Il papa prega per tutti i nonni

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Nonni e anziani nel pensiero del papa oggi a Les Combes per l’ angelus domenicale. Tanti i fedeli, giunti da diverse regioni italiane e da altri Paesi a salutare Benedetto XVI nella casa salesiana di Les Combes, prima della sua partenza prevista mercoledì prossimo, dopo due settimane di riposo, “tra le belle montagna della Valle d’Aosta”. “Giornate segnate da vera distensione, malgrado il piccolo infortunio”, ha sottolineato il Papa ringraziando con affetto coloro che sono stati accanto a lui “con discrezione e grande dedizione”. Venerdì era previsto anche un saluto agli anziani di Aosta, ma il cattivo tempo ha ridotto il tutto ad un saluto dal finestrino dell’ auto. Oggi nella festa dei santi Gioacchino ed Anna invece il papa ha commentato il ruolo degli anziani “che nella famiglia sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita”.

Ed ha aggiunto: “Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita. Affido alla protezione di sant’Anna e san Gioacchino tutti i nonni del mondo, indirizzando ad essi una speciale benedizione”. Non solo i nonni ma gli anziani tutti, nei saluti finali del Papa “specialmente quelli – ha voluto ricordare – che potrebbero trovarsi più soli e in difficoltà.” Poi una raccomandazione rivolto ai pellegrini nelle varie lingue, “a ritirarsi in silenzio per pregare” in questo periodo e “a non dimenticare Dio durante le vacanze”, perché siano “un periodo di grande gioia passato insieme alle famiglie e di profondo rinnovamento spirituale”, e “che in ogni famiglia regni lo spirito d’amore e di fedeltà”, che unì Gioacchino ed Anna. Commovente la presenza tra i fedeli di una ragazza di Torino in coma da 18 anni e di diversi bambini malati, che il Papa ha potuto benedire. 

 Nella riflessione prima della preghiera il papa si era soffermato sulla pagina evangelica di Giovanni, laddove racconta di Gesù che diede da mangiare a migliaia di persone con solo cinque pani e cinque pesci, traendo spunto per una riflessione sulla missione sacerdotale: “In questo Anno Sacerdotale, come non ricordare che specialmente noi sacerdoti possiamo rispecchiarci in questo testo giovanneo, immedesimandoci negli Apostoli, là dove dicono: Dove potremo trovare il pane per tutta questa gente? E leggendo di quell’anonimo ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, anche a noi viene spontaneo dire: Ma che cos’è questo per una tale moltitudine? In altre parole: che sono io? Come posso, con i miei limiti, aiutare Gesù nella sua missione? E la risposta la dà il Signore: proprio mettendo nelle sue mani “sante e venerabili” il poco che essi sono, i sacerdoti diventano strumenti di salvezza per tanti, per tutti!” Poi il saluto finale in dialetto patois: “Cher Valdôtains, ze si fran content d’itre inquie avui vo. Preiode pe me e pe totta l’Eglieise. A cieutte ze suetto on bon izoten!” (Cari Valdostani, sono proprio contento di essere qui con voi. Pregate per me e per tutta la Chiesa. A tutti auguro una buona estate!)

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