Quando la croce non era una offesa

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Qualcuno la chiama ” Vexillum regis”, altri la conoscono come la Croce di Giustino II, nella immaginetta con una preghiera scritta appositamente dal cardinale Angelo Comastri c’è scritto: ” Crux vaticana”. E’ una preziosissima croce del V secolo, un dono dell’ imperatore di Bisanzio al papa, un reliquiario che custodisce un frammento della “vera croce” di Cristo ritrovata da Sant’ Elena. Insomma un simbolo e un pezzo di storia del senso stesso della Croce come identità dei cristiani.

Custodita in Vaticano dal Capitolo di san Pietro, rubata e riscattata varia volte fino al Sacco di Roma, restaurata e ripulita, descritta e adorata la Crux Vaticana ora torna a splendere nella sua bellezza originale. Argento dorato, perle, smeraldi, zaffiri gemme di valore e di significato che incorniciano una frase: la dedica alla città di Roma della croce. “Oggi la croce sembra far difficolta’ e urtare la sensibilita’ di qualcuno che entra in contatto con la nostra storia”, ma la polemica sul crocifisso innescata dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo “non ci offende piu’ di tanto, ma ci stimola a essere seminatori della Buona Notizia inchiodata sulla Croce di Cristo”.

Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Citta’ del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro ha presentato ocn queste parole il laborioso restauro dell’ oggetto sacro. Un “segno che l’Oriente e l’Occidente si riconoscono unanimi nel segno della croce”. Da allora, la croce “ha percorso le strade dell’Europa e del mondo, annunciando che Dio e’ amore” e diventando “segno della diffusione del cristianesimo”. La croce “occupa pacificamente i crocicchi delle strade, ricorda gli eventi significativi della nostra storia, e’ fissata alle pareti delle nostre case e sulle tombe dei nostri cari, segna l’identita’ di tante nazioni, alcune delle quali hanno il simbolo della croce nella loro bandiera, ispira il simbolo della solidarieta’ laica (croce rossa) e opere di carita’ in tutto il mondo”.

Di fatto “la croce – ha sottolineato il cardinale Comastri – e’ impastata con la nostra storia. Un anno e mezzo di lavoro, otto mesi solo per attendere l’arrivo dall’Australia di 12 perle del diametro di 14 millimetri, che incorniciano la capsella in cui e’ custodita la reliquia della Croce, sostituite in epoca 800esca da manufatti di rame dorato. La pulitura e’ stata effettuata mantenendo la doratura originale. Quando questa croce fu donata, fra il 565 e il 578, Roma andava saldamente definendo la sua nuova configurazione cristiana sulle spoglie della metropoli imperiale. I principali templi della fede cristiana avevano già trovato nell’urbe la loro posizione ed erano stati riccamente dotati di corredi e di rivestimenti parietali. Roma stava diventando a tutti gli effetti il centro della cristianità. Anche attraverso la committenza imperiale che chiedeva agli artisti del tempo di creare opere per la Chiesa la quale decideva su forme e contenuti. La Crux vaticana sarà esposta fino al 12 aprile nel Tesoro della Sagrestia di San Pietro, il museo che custodisce arredi ed oggetti, doni antichi e modernissimi ai papi, fino ad alcune casule ricamate donate a Giovanni Paolo II.

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