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Papa Francesco: i santi hanno servito Dio

“La testimonianza di san Giuseppe Allamano ci ricorda la necessaria attenzione verso le popolazioni più fragili e più vulnerabili. Penso in particolare al popolo Yanomami, nella foresta amazzonica brasiliana, tra i cui membri è avvenuto proprio il miracolo legato alla canonizzazione odierna. Faccio appello alle autorità politiche e civili, affinché assicurino la protezione di questi popoli e dei loro diritti fondamentali e contro ogni forma di sfruttamento della loro dignità e dei loro territori”: al termine della recita dell’Angelus per la canonizzazione dei santi papa Francesco ha invitato le autorità civili alla protezione dei popoli più fragili come ha operato san Giuseppe Allamano”.

Ed ha ricordato il tema della Giornata Missionaria: “Oggi celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale, il cui tema (‘Andate e invitate al banchetto tutti’) ci ricorda che l’annuncio missionario è portare a tutti l’invito all’incontro festoso con il Signore, che ci ama e che ci vuole partecipi della sua gioia sponsale… Sosteniamo, con la nostra preghiera e con il nostro aiuto, tutti i missionari che, spesso con grande sacrificio, portano l’annuncio luminoso del Vangelo in ogni parte della terra”.

Nella celebrazione eucaristica papa Francesco ha proclamato santi Manuel Ruiz Lopez e Sette Compagni; Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki; Giuseppe Allamano; Marie-Leonie Paradis ed Elena Guerra e nell’omelia ha sottolineato che Gesù ‘ci aiuta a fare discernimento’, attraverso specifiche domande: “Attraverso queste domande, Gesù fa emergere il legame e le attese che i discepoli hanno verso di lui, con le luci e le ombre tipiche di ogni relazione.

Infatti, Giacomo e Giovanni, sono legati a Gesù ma hanno delle pretese. Essi esprimono il desiderio di stare vicino a Lui, ma solo per occupare un posto d’onore, per rivestire un ruolo importante, per ‘sedere, nella sua gloria, alla destra e alla sinistra’. Evidentemente pensano a Gesù come Messia, un Messia vittorioso, glorioso e da Lui si aspettano che condivida la sua gloria con loro. Vedono in Gesù il Messia, ma lo immaginano secondo la logica del potere”.

Le domande di Gesù è un invito alla conversione: “Poi, con la seconda domanda, Gesù smentisce questa immagine di Messia e in questo modo li aiuta a cambiare sguardo, cioè a convertirsi: ‘Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?’ In questo modo, svela a loro che Egli non è il Messia che essi pensano; è il Dio dell’amore, che si abbassa per raggiungere chi è in basso; che si fa debole per rialzare i deboli, che opera per la pace e non per la guerra, che è venuto per servire e non per essere servito. Il calice che il Signore berrà è l’offerta della sua vita, è la sua vita donata a noi per amore, fino alla morte e alla morte di croce”.

E’ un modo differente di guardare la realtà: “Ed, allora, alla sua destra e alla sua sinistra staranno due ladroni, appesi come Lui alla croce e non accomodati nei posti di potere; due ladroni inchiodati con Cristo nel dolore e non seduti nella gloria. Il re crocifisso, il giusto condannato si fa schiavo di tutti: costui è davvero il Figlio di Dio!  Vince non chi domina, ma chi serve per amore”.

In questo modo Gesù mette a nudo la voglia di potenza di ciascuno: “Fratelli e sorelle, Gesù svela pensieri, svela desideri e proiezioni del nostro cuore, smascherando talvolta le nostre attese di gloria, di dominio, di potere, di vanità. Egli ci aiuta a pensare non più secondo i criteri del mondo, ma secondo lo stile di Dio, che si fa ultimo perché gli ultimi vengano rialzati e diventino i primi. E queste domande di Gesù, con il suo insegnamento sul servizio, spesso sono incomprensibili, incomprensibili per noi come lo erano per i discepoli”.

Con tali domande Gesù manifesta lo stile di Dio: “Ma seguendo Lui, camminando alla Sua sequela e accogliendo il dono del Suo amore che trasforma il nostro modo di pensare, possiamo anche noi imparare lo stile di Dio: lo stile di Dio, il servizio. Non dimentichiamo le tre parole che fanno vedere lo stile di Dio per servire: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio si fa vicino per servire; si fa compassionevole per servire; si fa tenero per servire. Vicinanza, compassione e tenerezza”.

E lo stile di Dio si manifesta nel servizio: “Il servizio è lo stile di vita cristiano. Non riguarda un elenco di cose da fare, quasi che, una volta fatte, possiamo ritenere finito il nostro turno; chi serve con amore non dice: ‘adesso toccherà qualcun altro’. Questo è un pensiero da impiegati, non da testimoni. Il servizio nasce dall’amore e l’amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. L’amore non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall’amore e nell’amore”.

Tale servizio è stato vissuto dai nuovi santi: “Lungo la storia tormentata dell’umanità, essi sono stati servi fedeli, uomini e donne che hanno servito nel martirio e nella gioia, come fra Manuel Ruiz Lopez e i suoi compagni. Sono sacerdoti e consacrate ferventi, e ferventi di passione missionaria, come don Giuseppe Allamano, suor Paradis Marie Leonie e suor Elena Guerra.

Questi nuovi santi hanno vissuto lo stile di Gesù: il servizio. La fede e l’apostolato che hanno portato avanti non ha alimentato in loro desideri mondani e smanie di potere ma, al contrario, essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco alle Acli per essere una voce di pace

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza speciale le Acli in occasione dei festeggiamenti per l’80° anniversario delle Acli, “un traguardo significativo per l’Associazione che, dalla sua fondazione, si impegna per promuovere i valori del lavoro, della solidarietà e della giustizia sociale”, alla presenza di 6000 aclisti presenti in Vaticano provenienti da tutta Italia, oltre ai rappresentanti delle Acli dall’estero.

Durante l’incontro le Acli hanno portato al papa la statua di san Giuseppe Lavoratore che papa Pio XII benedisse nel 1955: “E’ una storia lunga e ricca, che testimonia il vostro impegno e la vostra dedizione nel servizio alla comunità. Avendo ottant’anni siete un po’ più giovani di me, ma il vostro percorso è molto significativo; e questo anniversario è una buona occasione per rileggere la vostra storia, con le sue gioie e i momenti difficili, e per esprimere gratitudine.

Ringrazio con voi il Signore che vi ha accompagnato e sostenuto lungo questo cammino, anche ispirando tante persone che, attraverso le ACLI, hanno dedicato la loro vita al servizio dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, degli stranieri e di tanti che si trovano in situazioni di bisogno. Le ACLI sono un luogo dove è possibile incontrare dei ‘santi della porta accanto’, che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma a volte cambiano concretamente le cose, in bene!”

Le Acli sono un patrimonio, perché ha uno stile popolare: “Si tratta non solo di essere vicini alla gente, ma di essere e sentirsi parte del popolo. Significa vivere e condividere le gioie e le sfide quotidiane della comunità, imparando dai valori e dalla saggezza della gente semplice. Uno stile popolare implica riconoscere che i grandi progetti sociali e le trasformazioni durature nascono dal basso, dall’impegno condiviso e dai sogni collettivi.

Ma la vera essenza del popolo risiede nella solidarietà e nel senso di appartenenza. Nel contesto di una società frammentata e di una cultura individualista, abbiamo un grande bisogno di luoghi in cui le persone possano sperimentare questo senso di appartenenza creativo e dinamico, che aiuta a passare dall’io al noi, a elaborare insieme progetti di bene comune e a trovare le vie e i modi per realizzarli”.

Inoltre il suo stile è sinodale: “Lavorare insieme, collaborare per il bene comune è fondamentale. Questo stile sinodale è testimoniato dalla presenza di persone che appartengono a diversi orizzonti culturali, sociali, politici e anche ecclesiali, e che oggi sono qui con voi… E’ bello questo: voi siete pluriformi e inquieti, e questo è una cosa bella. E’ bello questo: la varietà e l’inquietudine (in senso positivo), che vi aiuta a camminare insieme tra voi e anche a mescolarvi con le altre forze della società, facendo rete e promuovendo progetti condivisi. Vi chiedo di farlo sempre più e di avere attenzione verso quelli che nella società sono deboli, perché nessuno sia lasciato indietro”.

Le Acli inoltre evidenziano uno stile di pace: “In un mondo insanguinato da tante guerre, so di condividere con voi l’impegno e la preghiera per la pace. Per questo vi dico: le ACLI siano voce di una cultura della pace, uno spazio in cui affermare che la guerra non è mai ‘inevitabile’ mentre la pace è sempre possibile; e che questo vale sia nei rapporti tra gli Stati, sia nella vita delle famiglie, delle comunità e nei luoghi di lavoro”.

E’ un invito a costruire la pace: “Costruisce la pace chi sa prendere posizione con chiarezza, ma al tempo stesso si sforza di costruire ponti, di ascoltare e comprendere le diverse parti in causa, promuovendo il dialogo e la riconciliazione. Intercedere per la pace è qualcosa che va ben oltre il semplice compromesso politico, perché richiede di mettersi in gioco e assumere un rischio. Il nostro mondo, lo sappiamo, è segnato da conflitti e divisioni, e la vostra testimonianza di operatori di pace, di intercessori per la pace, è quanto mai necessaria e preziosa”.

Tutte queste caratteristiche confluiscono nello stile cristiano: “Assumere uno stile cristiano, allora, vuol dire non soltanto prevedere che nei nostri incontri ci sia un momento di preghiera: questo va bene, ma dobbiamo fare di più; assumere uno stile cristiano vuol dire crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo… E’ il sogno di San Francesco di Assisi e di tanti altri santi, di tanti cristiani, di tanti credenti di ogni fede. Fratelli e sorelle, sia anche il vostro sogno!”

All’inizio dell’udienza il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha ringraziato il papa, ribadendo la fedeltà dell’associazione al magistero della Chiesa: “Siamo e rimarremo sempre sulla soglia della nostra Chiesa, non per difenderla, ma per provare a far avvicinare quante più persone al messaggio del Vangelo. Per contribuire a tenere le porte delle chiese sempre più aperte perché vi si possa anche uscire. Rimaniamo sulla soglia perché il nostro intento non è creare un’utopica società cristiana, ma formare cristiani nella società.

Dalla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, alla lotta alle diseguaglianze fino all’impegno per le famiglie, per i poveri, per la pace: su questi che sono i nostri temi, senza essere un partito siamo di parte, non abbiamo timore di prendere posizione. Perché abbiamo fame e sete di giustizia”.

(Foto: Santa Sede)

Francesco: 10 anni posson bastare?

Sono ormai dieci anni da quando Francesco è salito al soglio pontificio. Possiamo tentare di fare un timido e, pertanto, parziale bilancio di questi dieci anni. Attorno a tre nuclei possiamo raccogliere il significato e l’importanza di questo pontificato.

Giovanni Paolo I ha mostrato una Chiesa lieta

Albino Luciani Giovanni Paolo I è beato: lo ha proclamato oggi papa Francesco all’inizio della solenne concelebrazione eucaristica in piazza San Pietro, davanti a migliaia di persone, provenienti specialmente da Venezia, Vittorio Veneto e Belluno-Feltre (diocesi legate al ministero sacerdote ed episcopale del nuovo beato, scegliendo la cui data per la sua memoria liturgica è il 26 agosto, giorno della sua elezione a papa nel 1978.

Papa Francesco ha celebrato la festa della Madonna di Guadalupe

Ieri mattina papa Francesco ha celebrato nella basilica vaticana la santa messa della festa della Madonna di Guadalupe, il cui santuario è tra i più visitati al mondo, e la devozione per la Vergine è diffuso in tutta l’America Latina. Al termine della celebrazione eucaristica il papa ha concesso a tutti i fedeli del mondo la possibilità di ottenere, restando a casa, l’indulgenza in occasione del 125^ anniversario dell’Incoronazione della Vergine di Guadalupe.

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