Papa Francesco in Palestina chiede “un esodo verso la pace”

Condividi su...

Un “esodo verso la pace”. Nella Palestina che ha visto negli anni un esodo incessante di cristiani (erano il 20 per cento della popolazione palestinese all’epoca della creazione dello Stato di Israele, ora sono circa il 2 per cento), il Papa indica la strada verso un nuovo esodo. Un esodo “felice”, da intraprendere con “quel coraggio e quella fermezza necessari per ogni esodo”. E chiede di “aere il coraggio della generosità e della creatività” al servizio del bene della pace.

Papa Francesco arriva nello Stato di Palestina direttamente in elicottero da Amman, senza passare sul territorio di Israele, arrivando dopo un volo di pochi minuti ad atterrare nei pressi del Palazzo Presidenziale, dove il Papa viene accolto dal presidente Mahmoud Abbas. È la prima volta per un Papa, e secondo il sito terrasanta.net si tratta “di un gesto diplomatico che suona come un invito alla comunità internazionale, perché presti attenzione alla situazione della Palestina”.

Con Mahmoud Abbas, il Papa si ritira in colloquio privato, che dura circa venti minuti. Poi, i due si presentano insieme. Nel suo discorso, Abu Mazen – secondo una traduzione televisiva – attacca Israele per la violazione delle leggi internazionali, sottolinea che l’unica via d’uscita per il Paese è la convivenza, chiede di fare di Gerusalemme una città aperta perché sarà sempre la “capitale delle tre religioni”.

Il Papa ha incontrato il presidente Mahmoud Abbas in Vaticano lo scorso 17 ottobre, e in quell’occasione gli ha regalato una penna che riproduce una colonna del baldacchino di San Pietro. Ricevendola, Mahmoud Abbas aveva commentato: “Spero di firmare con questa penna l’accordo di pace con Israele”. “Presto, presto”, aveva risposto il Papa.

Che è il primo Papa ha fare visita in una entità geo-politica chiamata “Stato della Palestina”. Giovanni Paolo II nel 2000 e Benedetto XVI nel 2009, infatti, visitarono ciò che allora erano noti come “Territori Autonomi Palestinesi”. Nel 1964 Paolo VI non visitò nessuna località palestinese e allora non c’era differenza tra Giordania e Territori. Gaza, infatti, era sotto l’amministrazione egiziana.

È una risoluzione dell’Assemblea generale ONU (67/19), del 29 novembre 2012, accettò la dicitura “Stato della Palestina”, consentendo l’ingresso dello stesso in qualità di Osservatore. Una risoluzione che la Santa Sede aveva accolto con soddisfazione, sperando che questa rappresentasse un passo avanti nella soluzione dei “due Stati”, da sempre appoggiata dalla Santa Sede.

E di una soluzione a “due Stati” (“in confini internazionalmente riconosciuti”) parla anche Papa  Papa Francesco nel suo breve discorso. Davanti ai rappresentanti dell’autorità palestinese, il Papa ricorda che “il Medio Oriente da decenni vive le drammatiche conseguenze del protrarsi di un conflitto che ha prodotto tante ferite difficili da rimarginare e, anche quando fortunatamente non divampa la violenza, l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti producono insicurezza, diritti negati, isolamento ed esodo di intere comunità, divisioni, carenze e sofferenze di ogni tipo”.

“E’ ora di porre fine a questa situazione, che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti”, dice con forza Papa Francesco. Il quale poi chiede: “Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza”.

Parole che cadono in un momento particolare dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Perché nemmeno due settimane fa il movimento guidato da Mahmoud Abbas, al Fatah, ha firmato una pace con il movimento di Hamas, classificato come terrorista dalle diplomazie internazionali, un accordo che prevede la formazione di un governo ad interim che ha fatto andare su tutte le furie lo Stato di Israele.

Dall’altra parte, i palestinesi lamentano le misure israeliane soprattutto a Gerusalemme, che “mirano a modificare l’assetto geografico e demografico della città”, aveva attaccato negli scorsi giorni Aysa Qasisieh, ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede, il quale aveva detto che proprio queste misure sarebbero state al centro dell’incontro tra il Papa e Mahmoud Abbas.

E forse si riferisce anche a queste situazioni, Papa Francesco, quando auspica “vivamente che a tal fine si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza.”

Perché – dice il Papa – “la pace porterà con sé innumerevoli benefici per i popoli di questa regione e per il mondo intero. Occorre dunque incamminarsi risolutamente verso di essa, anche rinunciando ognuno a qualche cosa.”

Francesco incoraggia a portare avanti i negoziati, affinché “la pace nella sicurezza e la mutua fiducia” diventino “il quadro di riferimento stabile per affrontare e risolvere gli altri problemi e offrire così un’occasione di equilibrato sviluppo, tale da diventare modello per altre aree di crisi”.

La preoccupazione del Papa è ovviamente per la comunità cattolica, e non può che apprezzare gli sforzi per un accordo che riguarda diversi aspetti della vita della Comunità cattolica del Paese, con speciale attenzione alla libertà religiosa.

“Il rispetto di questo fondamentale diritto umano – commenta il Papa – è, infatti, una delle condizioni irrinunciabili della pace, della fratellanza e dell’armonia; dice al mondo che è doveroso e possibile trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti; testimonia che le cose che abbiamo in comune sono così tante e importanti che è possibile individuare una via di convivenza serena, ordinata e pacifica, nell’accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico Dio”.

Papa Francesco è consapevole che i cristiani sono una minoranza molto attiva sul territorio, e fa riferimento “all’attiva comunità cristiana, che offre il suo significativo contributo al bene comune della società e che partecipa alle gioie e sofferenze di tutto il popolo. I cristiani intendono continuare a svolgere questo loro ruolo come cittadini a pieno diritto, insieme con gli altri concittadini considerati come fratelli.”

Conclude il Papa: “Dio onnipotente vi benedica, vi protegga e vi conceda la saggezza e la forza necessarie a portare avanti il coraggioso cammino della pace, in modo che le spade si trasformino in aratri e questa Terra possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia.Salam!”

Dopo l’incontro, Papa Francesco va nella piazza della Mangiatoia, dove celebrerà la Messa del Natale, come fanno sempre i pellegrini che arrivano nella città dove è nato Gesù.

Free Webcam Girls
151.11.48.50