Nuovo arcivescovo a Colonia. E Francesco fa una scelta sulla scia di Benedetto

Condividi su...

Saranno rimasti delusi in Germania i media che avevano spinto per un “candidato più liberale” del Cardinal Joaquim Meisner alla guida della diocesi di Colonia. Perché dopo le dimissioni per raggiunti limiti di età dell’anziano cardinale che aveva amministrato l’arcidiocesi di Colonia dal 1988, la campagna era tutta lì. D’altronde la Chiesa di Germania è molto più orientata verso una agenda progressista, spinta anche da una corrente capeggiata da “Noi Siamo Chiesa” molto presente e influente nei ranghi di quella Chiesa. Ma non rappresenta niente di tutto questo il Cardinal Rainer Maria Woelki, designato per succedere al Cardinal Meisner.

Prima di tutto perché Woelki di Meisner è stato segretario, e Meisner di Woelki è stato il grande sponsor. Fu Meisner a spingere per la nomina a vescovo ausiliare di Woelki nel 2003. Fu ancora suo uno dei pareri decisivi che fecero spiccare al giovane Woelki nel 2011 il volo verso il cardinalato, quando gli fu affidata l’arcidiocesi di Berlino facendo un percorso inverso a quello del suo mentore, che da Berlino era arrivato a Colonia. Ora, tornando da Berlino a Colonia, la linea della continuità tra Woelki a Meisner è compiuta.

Ma c’è anche una linea di continuità con Papa Francesco. Di certo, in Vaticano è stato apprezzato lo stile di vita frugale del più giovane dei cardinali, da sempre negli avamposti della diocesi che amministrava per incontrare persone e stare loro vicino. Un documentario di Deutsche Welle inglese, ripreso dal Religion News Service, racconta la vita semplice di un vescovo che cerca di tenere sempre a mente le sue umili origini, che si fa la sua biancheria e si prepara la colazione.

E questo suo attivismo anche sul sociale, questa sua vicinanza alle persone ha certo raddrizzato un rapporto che sembrava difficile a Berlino. Arrivato in una delle città più secolarizzate di Germania, dove i cattolici erano una minoranza (circa 400 mila persone su una popolazione di 3,5 milioni di persone generalmente indifferenti o persino ostili alla religione), è stato subito accusato dalla stampa progressista di essere un vescovo dal pensiero arretrato, omofobo e dunque non adatto al posto di arcivescovo di una città con sindaco gay dichiarato e governo di coalizione rosso-rosso.

In quell’occasione, Woelki convocò una conferenza stampa e respinse le accuse di omofobia. “Sono semplicemente cattolico”, disse. E poi aggiunse che “la Chiesa non è una istituzione morale che va a puntare il dito contro le persone. Per me, la Chiesa è una comunità di persone di cercatori e credenti e la Chiesa punta piuttosto ad aiutare le persone a trovare la loro felicità in vita”.

È l’appello alla misericordia di Papa Francesco, è l’appello per una Chiesa non moralista che lo stesso Benedetto XVI fece in uno storico discorso a braccio ai vescovi della Svizzera nel 2006.

E così, è quella linea portata avanti da Benedetto XVI a continuare nella Chiesa di Germania. Quando il Papa tedesco si recò nella sua terra nel 2011, elogiò le provvidenziali ondate di secolarizzazione che hanno portato ad una Chiesa più spirituale. Di fronte a una Chiesa ricca perché la tassa sulla religione è altissima, sottolineò come l’attività sociale non era tutto, se poi era svuotata dall’annuncio del Vangelo. Andò a parlare di Dio, dando una direzione ad una Chiesa tedesca che si andava orientando sull’agenda progressista.

La stessa agenda progressista che nei Paesi di lingua tedesca aveva messo in luce la novità di Papa Francesco, e aveva cominciato anche a fare pressioni sui media. Il Cardinal Walter Kasper era ad esempio tra i vescovi del Reno che avevano proposto una “apertura” alla comunione per i divorziati risposati. E sempre dalla Chiesa in Germania sono venute le pressioni sul prossimo sinodo dei vescovi con la famiglia, messe in luce anche con la pubblicazione del questionario.

Queste pressioni speravano almeno portassero alla nomina di vescovi più compiacenti sulla dottrina. Ma il Cardinal Woelki non è niente di tutto questo. Anzi. Porterà avanti quella linea di cristianesimo integrale voluta da Giovanni Paolo II e portata avanti da Benedetto XVI.

E che ci fossero resistenze alla linea di Giovanni Paolo II è dimostrato che il processo che portò alla nomina del Cardinal Meisner a Colonia durò 14 mesi. Colonia è infatti una delle 13 diocesi di Germania in cui l’elezione del vescovo arriva dopo la designazione di una terna da parte di un capitolo diocesano. Prima il capitolo fa una lista di possibili candidati, e la spedisce a Roma attraverso il nunzio, che acclude le sue ricerche e osservazioni. Poi Roma manda una terna, che deve essere votata dal capitolo. Quando fu eletto Meisner, c’era un procedimento complicato, ci voleva una maggioranza assoluta, non si raggiunse per diverso tempo. La riforma della scelta dell’arcivescovo prevede una procedura più snella: se alla terza votazione non c’è una maggioranza assoluta su un nome della terna, si va al ballottaggio (se sono tutti a pari merito passano i più anziani); e se alla quarta nessuno raggiunge la maggioranza assoluta, si va a maggioranza semplice.

Detto questo, la scelta di Woelki era comunque considerata molto probabile. Nato proprio a Colonia nel 1956, Woelki è stato anche apprezzato nel corso degli anni per il suo lavoro sulle vocazioni, oltre che nel campo di scienza e fede. Va a guidare la più grande diocesi di Germania per numero di fedeli (circa 2 milioni) che copre una parte significativa del’area industriale della Ruhr e comprende le grandi città di Colonia, Bonn e Duesseldorf.

Ma l’importanza di Colonia è anche storica. Si tratta della seconda più antica diocesi di Germania (solo quella di Trier è più vecchia), dato che fu eretta nel 200. E in quel tempo dominava la parte Ovest della Germania odierna ma prendeva anche territori di altre nazioni. Le diocesi di Roermond (Olanda), Magdeburgo, Aachen e Essen (Germania) e parte della diocesi di Liegi (Belgio) sono state tutte un tempo parte del territorio dell’arcidiocesi di Colonia.

I cui arcivescovi erano uomini potenti, in quella Germania in cui erano allo stesso tempo leader spirituali e temporali, dato che erano tra gli elettori del Sacro Romano Impero. E oggi, anche se non è la sede primaziale di Germania, Colonia resta comunque una diocesi molto importante. Passa anche da lì, e dalla nomina di Woelki, il rinnovamento della turbolenta Chiesa di Germania.

151.11.48.50