Mattarella al Sermig: qui si lavora per la pace

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‘L’emozione abita sempre all’Arsenale’: ha detto Ernesto Olivero durante la cerimonia per il 55° anniversario della fondazione del Sermig alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la presentazione del bilancio, che testimonia la vastità del bene che i quattro Arsenali e i suoi abitanti hanno contribuito a diffondere a partire da Torino, Madaba, San Paolo e Pecetto Torinese.

Un ‘condominio’ di 142.000 metri quadri diffuso su tre continenti, che ha prodotto 8.850 tonnellate di aiuti umanitari in tutto il pianeta, 3.680 interventi e progetti di sviluppo in 155 nazioni, 16.700.000 notti di ospitalità, 26.800.000 pasti, 476.000 visite mediche. Dietro ai numeri impressionanti ‘ci sono le vite delle persone, un metodo, una disciplina, una passione’, come ha ricordato Olivero.

I principi guida di questo modello economico alternativo, sono il pianificato che accoglie l’imprevisto, il donato che diventa restituito, l’abolizione dello spreco, il desiderio di riparare anziché scartare e la trasparenza dei bilanci. Come ha  puntualizzato il presidente della Repubblica la pace non è raggiunta una volta per tutte, ma va consolidata e difesa: “Ed è quello che qui avviene. Qui si lavora per la pace. Questo impegno attivo per la pace è quello che la garantisce”.

Nel discorso il presidente Mattarella ha sottolineato che la sua venuta era per vedere le ‘ultime’ novità del Sermig: “L’ l’arsenale è un luogo in cui si opera inizialmente per navi da guerra, poi è diventato anche per armamenti, in cui si lavora per costruire strumenti di guerra, navi o armi.

Il significato del SERMIG non è soltanto quello di aver trasformato, come sovente abbiamo detto in tanti, un luogo di guerra in un luogo di pace, ma è molto di più. Perché arsenale è un nome che evoca lavoro che si spiega per uno scopo, e qui si lavora per la pace”.

Il presidente dell Repubblica ha detto che la pace necessita di un lavoro continuo: “Perché la pace non è raggiunta una volta per tutte, non è soltanto, come tutti sappiamo bene, l’assenza di guerra. La pace va consolidata, sviluppata, difesa, va costantemente aggiornata e (ripeto) consolidata. E questo richiede lavoro, richiede opere di pace per consolidarla.

Ed è ciò che qui avviene, che ho visto avvenire all’eremo, che ho visto avvenire a Madaba, in Giordania, che so che avviene in Brasile, a San Paolo. Ma questa opera attiva, questo impegno attivo, concreto, costante per la pace è quello che la garantisce e può difendere da tanti pericoli che emergono di continuo, particolarmente in questo periodo”.

Ha quindi sottolineato che la pace è contagiosa, riferendosi alle parole di Olivero: “Ma anche la pace è contagiosa, anche la bontà è contagiosa. E metterla in pratica, chiamando altri a praticarla, moltiplicando e diffondendo questo impegno, è fortemente contagioso e importante…

Ecco, questo è quello che avviene qui al SERMIG, che avviene in Giordania, in Brasile: quello di incontrarsi con le persone, di aprirsi all’incontro con gli altri, di far uscire, emergere quel che c’è di potenzialmente buono in tutti e di procedere insieme in quella direzione. Questo è quello che è stato svolto e che si svolge qui, ed è questo il vero contributo alla pace, che spinge anche istituzioni, realtà politiche, realtà economiche”.

Infine ha ringraziato Olivero e tutti i collaboratori (tra cui soprattutto la moglie Maria, deceduta nello scorso maggio): “Ma vorrei dire, a nome di tutti, un grande ‘grazie’ a Ernesto. Quello che Ernesto e Maria hanno avviato qui, tanti anni fa, e che si è sviluppato con dimensioni di carattere economicamente rilevabili, imprevedibili allora, inimmaginabili, e che per tanta parte ancora, per me permangono inspiegabili, è non soltanto una grande opera in sé, ma è una semina che si diffonde in maniera importante, non soltanto per quello che è sorto in Giordania e in Brasile, ma per l’esempio che si diffonde e si trasmette nella nostra società, nel nostro Paese”.

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