Sandro Calvani: il coronavirus si combatte rispettando le regole

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“Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.

Prendo spunto da questa riflessione del teologo cristiano e poeta inglese John Donne, vissuto nel secolo XVII, resa famosa resa famosa dallo scrittore americano Hernest Hemingway nel romanzo ‘Per chi suona la campana’, ambientato nella guerra civile spagnola del 1936-39, per un colloquio con il prof. Sandro Calvani, Senior adviser di ‘Mae Fah Luang Foundation’ di Bangkok, che nel sito dell’Azione Cattolica ha scritto:

“E’ dunque sempre in modo interattivo che si muove la vita dentro al piccolo puntino blu dell’Universo, cioè la nostra casa comune: dentro di essa ci sono miliardi di miliardi di miliardi di progetti di vita diversi, alcuni dei quali, come i virus e i batteri, vivono dentro di noi e altri miliardi di specie costituiscono l’ambiente circostante -senza muri- che permette la nostra vita umana”.

Perché il Coronavirus ha fatto saltare le frontiere?

“Il nostro pianeta dal punto di vista biologico e naturalistico le frontiere non le ha mai avute. Gli elementi chimico-fisici necessari per la vita, come l’acqua, l’aria, i nutrienti della vita come il carbonio e l’azoto, sono intrinsecamente inseparabili dall’unico sistema planetario al quale appartengono e non hanno mai avuto nazionalità o caratteristiche continentali separate. Non esiste dunque aria o acqua cinese e aria ed acqua europea, sono tutte continuamente comunicanti. Ancor più evidente l’inseparabilità biologica degli esseri viventi, compresa la specie umana.

Sulla terra vivono -oltre alla specie umana- altre 14.000.000 specie di organismi viventi. La comunità scientifica, biologi, naturalisti, medici e climatologi è unanime nel dimostrare con prove abbondanti che la vita è in realtà una rete universale di relazioni di convivenza, a volte parassitaria, tra triliardi di organismi viventi.

Da centinaia di milioni di anni, qui sulla terra, nessuno di loro è un’isola o un territorio limitato da frontiere: se si prova a isolarne uno qualunque, che sia un batterio o un elefante, esso non può sopravvivere. In mezzo a questa incommensurabile e diversissima comunità di viventi ci sono anche i virus.

Essi sono una struttura di RNA priva di cellule che si replica solo all’interno delle cellule viventi di un altro organismo. I virus possono infettare tutti i tipi di forme di vita, dagli animali alle piante, ai microrganismi, compresi i batteri. I virus viaggiano senza passaporto dentro i corpi umani. Non si fermeranno mai a una frontiera a meno che non si fermi del tutto ogni forma di mobilità umana transfrontaliera, ipotesi ovviamente inconcepibile, se non vogliamo tornare all’età della pietra”.

Perché il Coronavirus ha creato preoccupazione?

“Molta gente pensa che il SARS-CoV-2 abbia creato forte preoccupazione e addirittura panico per la sua forte contagiosità o per la sua mortalità. E ci sono anche altri fatti oggettivi. Per esempio dobbiamo ammettere che ha creato preoccupazione la natura sconosciuta del nuovo virus e il numero di casi che richiedono terapia intensiva in ospedale. Se il numero dei contagiati crescesse in poco tempo come in altre infezioni respiratorie, il numero delle vittime che necessitano terapia intensiva negli ospedali potrebbe superare il numero dei posti disponibili.

La scarsa disponibilità di letti attrezzati si deve alle politiche di salute pubblica degli ultimi anni. Secondo il rapporto della Fondazione Gimbe del settembre 2019, il finanziamento pubblico alla salute in Italia è stato decurtato di oltre € 37.000.000.000 in 10 anni, di cui circa € 25.000.000 nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre € 12.000.000.000 nel 2015-2019”.

Come sconfiggere l’allarmismo?

“Per sconfiggere l’allarmismo ci vorrebbe molta più diffusione dell’educazione civica e sui temi della salute pubblica. Ma esse richiedono decine di anni di profonde riforme dell’educazione. Nell’immediato basterebbe fidarsi delle raccomandazioni delle autorità e metterle in pratica”.

Quali sono i suoi consigli per superare il temporaneo ‘isolamento’?

“Parafrasando i suggerimenti del grande pacifista nonviolento Alexander Langer, invece del ‘citius, altius, fortius’, quintessenza della nostra civiltà e della sua intrinseca competizione a volte violenta, che ci ha abituato ad essere più veloci, arrivare più in alto e essere più forti, con più giornate passate a casa sperimentiamo il contrario: il ‘lentius, profundius, soavius’; possiamo capovolgere le priorità della nostra vita diventando più lenti invece che più veloci, più in profondità, invece che più in alto e più dolci e soavi invece che più forti”.

(Intervista pubblicata su Aci Stampa)

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