale preghiera per le famiglie che da un giorno all’altro si trovano a casa con i bambini casa, le scuole sono chiuse per sicurezza, e devono gestire una situazione difficile gestirla bene con pace e con gioia, in modo speciale penso alle famiglie con qualche persona in disabilità, i centri di accoglienza per loro sono chiusi, preghiamo per le famiglie perchè non perdano la pace in questo momento e riescano a portare avanti tutta la famiglia con pazienza e gioia”.

Nell’omelia il papa ha incentrato la riflessione sulla parabola evangelica del ‘figliol prodigo’, ma soprattutto del Padre misericordioso: “Tante volte abbiamo sentito questo passo del Vangelo. Questa parabola Gesù la dice in un contesto speciale: ‘Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo’.

I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ‘Costui accoglie i peccatori e mangia con loro’. E Gesù gli rispose con questa parabola. Cosa dicono? La gente, i peccatori si avvicinano in silenzio, non sanno dire, ma la loro presenza dice tante cose, volevano ascoltare. I dottori della legge cosa dicono? Criticano. ‘Mormoravano’, dice il Vangelo, cercando di cancellare l’autorità che Gesù aveva con la gente”.

Il papa ha sottolineato che la parabola è la spiegazione di chi accusava Gesù di stare con i peccatori: “Poi la parabola è un po’ la spiegazione di questo dramma, di questo problema. Cosa sentono questi? La gente sente il bisogno di salvezza. La gente non sa distinguere bene, intellettualmente: ‘Io ho bisogno di trovare il mio Signore, che mi riempia’, ha bisogno di una guida, di un pastore. E la gente si avvicina a Gesù perché vede in Lui un pastore, ha bisogno di essere aiutata a camminare nella vita. Sente questo bisogno”.

 Il papa nell’omelia ha sottolineato soprattutto il comportamento del padre: “Un padre sa soffrire in silenzio. Un padre guarda il tempo. Lascia passare dei momenti brutti. Tante volte l’atteggiamento di un padre è ‘fare lo scemo’ davanti alle mancanze dei figli.

L’altro figlio rimprovera il padre: ‘Sei stato ingiusto’, dice un rimprovero. Cosa sentono questi della parabola? Il ragazzo sente voglia di mangiarsi il mondo, di andare oltre, di uscire dalla casa, e forse la vive come una prigione e ha anche quella sufficienza di dire al padre: ‘Dammi quello che tocca a me’… Un padre che sa aspettare i tempi dei figli”.

Dopo l’accoglienza del secondo figlio, entra in scena anche quello maggiore, che si indigna e sente ‘disprezzo’, come nella Chiesa: “E tante volte indignarsi è l’unico modo di sentirsi degno per quella gente. Queste sono le cose che si dicono in questo passo del Vangelo, le cose che si sentono. Ma qual è il problema?

Il problema, cominciamo dal figlio maggiore, il problema è che lui era a casa, ma non si era mai accorto cosa significasse vivere a casa: faceva i suoi doveri, faceva il suo lavoro, ma non capiva cosa fosse un rapporto di amore con il padre… Il padre dice la parola chiara: ‘Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo’. E di questo, il figlio non se n’era accorto, viveva a casa come fosse un albergo, senza sentire quella paternità … Tanti ‘alberghieri’ nella casa della Chiesa che si credono i padroni”.

Ed ha concluso analizzando la ‘reazione’ del padre davanti al diverso atteggiamento dei figli: “E’ interessante, il padre non dice alcuna parola al figlio che torna dal peccato, soltanto lo bacia, lo abbraccia e gli fa festa; a questo deve spiegargli, per entrare nel cuore: aveva il cuore blindato per le sue concezioni della paternità, della figliolanza, del modo di vivere… Tante cose ci dice questa parabola del Signore che è la risposta a coloro che lo criticavano perché andava con i peccatori.

Ma anche tanti oggi criticano, gente di Chiesa, coloro che si avvicinano alle persone bisognose, alle persone umili, alle persone che lavorano, anche che lavorano per noi. Che il Signore ci dia la grazia di capire qual è il problema. Il problema è vivere in casa ma non sentirsi a casa, perché non c’è rapporto di paternità, di fratellanza, soltanto c’è il rapporto di compagni di lavoro”.

Inoltre nella meditazione quotidiana anche mons. Marconi, vescovo della diocesi di Macerata, ha sottolineato che la parabola è una storia che riguarda ognuno personalmente: “Noi tutti siamo quel figlio che il peccato ha allontanato dal Padre, e che deve ritrovare, ogni giorno più chiaramente, il cammino di casa, la via del cuore. La conversione è esattamente questo: questo viaggio, questo percorso che consiste nell’abbandonare il nostro peccato e la miseria nella quale esso ci ha gettati per andare verso il Padre.

Ciò che ci sconvolge in questa parabola, e la realtà la sorpassa di molto, è il vedere che di fatto il Padre ci attende da sempre. Siamo noi ad averlo lasciato, ma Lui non ci lascia mai. Egli è ‘commosso’ non appena ci vede tornare a lui. Talvolta saremmo tentati di dubitare del suo perdono, pensando che la nostra colpa sia troppo grande. Ma il padre continua sempre ad amarci. Egli è infinitamente fedele. Non sono i nostri peccati ad impedirgli di darci il suo amore, ma il nostro orgoglio”.

Ed ha raccontato una storia che aiuta alla riflessione: “Un giorno, una giovane donna ricevette una dozzina di rose con un biglietto che diceva: «Una persona che ti vuole bene». Senza però la firma. Non essendo sposata, il suo pensiero andò agli uomini della sua vita: vecchie fiamme, nuove conoscenze. Oppure erano stati la mamma e il papà?

Qualche collega di lavoro? Fece un rapido elenco mentale. Infine telefonò a un’amica perché l’aiutasse a scoprire il mistero. Una frase dell’amica le fece all’improvviso balenare un’idea. ‘Di’; sei stata tu a mandarmi i fiori?’’. ‘Sì’. ‘Perché?’. ‘Perché l’ultima volta che ci siamo parlate eri di umore nero. Volevo che trascorressi un giorno pensando a tutte le persone che ti vogliono bene’”.

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