Partriarca Moraglia: senza domenica non possiamo vivere

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Si è rinnovata anche domenica 1 marzo 2020, a mezzogiorno, il suonare a distesa delle campane dalle chiese e dai campanili della diocesi di Venezia come segno pubblico e ‘grido di speranza’ dell’intera comunità cristiana in un momento di particolare emergenza e di vita sociale (ed ecclesiale) così fortemente condizionata per il coronavirus, ancora in assenza della possibilità di celebrazioni liturgiche pubbliche.

E nella lettera di inizio Quaresima il patriarca di Venezia ha sottolineato quello che i cristiani di Abitene sottolineavano a chi chiedeva il rinnegamento della loro fede: “Sine dominico non possumus – Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore. Ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli il non poter celebrare insieme (per un atto di responsabilità civica e di attenzione alle esigenze della collettività e del bene comune, secondo le disposizioni al momento vigenti e finché non interverranno nuove indicazioni) la Santa Messa in questa prima domenica di Quaresima, nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi effettuati in dialogo con le pubbliche autorità anche nazionali.

Le odierne circostanze ci costringono a sperimentare che cosa vuol dire per la Chiesa essere privata del suo bene e atto supremo: l’incontro con Gesù, nostro Signore, unico Salvatore, il Crocifisso Risorto, il Vivente che è realmente presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, lievito di carità fraterna per le nostre vite”.

Nella lettera il patriarca Moraglia ha evidenziato la necessità a confermare nella fede tutti i fedeli: “Con questo messaggio desidero innanzitutto confermare nella fede tutti i fedeli della nostra amata Chiesa che è in Venezia, invitando a vivere con più speranza e carità questo singolare (e del tutto inusuale) ‘giorno del Signore’ che ci è dato di vivere senza la celebrazione comune dell’Eucaristia. Questo forzato ed imprevisto digiuno ci faccia apprezzare la grandezza del dono eucaristico che oggi non possiamo celebrare, ricevere e gustare pienamente”.

Quindi ha offerto alcune indicazioni per vivere bene questa particolare domenica, quali i momenti di raccoglimento e di preghiera, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, i gesti semplici e concreti di carità a favore dei poveri e dei sofferenti:

“Il suono delle campane che dalle nostre chiese e dai nostri campanili si propagherà oggi nelle nostre terre vuol essere un grande grido di speranza e un segno pubblico, umile e forte, della nostra volontà d’essere, nonostante tutto, fedeli al Signore e perciò pronti a riprendere il cammino, come cittadini e credenti, così da affrontare il futuro con ritrovata fiducia senza cedere a paura o allarmismi e stringendoci gli uni agli altri”.

Infine ha chiesto l’intercessione della Madre di Dio: “Il messaggio del Patriarca si conclude poi così: “Come Vescovo sono oggi più che mai particolarmente vicino ai nostri carissimi sacerdoti e diaconi, alle persone consacrate e a tutti Voi carissimi fedeli laici della nostra Chiesa.

Attraverso l’intercessione materna di Maria innalzo un’accorata preghiera per i malati, per i loro familiari e per tutti coloro che sono impegnati sul fronte amministrativo e sanitario, in particolare i medici e gli infermieri. Vi benedico tutti di cuore nel nome del Signore Gesù Cristo, il Risorto, Colui che è, che era e che viene!”.

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